Mi ha fatto uno strano e brutto effetto: è la prima volta in 51 anni di frequentazione al torneo del Principato che non mi è capitato di vedere nei primi giorni del Masters 1000 al Country Club, e al tavolo del principe Alberto sulla terrazza ristorante più ambita del mondo del tennis, né Lea Pericoli – classe 1935 e scomparsa il 4 ottobre 2024 a 89 anni, la terra ti sia lieve cara Lea – né Nicola Pietrangeli classe 1933, 91 anni, campione inimitabile ma oggetto di una condizione fisica non ottimale che ha forse scoraggiato l’idea di prendere parte alla consueta trasferta nell’amato Principato. Ma non è detta l’ultima parola: Nicola, campione qui tre volte, 1961, 1967 e 1968 – e da sempre furioso con tutti coloro che citano e ricordano soltanto i dati statistici del tennis Open “Come se i tornei immediatamente precedenti li giocassero Cincirinella e tennisti scappati di casa anzichè grandissimi campioni!” – secondo me farà di tutto per convincere qualcuno dei suoi figli a guidarlo ancora qui.
Ma a me, che spero ancora di riuscire a incontrare Nicola nei prossimi giorni (e sennò sarà di certo al Foro Italico), mi ha procurato una certa tristezza non vedere qui sulle terrazze che si affacciano meravigliosamente sulla Costa Azzurra nessuno dei due grandi campioni del tennis italiano che fu. E allora m’è venuto anche spontaneo chiedere a me stesso: ma io quanti anni potrò venire ancora qui, anche se le mie frequentazioni sono state meno…principesche?
Di certo Lea e Nicola, come il sottoscritto, c’erano nel 1978 quando due tennisti italiani giocarono qui i quarti di finale in un derby in cui Corrado Barazzutti – finalista l’anno precedente e battuto dall’implacabile e impietoso Bjorn Borg – ebbe la meglio su Adriano Panatta (6-2,7-5). Quell’insolito derby italico nelle fasi finali di un torneo importante come questo del Principato mi è venuto in mente perché quest’oggi il vincitore del match di terzo turno fra Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti centrerà il traguardo dei quarti di finale. Ci sarà un solo azzurro nei quarti, e non due, ma non è male comunque avere questa certezza. Anche se sarebbe stato preferibile che i due si trovassero lontani nel tabellone.
Come scritto – e detto da più parti, compreso sul canale YouTube di Ubitennis al quale vi chiederei di iscrivervi (già che ci sono… suggerisco di iscrivervi anche al nostro gioco UbiContest sia che speriate di vincere biglietti per Roma, Montecarlo e le Finali ATP, sia che vogliate divertirvi da soli o con amici a esibirvi nei vostri pronostici sui match che quotidianamente vi verranno proposti) – questo derby fra Musetti e Berrettini sarà il primo sulla terra rossa.
Chi è più forte dei due? Questo si chiedono tutti coloro che non sono già schierati e tifosi più o meno sfegatati dell’uno o dell’altro. Premessa: non è detto che chi vincerà oggi sia il più forte. Ogni partita, quando i livelli sono ravvicinati, fa storia a sé. Quindi il risultato di oggi potrà essere smentito da quello della prossima e delle prossime volte.
Fra Matteo e Lorenzo ci sono 5 anni e 8 mesi di divario anagrafico, motivo per cui sarebbe giusto …aspettare quei 5 anni e 8 mesi prima di sostenere che uno è stato più forte dell’altro o quantomeno che ha fatto risultati migliori.
Cioè come è successo per Djokovic, classe 1987 con Federer classe 1981.
A oggi quel divario ha consentito a Berrettini di poter vantare best ranking migliore, n.6 anziché n.15, una finale Slam a Wimbledon contro una semifinale, semifinali Slam a Melbourne e a Flushing Meadows, mentre Musetti può andar fiero della sua medaglia di bronzo olimpica, per citare le imprese più memorabili dei due.
Difficile immaginarsi due tennisti dalle caratteristiche fisiche e tecniche più diverse di Matteo e Lorenzo. Per quelle fisiche basta avere anche un solo occhio per percepirne le differenze, in altezza, in struttura, in potenza. Per quelle tecniche, ben al di là dei rovesci così diversi– e non solo perché uno monomane e l’altro bimane, uno naturalmente elegante, l’altro faticosamente costruito e artigianale…– entrano in ballo, oltre alla diversa esplosività di servizio e dritto del The Hammer Berrettini alla differente agilità e capacità di recupero del cerbiatto Musetti, anche la propensione psicologica all’attacco dell’uno e alla difesa dell’altro, la maggiore aggressività del romano rispetto alla maggiore prudenza del carrarino.
Sono entrambi due giocatori …anomali rispetto alla stragrande maggioranza dei tennisti alla “corri e tira” fra i quali possono rientrare ai massimi livelli Djokovic, Sinner, Medvedev, Rublev, de Minaur, con varie sfumature.
Nelle giornate di grazia sia Berrettini sia – e forse ancor più – Musetti giocano un tennis più spettacolare della media dei giocatori contemporanei, fanno divertire. Berrettini un po’ più prevedibile, perché tutto servizio e dritto, Musetti più estro e fantasia. Berrettini più continuo e meno soggetto a distrazioni, Musetti più estemporaneo ma anche più alti e bassi. Berrettini nei momenti chiave di un match risponde quasi sempre presente. Musetti una volta c’è e un’altra non c’è. Ma, ribadisco, quando ci sono… sono entrambi sempre un bel vedere. Così spero che oggi ci facciano vedere una bella partita. Come certo non lo sono state le due precedenti, né a Napoli dove vinse Musetti, né a Stoccarda dove finì dominando Berrettini. Magari, già che ci sono, spero che sia un bel match a cominciare già dal primo set…visto che entrambi nei primi set fin qui al Country Club non hanno brillato. E non possono sempre contare sulla…benevolenza dell’avversario. “Credo che i miei problemi all’approccio, sia con Bu sia con Lehecka, è che a questo torneo e a queste partite ci tengo troppo, mi carico di troppa tensione e…meno male che con il passare del tempo l’esperienza mi aiuta a tirarmi fuori e a vincere partite che fino a un paio d’anni fa avrei perso”.
Il problema è, a questo proposito, che alla vigilia di un match contro Berrettini – che è sì un amico ma anche un rivale quando si tratta, ad esempio, di scegliere il secondo singolarista di Coppa Davis – Lorenzo potrebbe essere ancora più teso che prima di affrontare un Bu o un Lehecka.
Il mio pronostico allora? Memore del detto Tommasiano che i pronostici li sbaglia solo chi li azzarda, ma non sarebbe giusto non azzardarli per il timore di venire irrisi nel caso di un pronostico sbagliato…per quel che ho visto in questi giorni direi che vedo leggermente favorito Berrettini, soprattutto se i vari set dovessero arrivare nelle vicinanze del tiebreak. La qualità dei servizi è ben differente e il divario si accentua quando si batte per i punti importanti. Berrettini diventa un mostro di concentrazione, Musetti è più propenso a innervosirsi per una “prima” che non entra, per un minibreak subito a seguito di un errore che lui considera gratuito come sfortunato.
Un altro pronostico davvero difficile concerne Novak Djokovic e il suo prossimo futuro. Che si stia avviando sul viale del tramonto mi pare innegabile. Che non possa più avere ancora lampi del campione che fu però non lo credo. L’importante è che sia lui ad essere convinto di poterli ancora produrre. Un po’ come alle ultime Olimpiadi, quando è stato protagonista di quella splendida finale contro Alcaraz.
Quando l’altro giorno mi disse: “Non ho grandi aspettative per questo torneo” io ho subito pensato che allora avrebbe perso presto. Un campione come lui deve avere sempre e comunque grandi aspettative, altrimenti non può vincere. Il tennis non è “dubito quindi sono”. Se non hai fiducia, se dubiti di te stesso, sei fatto. Non hai chance. Djokovic ha sempre vissuto credendo di potercela fare, contro tutto e contro tutti, irrompendo fragorosamente da terzo incomodo nel duopolio costituito da Federer e Nadal e poi fino a poco tempo fa resistendo orgogliosamente all’incalzare della nouvelle vague costituita da Alcaraz e Sinner fino a che i due hanno cominciato a instillargli i primi dubbi sulla propria consistenza. L’età non perdona, ma la testa perdona ancora meno. Io non credo che Djokovic sia finito. Ma se Nole non dovesse credere più in se stesso e ripetesse ancora, agli altri e a sé: “Non ho grandi aspettative”…beh, allora invece sarebbe proprio finito. E farebbe meglio a ritirarsi.
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Autor: Ubaldo Scanagatta