Jannik Sinner e il caso Clostebol: cinque cose da sapere sul ricorso della WADA

0
2

Dal 20 agosto scorso sono ormai passati più di un mese e un titolo Slam, ma la pace non è ancora arrivata per Jannik Sinner dopo la rivelazione della positività al Clostebol risalente a marzo e la separazione da Giacomo Naldi e Umberto Ferrara. È infatti notizia fresca, proprio di questa mattina, che la Wada giovedì 26 settembre ha chiesto il ricorso in appello ritenendo che “la conclusione di “assenza di colpa o negligenza” non fosse corretta in base alle norme applicabili“. Dunque ci sarà una seconda sentenza, stavolta da parte del CAS, dopo la prima di agosto (la cui decisione non verrà cambiata) che aveva determinato la sottrazione al n.1 al mondo “solo” dei punti e del prize money di Indian Wells.

Vediamo però più nel dettaglio, così da fare chiarezza, la situazione generale approfondendo cinque aspetti essenziali.

Cos’è la Wada?

La Wada, letteralmente World Anti-Doping Agency, è appunto l’Agenzia mondiale Antidoping. Formata da un ibrido tra pubblici e privati, nasce a Losanna nel 1999 con il chiaro obiettivo di gestire e perseguire, così da stroncarli sul nascere, i casi di doping nello sport. La sua sede centrale si trova a Montreal, e l’attuale presidente è il polacco Witold Banka, eletto nel 2020. Di fatto la Wada ha la possibilità ultima, come appunto nella situazione che tocca Sinner, di procedere con ulteriori ricorsi se ritenuto necessario andando anche a richiedere una seconda sentenza in situazioni dove c’era già stato un esito. In questo caso dunque, dopo che l’ITIA aveva giudicato Sinner innocente poiché privo di colpe, l’ultima parola spetterà al TAS.

Cosa fa il Tas?

Il Tas, Tribunale arbitrale internazionale dello sport con sede a Losanna, è la massima autorità in termini di giustizia sportiva al mondo. Ovviamente un ricorso del peso di quello della Wada non poteva che essere giudicato dal principale tribunale in materia, trattandosi tra l’altro di un caso molto scottante. È importante ricordare come tra l’altro l’Agenzia Mondiale Anti-Doping non stia vivendo uno dei propri migliori periodi dopo gli scandali di Tokyo 2021, con i 23 nuotatori cinesi ritrovati positivi eppure abilitati a gareggiare. Quindi ridarsi credibilità è di certo parte degli obiettivi, ovviamente in secondo piano rispetto alle regole e alla salvaguardia dello sport, della Wada. Anche perché nel caso di un personaggio visibile come il n.1 ATP entrano discorsi di immagine e politica che aumentano la sensibilità della questione.

Cosa succederà ora a Sinner?

Nell’immediato, per quanto non dormirà di certo sogni tranquilli, l’azzurro non subirà conseguenze. Nel ricorso infatti non vengono presentati né richieste di sospensione né revoca dei risultati già ottenuti. Jannik dovrà aspettare l’esito dal Tas, i cui tempi non saranno brevissimi: trattandosi infatti di una seconda sentenza la valutazione potrebbe arrivare in circa sei mesi, dunque c’è un sensibile rischio che si giunga a febbraio 2025, dopo l’Australian Open. Un tempo lungo, in cui per quanto Jannik potrà giocare, lo farà con il peso del rischio di una squalifica pesante, che potrebbe condizionarne pesantemente la carriera. Sarà tra l’altro la prima volta in cui un rappresentante del tennis andrà a processo presso il tribunale internazionale indipendente dopo il ricorso della Wada.

Quanto rischia Sinner?

In termini propriamente temporali la richiesta di squalifica da parte della Wada, se le prove portassero ciò, è tra uno e due anni per il n.1 al mondo. Un tempo che può diventare infinito, specie per un giocatore sulla cresta dell’onda e che nel pratico non ha realmente fatto nulla, venendo contaminato dalla sostanza. Su questo si baserà la difesa, e sarà il perno sul quale girerà l’esito della sentenza. Se infatti verrà confermato anche presso il Tas che Sinner non abbia potuto fare nulla per prevenire la contaminazione da Clostebol, e che ne fosse completamente all’oscuro, non succederà nulla. Se però, malauguratamente, si finirà per stabilire che in realtà Jannik non ha preso le dovute precauzioni o che avrebbe potuto evitarlo ma non lo ha fatto, allora c’è il sensibile rischio della massima punizione con la squalifica di uno/due anni. Senza però perdere i risultati e i punti conquistati, se non quelli appunto di Indian Wells come risultato nella prima sentenza.

C’è un lato positivo?

Difficile essere sereni in una situazione del genere, ma nella confusione generale c’è una piccola nota lieta. Il Tas è l’ultimo appello disponibile, dopo non c’è più nulla. Tradotto: se, come speriamo, le accuse dovessero venire sollevate e non la non colpevolezza e l’impossibilità a prevenire di Sinner venissero confermate, lo saranno definitivamente. La vicenda sarà a quel punto chiusa per sempre, in un certo senso siamo certi che, in un modo o nell’altro, tra qualche mese avremo una risposta senza possibilità di controbattere. Nel contempo Jannik non potrà fare molto oltre a dare il suo massimo in campo, con un peso purtroppo gravoso. La partita ora si giocherà in tribunale, e sarà compito dei legali del n.1 al mondo dimostrare come un ragazzo così attento, così puntuale, lo sia sempre. Anche nella prima metà di marzo 2024 quando, tocca dirlo, si è solo trovato in una situazione sbagliata al momento sbagliato. Dovrà ora dare il suo massimo, e qualcosa di più, per rimanere concentrato sul tennis e andare il più lontano possibile da qui a fine stagione. O, meglio, alla sentenza.

Fonte: ubitennis.com - Leia o artigo original aqui