Il titolo non è provocatorio, riprende delle dichiarazioni rilasciate da Alexander Zverev nei confronti del connazionale Yannick Hanfmann, primo avversario di Lorenzo Musetti al Roland Garros. Si parla del 2018, quando dopo averlo battuto in rimonta al termine di un gran match a Monaco di Baviera Sascha dichiarò che un giocatore come l’attuale n.137 al mondo (è stato al massimo n.45) aveva giocato contro di lui da top 20. Un’investitura niente male per un ragazzo che ha iniziato a giocare regolarmente da professionista solo nel 2015, con il primo match ufficiale in un torneo ATP a Monaco 2017, vinto al terzo contro Gerald Melzer. A 25 anni suonati.
Una carriera ben diversa da quella da predestinato di Lorenzo Musetti, che affronterà domenica 25 maggio 2025 nella sua seconda gita sullo Chatrier dopo i 6 game racimolati contro Rafa Nadal al primo turno del 2019. Nonostante questi tempi stranamente dilatati, dovuti alla carriera universitaria, in cui ha tra l’altro ottenuto ottimi risultati da cosiddetto, la storia più particolare su Hanfmann riguarda un suo problema di salute. Che, pur senza compromettergli mai una carriera ad alti livelli, gli ha portato qualche noia qua e là.
“A volte chiedo di parlare più forte”
Sin da bambino, per questioni ereditarie, Hanfmann è affetto da ipoacusia, un problema generato dall’eccessivo sviluppo di un osso ad entrambe le orecchie. Problema che aveva anche il padre, e che per anni ha costretto il tedesco ad indossare degli apparecchi acustici per sentire meglio. E, ciononostante, alle volte ha avuto qualche problema nel capire la situazione di punteggio, chiedendo agli arbitri di parlare più forte. Sembra una situazione paradossale, ma è la realtà.
Con il passare degli anni chiaramente l’emergenza è rientrata e Yannick ormai non ha più bisogno di indossare degli apparecchi per sentire, per quanto sicuramente ciò che lo circonda possa risultare non sempre chiarissimo. E in alcune situazioni, chissà, potrebbe anche essere stato un vantaggio, giocare senza essere contornati in maniera eccessiva dal chiasso del pubblico. Non che ultimamente sia stato abituato a chissà che grandi palcoscenici, visto che a stento resiste in top 150 e sono passati due anni dal 2023, sua miglior stagione. Come ranking e non solo.
Un tennis da non sottovalutare
Proprio sulla terra rossa, due anni fa, Hanfmann diede una prima importante svolta alla sua carriera. Sotto la guida dell’argentino Juan Pablo Brzezicki (El Polaco) aveva infatti raggiunto la 45esima posizione del ranking ATP e addirittura un quarto di finale 1000, a Roma, perso solo contro il futuro campione Medvedev. Venendo dalle qualificazioni e con due vittorie top 10 contro Fritz e Rublev. Tutto questo dopo un buon terzo turno a Madrid, sempre raggiunto dopo aver superato le qualificazioni, e con lo scalpo proprio di Musetti nel percorso (primo top 20 battuto in un 1000).
Sì, il tedesco ha vinto uno dei due precedenti con il carrarino (l’altro risale al Sardegna Open 2020) e in una situazione simile a quella di Parigi. Terra rossa, contro un giocatore di grande classifica, quindi da sfavorito, e provenendo dalle qualificazioni. Una condizione che Hanfmann in passato ha detto di non vedere però così di cattivo occhio: “Giocare così spesso le qualificazioni può essere negativo perché arrivi un po’ stanco, ma in altre occasioni magari vinci un paio di match facili e così sei più abituato del tuo avversario alle condizioni di gioco”.
Hanfmann, e ora?
Lui arriva al main draw con due partite su tre vinte al terzo set, nessuna delle quali però superiore alle 2 ore e 30. Non giunge dunque stanchissimo e ha già saggiato le condizioni parigine, diverse dalla terra romana a cui è (giustamente) abituato Musetti dopo la semifinale. Serve molto bene, e sulla diagonale di rovescio potrebbe mettere in difficoltà il n.8 del seeding, che ha sempre bisogno di tempo e spazio per eseguirlo al meglio, per quanto sia decisamente superiore dal lato del dritto, dove il tedesco è più traballante.
Ma rimane un avversario pericoloso, che lo scorso anno strappò anche un set a Sinner a Wimbledon, molto regolare e che sa concentrarsi sulla partita. E con una classifica attuale decisamente inferiore alle sue reali qualità. Vuol dire tutto e non vuol dire niente, Lorenzo rimane di gran lunga svariati passi avanti. Ma potrebbe essere un esordio da vedere, contro un ragazzone che parla forte per farsi sentire, non per scavalcare gli altri. E che, opinione popolare, è un gran bravo ragazzo.
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Autor: Pellegrino Dell’Anno