WTA Finals, Sabalenka: “Djokovic mi ha insegnato a restare concentrata. Le finali perse? Lezioni difficili ma necessarie”

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WTA Finals, Sabalenka: “Djokovic mi ha insegnato a restare concentrata. Le finali perse? Lezioni difficili ma necessarie”

Aryna Sabalenka arriva all’appuntamento delle WTA Finals di Riad con la serenità di chi ha imparato a domare i propri demoni. Già, perché la numero uno del mondo, reduce da una stagione da otto finali e quattro titoli conquistati, si è raccontata in conferenza stampa, senza fronzoli, parlando a cuore aperto del suo percorso di crescita. Tra lezioni dolorose e nuove consapevolezze. Dalla gestione delle proprie emozioni ai consigli preziosi di Novak Djokovic, la bielorussa ha mostrato una vision chiara e una fame di vittorie pressoché intatta. Di seguito, un estratto delle sue dichiarazioni.

WTA Finals, Sabalenka: “Il n° 1 dimostra quanto sono costante”

D: Aryna, bentornata a Riad. Com’è andata la preparazione?Quanto sei emozionata di giocare di nuovo davanti a questi tifosi?
Aryna Sabalenka: “Sono super felice di essere tornata. La mia preparazione è stata fantastica. Mi sono divertita un po’ a Dubai. Mi sono anche allenata tanto lì. Non vedo proprio l’ora di cominciare a giocare qui”.

D: In che modo l’essere la numero 1 si inseriva nei tuoi obiettivi all’inizio della stagione? Cosa significa per te riuscirci per il secondo anno di fila?
Aryna Sabalenka: “Significa tantissimo. Dimostra solo quanto sono costante come giocatrice, il che è pazzesco a pensarci. Se torniamo indietro di cinque anni, se qualcuno mi avesse detto che sarei stata così costante, sarei rimasta scioccata. Mi dimostra semplicemente che il duro lavoro paga. Spero davvero di continuare a fare quello che sto facendo”.

D: È stato difficile perdere le prime due finali Slam. Cosa ti ha aiutato a continuare?
Aryna Sabalenka: “È stata dura. Davvero dura. Sono state delle lezioni difficili. Ma alla fine credo siano state lezioni necessarie. Dovevo imparare a controllarmi ancora meglio. Anche se ero già molto migliorata in quell’aspetto del mio gioco. Credo che in quelle grandi finali la cosa che mancava fosse proprio il controllo delle emozioni. Penso che soprattutto dopo il Roland Garros, con i media e tutto ciò che è successo dopo la partita, ho dovuto fermarmi e guardare tutto da fuori, sì, e prendere un miglior controllo delle mie emozioni.

Dopo aver vinto lo US Open, in realtà ero grata per quelle lezioni. Ma sì, per rispondere alla tua domanda, è stato difficile. Molto difficile. Ma ho passato così tanti anni in questo sport che non avrebbe senso mollare dopo un paio di sconfitte in finale — che non sono il primo turno. Significa che ci sono, che devo solo imparare qualcosa, migliorarlo e riprovarci”.

WTA Finals, Sabalenka: ” Djokovic mi ha insegnato a guardare tutto dall’esterno”

D: Hai disputato un paio di semifinali, una finale. Cosa hai imparato dalle edizioni precedenti, soprattutto su come gestire il torneo, il round-robin, il fatto che arrivi a fine stagione, che ti può aiutare a superare quell’ultimo passo?
Aryna Sabalenka: “Penso che mi concentrassi troppo. Vincevo un paio di partite, poi mi era difficile giocare al massimo la terza. Di solito mi qualificavo per la semifinale, e quella era la parte complicata. Credo che l’obiettivo ora sia dimenticare completamente il round-robin e giocare come se fosse un torneo normale. Come se ogni partita contasse e tu dovessi scendere in campo e lottare, senza sprecare energie a pensare, contare, fare calcoli. Spero davvero che non sprecare energie all’inizio del torneo mi porti benefici alla fine”.

D: Hai conosciuto bene Novak Djokovic. Siete anche usciti a cena in doppia coppia. Dalle conversazioni che hai avuto con lui, qual è la cosa più utile che hai imparato?
Aryna Sabalenka: “Come restare concentrata e come guardare tutto dall’esterno, dentro e fuori dal campo. Come riuscire a sedersi e osservare tutto. È come se non fossi tu a guardare, ma qualcun altro che osserva la tua situazione. Credo che questa sia la lezione più grande che puoi imparare da Novak”.

D: Quest’anno hai fatto otto finali, quasi il doppio di qualsiasi altra giocatrice. Hai vinto quattro tornei, più di chiunque. Quando guardi indietro alla stagione, pensi più alle vittorie che l’hanno definita o ai momenti che ti sono sfuggiti come occasione per migliorare?
Aryna Sabalenka: “Non guardo indietro (ride). Credo che non ci siano vittorie senza sconfitte difficili. È un equilibrio. Tutto dipende da come reagisci dopo le sconfitte, quali lezioni impari, quanto sei aperta a migliorarti e a imparare cose nuove. Quando guardo indietro a questa stagione, sono super orgogliosa perché ho avuto momenti difficili all’inizio, ma non ho mai smesso di lavorare sodo, non ho mai smesso di dare il massimo. Mi chiedevo sempre: “Okay, cos’altro devo migliorare per diventare migliore?”.

“Con il mio team abbiamo parlato molto di queste lezioni, di cosa dovevamo migliorare. Tutto questo poi paga. Guardo indietro e penso: ‘sì, sono super orgogliosa’. È stata una stagione fantastica finora. Anche pensando a quelle finali, sono comunque felice — sono state lotte, grandi partite, grandi battaglie. Sì, magari ho perso qualche occasione, ma semplicemente era destino. Dovevo imparare qualcosa per tornare più forte e vincere altri tornei”.

“Qualunque cosa succeda, bisogna restare in controllo”

D: Hai vinto lo US Open e sei stata finalista in due Slam, Roland Garros e Australian Open. Cosa hai imparato da quelle finali che non hai vinto? So che non guardi le partite, ma il tuo team sì. Quali miglioramenti porterai alle Finals?
Aryna Sabalenka: “Beh, osservando da fuori, c’erano ovviamente degli errori tattici, sì. La maggior parte erano tattici. Se mi conosci bene, era chiaro anche che avevo un pessimo controllo delle emozioni. È da lì che arrivano tutti gli errori non forzati. Penso che la lezione principale sia che, a prescindere da tutto, non importa come mi senta o quanto sia frustrata, devo cercare di restare calma, pensare lucidamente, e concentrarmi sul piano di gioco. Qualunque cosa succeda, restare in controllo.

“Ovviamente, se guardiamo le mie prime due finali… sì, urlare, lanciare la racchetta non mi ha aiutata a vincere. A volte, certo, devi lasciar andare un po’ di emozioni, ma quando perdi completamente il controllo, non ti aiuta. Questa è stata la mia lezione principale: qualunque cosa accada, restare in controllo. Avere vissuto quelle finali mi ha sicuramente aiutata a restare in controllo allo US Open. Ogni volta ricordavo quei due match e mi dicevo: “Okay, non c’è nessuna possibilità che perda il controllo stavolta”. Quell’esperienza mi ha davvero aiutata in quella finale allo US Open”.

D: Hai avuto un bel momento con la piccola Sama l’altro giorno in campo. Quanto è importante per te ispirare le giovani ragazze, qui in Arabia Saudita o nel mondo?
Aryna Sabalenka: “Dico sempre che il mio obiettivo più grande è ispirare la prossima generazione, essere un buon esempio. A volte anche essere un cattivo esempio è un buon esempio di come non fare le cose. Per me è uno degli obiettivi più importanti: aiutare i bambini a ispirarsi, a credere in se stessi, a trovare fiducia. Penso che questo sia l’obiettivo più grande”.

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