WTA Indian Wells, Andreeva sulla finale con Sabalenka: “Non ho niente da perdere, cercherò di vendicare Melbourne”

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Il genio del talento non spiega, esegue. La genialità del talento non pensa, agisce d’istinto. Mirra Andreeva, descrivendo il tennis, ci conferma di appartenere con tutti i crismi del caso a tale categoria di giocatrice. Colei a cui tante cose sul campo da tennis vengono in modo naturale, non programmato. Questo è solo un assaggio degli spunti interessanti emersi dalla conferenza della giovane siberiana, tenutasi subito dopo il successo in tre set su Iga Swiatek.

Ora è tutto pronto per la finalissima di domenica del BNP Paribas Open di Indian Wells contro la numero 1 del mondo Aryna Sabalenka: si sono già affrontate cinque volte, le ultime due nel 2025 in Australia. Dapprima nella semifinale del WTA 500 di Brisbane (netta supremazia bielorussa che ha concesso appena 5 games totali), dopodiché in ottavi a Melbourne Park con vittoria della nativa di Minsk ancor più roboante (6-1 6-2). Si erano anche scontrate ai quarti del Roland Garros 2024, in rimonta l’unica affermazione di Mirra con un doppio 6-4 dopo aver perso il primo set al tie-break. Le primissime due sfide, invece, entrambe disputate alla Caja Magica di Madrid: nel 2023 6-3 6-1 agli ottavi di finale, l’anno successivo ai quarti 6-1 6-4. Perciò solo incroci in appuntamenti prestigiosi: ‘5000, ‘1000 e Slam.

D. Qual è stata la sfida più dura, battere Iga [Swiatek, ndr] batterla a Dubai o qui a Indian Wells?
Mirra Andreeva: “Entrambe sono state sfide molto difficili. Posso sceglierle entrambe, vero? (sorride). Ovviamente è sempre bello battere una top player ma devi accettare che durante questo tipe di partite tu possa avere dei problemi. E’ bellissimo vincere questi match. Mi sento benissimo in questo momento“.

D. La prima domanda che voglio porti, è sulla gestione che hai avuto del finale di primo set quando dopo aver avuto la possibilità di servire per chiuderlo lei ha vinto due games consecutivi e ti sei ritrovata sotto 6-5. Sei riuscita però ad arrivare al tie-break e lì hai avuto una reazione incredibile, hai avuto una grandissima risposta da te stessa. Un altro momento importante lo hai vissuto poi nel terzo set, quando dopo un game al servizio in cui hai rischiato parecchio anche in quel caso hai reagito alla grandissima e ti sei presa il vantaggio. Cosa è successo in quei precisi frangenti che ti ha permesso di ribaltare due situazioni negative?

Mirra Andreeva: “Sono stati due momenti cruciali. Quando non sono riuscita a chiudere il primo set, pur avendo il servizio a disposizione, lei è arrivata a condurre 6-5 ma io l’ho agganciata senza problemi anche perché in quel momento mi sentivo così sicura di me stessa, avevo l’atteggiamento e la mentalità di colei che sta per andare a giocarsi l’ultimo tie-break della sua vita. L’ho approcciato come se mi stessi avviando verso una situazione del genere. Non a caso, sono riuscita a partire fortissimo portandomi subito davanti con un bel vantaggio. Il mio servizio è stato fantastico nel tie-break. Ma ribadisco, appena terminato il dodicesimo game era a mio agio nel giocare il tie-break, molta convinta dei mei mezzi e sicura di portarlo a casa. Ho giocato in modalità rullo. Poi, però, il secondo set è stato, diciamo così un po’ strano (sorride). Ho veramente tentato di fare qualcosa per cambiare quello che stava accadendo, ma avvertivo che io stessi esagerato, che stessi andando sovra ritmo, mentre lei al contrario stava giocando abbastanza profondo e con un buon margine sopra la rete. È stato davvero difficile fare qualcosa con lei che aveva quel rendimento, con Iga che mostrava quel livello. Perciò ho cercato unicamente di resistere e fare qualcosa al meglio che potessi, sapendo che al terzo avrei riavuto chances. Così, dopo il secondo set sono andata bagno e ho cominciato a pensare cosa potessi cambiare per riportare la partita dalla mia parte? In realtà però non ho modificato modo di giocare. Ho proseguito nello stesso modo, cercando tuttavia di fare più male con i miei colpi, di giocare più aggressiva, e alla fine questo nuovo atteggiamento ha pagato. Sono riuscita ad ottenere la vittoria, per cui sono felicissima. Credo anche che in questo momento, stia affrontando nel migliore dei modi la gestione dei miei nervi e in generale della pressione. Per cui, mi sento molto orgogliosa di me stessa“.

D. Dopo il secondo set, e la pausa negli spogliatoi, sei ritornata in campo con una maglietta termica, a maniche lunghe di conseguenza più calda. Il freddo ti ha dato fastidio ad inizio partita o non era stato fin lì un problema?

Mirra Andreeva: “E’ stata dura adattarsi alle condizioni ambientali perché sono cambiate rapidamente durante il match. Nel primo set c’era tanto sole, il cielo era limpido. Ok, c’era vento ma il clima era comunque soleggiato. Dopodiché, nel secondo set ho iniziato chiaramente a sentire freddo. Perciò, concluso il secondo set, ho scelto di indossare una maglietta a maniche lunghe, anche perché sentivo che mi sarei sentita più comoda nel giocare in quel modo, con quel abbigliamento, fino alla fine dell’incontro. È sempre meglio stare al caldo, in ogni caso, quando si gioca. Così ho deciso di cambiarmi e mettermi qualcosa che potesse tenermi al caldo mentre giocassi. E infatti mi sono sentita molto meglio in campo. Forse avrei già dovuto farlo prima, ma va bene“.

D. Ovviamente sei ancora molto giovane, appena all’inizi della tua carriera. Ma come ben saprai, il nostro sport ha un’incredibile storia costellata di campionesse adolescenti, in tenera età per essere professioniste di così alto livello. Penso a Iga [Swiatek, ndr], Serena [Williams, ndr], Maria Sharapova che hanno tutte trionfato in grandi palcoscenici da giovanissime. Prima di allora, inoltre c’è stata un’epoca nel tennis in cui giocatrici come Steffi Graf, Martina Hingis, Monica Seles e Jennifer Capriati erano davvero dominante pur essendo delle teenagers. Sei a conoscenza di quell’epoca? Sai qualcosa a proposito? Puoi parlarci di quelle tenniste che da giovanissime hanno scritto la storia del nostro gioco? E cosa ne pensi a livello più generale del fatto che si possa arrivare a tali livelli prestativi pur essendo molto giovani?

Mirra Andreeva: “Certo che conosco Monica Seles e Martina Hingis, so chi sono. Hanno vinto moltissimi tornei e tantissimi titoli quando erano ancora delle adolescenti. Pur essendo così giovani, giocavano alla grandissima grande e io provo ad essere allo stesso livello, anche se naturalmente il tennis è cambiato molto. Ora come ora, non riesco ad immaginarmi a 17 anni in grado di vincere 8 Slam. È semplicemente impossibile. Ho visto poi cosa è successo e cosa hanno fatto Maria e Serena. Li ho viste giocare in svariate occasioni, anche loro hanno vinto tantissimo da giovanissime. Io, dal canto mio, cerco però di non pensare a questo, di non soffermarmi su eventuali confronti perché se cominciassi a pensare troppo, se iniziassi a concentrarmi sul confronto con queste straordinarie campionesse, sono sicura che ciò non mi porterebbe a nulla di buono. So cosa hanno fatto loro ed è stato straordinario. Ma il mio obiettivo è quello di concentrarmi esclusivamente sul cosa fare della mia carriera“.

D. Ora affronterai Sabalenka in finale. L’hai già affrontata due volte quest’anno. Cosa ti aspetti da questa partita, avendo già affrontato Aryna in questa stagione?

Mirra Andreeva: “Le partite che abbiamo giocato quest’anno non sono andate per il verso giusto. Mi ha dominato, soprattutto a Melbourne. Sicuramente cercherò di prendermi la rivincita, perché ovviamente per ora non ho nulla da perdere. Penso che la partita possa essere molto divertente da guardare. Ci saranno molti vincenti, tanti grandi punti. Adesso sarà compito di Conchita prepararmi bene per questo match, quindi mi auguro che lo faccia (ridendo). Dopodiché, scenderò in campo come sempre, come faccio per ogni altra partita e cercherò di giocare al meglio lottando su ogni punto e poi vedremo chi vincerà“.

D. Aryna è una delle giocatrici che conosci meglio personalmente, essendo entrambe di lingua russa? L’hai conosciuta effettivamente fuori dal campo?

Mirra Andreeva: “Sì, l’ho conosciuta meglio quando abbiamo giocato un’esibizione ed ci siamo ritrovate in squadra insieme. Non posso dire che siamo grandi amiche, ma se la vedo ovviamente possiamo parlare, scambiarci opinioni, chiacchierare. Però il nostro rapporto non può essere, per esempio, paragonato a quello che Aryna ha con Paula. Ci siamo certamente conosciute personalmente, perché prima naturalmente non avevo idea di che tipo di persona fosse. Ora la conosco, ma non passiamo molto tempo insieme, forse col tempo la nostra conoscenza crescerà e di conseguenza lo farà il nostro rapporto“.

D. Due domande sul tuo gioco. Sembra che quando sei in uno scambio, tenti sempre di costruire il punto. Quanto pensi che aspetto porta darti in termini prestazionali? Perché sali, usi prima lo slice di dritto, poi ancora slice di dritto e infine il diritto. Non sembra qualcosa di casuale, ma uno schema assolutamente intenzionale. In secondo luogo, oggi hai messo a segno un servizio addirittura a 202 chilometri all’ora. È normale per te raggiungere certi picchi di velocità con la battuta o pensi che ci sia stato un piccolo errore nella valutazione di okay?

Mirra Andreeva: “Sulla prima domanda, non posso dire che penso molto in campo. E’ tutto piuttosto istintivo. Ma come ovvio che sia decido io in campo, perciò nel momento in cui la palla sta arrivando, sta ritornando dalla metà campo avversaria deciso cosa fare. Non è che ho un piano fisso su ogni singolo punto, tipo giocherò due cross e poi andrà lungolinea. Oppure se lei mi gioca incrociato stretto, allora io vado con il lungolinea. No assolutamente, non è così che funziona. Quando la palla mi arriva, è in quel momento che scelgo cosa farne. Se mi sento a mio agio nel fare un drop-shot, in quel preciso istante eseguo una smorzata. Se invece mi dovessi sentire a mio agio nel giocare lungolinea, giocherò lungolinea. Non penso mai in anticipo a cosa farò dopo aver colpito, ma cerco invece di decidere rapidamente e allo stesso tempo di vedere cosa farò con la palla, che tipo di colpo eseguirò. Sulla seconda domanda, non avevo idea che un mio servizio potesse essere così veloce. L’ho visto sullo schermo, se non sbaglio è stato durate il tie-break, e c’era scritto 126 miglia. Ho subito pensato ‘non ho idea di cosa siano le miglia, però ho intuito che si trattasse di una velocità molto elevata. Hai detto 202 kilometri orari? Wow, se è così si tratta certamente del servizio più veloce che abbia mai colpito finora nella mia carriera. Per cui è bellissimo. Sono migliorato molto su questo fondamentale ed è bello vedere un grande numero accostato al mio servizio. Ne parlerò sicuramente con Conchita, perché in parte è il frutto del suo lavoro“.

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Autor: Cipriano Colonna