Wimbledon, Sinner: “Ero sicuro che Alcaraz sarebbe diventato un top. Di me non lo ero”

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Wimbledon e il tempo che scorre. Centoquarantotto anni dopo, il torneo londinese è sempre perfetto, curato e splendente più che mai. I fiori, i campi in erba attenzionati centimetro per centimetro, ciuffo dopo ciuffo, e quell’atmosfera di religiosità che pervade l’All England Club si respira non appena si varcano i cancelli. Tutto è dove deve essere. E il tempo si ferma. È il tennis a scandire i giri dell’orologio con i suoi suoni, puri e bianchi come i vestiti di chi gioca. E, chiaramente, anche Rolex dà il suo contributo, essendo uno dei diciassette official sponsor del terzo Slam dell’anno.

Slam dove Jannik Sinner arriva ancora una volta in pole position, essendo il primo favorito del tabellone per il secondo anno di fila, lui che solamente nel 2021 prendeva parte al main draw per la prima volta in carriera. “Come dico sempre, quello che sto vivendo e che ho raggiunto fino ad ora è qualcosa che non sognavo neanche che potesse diventare realtà, rivela il numero uno al mondo in una chiacchierata sul Centre Court con un’intervistatrice di Rolex. E ora forse sono qui grazie alla mia mentalità: essere felici nonostante a volte si perdano alcuni incontri. Bisogna però sempre ricordarsi da dove si arriva e io provengo da un piccolo paesino di nemmeno duemila anime. Arrivo da un resort di scii e ora sono un tennista. È incredibile. Non avrei mai pensato di arrivare qui da prima testa di serie”.

Andando indietro nel tempo, il 23enne di Sesto Pusteria rimembra le grandi gesta dei campioni del passato recente che lui ha visto da piccolo in tv. “Il mio primo ricordo di Wimbledon risale a quando non lo giocavo ancora. Guardavo in tv i migliori match di Roger, Rafa, Novak e anche Andy, che qui ha una storia incredibile, dato che all’inizio ci è andato vicino ma ha fatto fatica a vincerlo e poi ce l’ha fatta. Questa è la prima cosa che mi viene in mente. Quando ero piccolo non avrei mai potuto immaginare che avrei giocato qui e ora, che siamo seduti su una sedia, sul Centre Court, a guardare uno schermo, è fantastico. Sto vivendo il mio sogno. È una sensazione davvero bella”.

Giocare sul Centre Court è forse il desiderio più grande di chi ama questo sport. E Sinner ricorda molto bene la prima volta in cui ha disputato un match nel ‘Tempio del tennis’. Era il 2022, ottavi di finale, e, neanche a farlo apposta, dal lato opposto della rete c’era sempre lui, Carlos Alcaraz. “Quello era il giorno in cui si celebravano i cento anni del Centre Court. C’era un gran pubblico e pure molti ex numeri uno a vedere l’incontro. Quel match contro Carlos è stato davvero duro. Credo di aver avuto match point nel terzo set e non l’ho sfruttato. Poi siamo andati al quarto. Una montagna russa, ma allo stesso tempo una gran partita e grandi sensazioni. Quando scendi dalle scale per la prima volta per entrare in campo è incredibile. L’atmosfera è diversa. Ricordo il primo punto che ho giocato: quando ho servito nessuno parlava. È fantastico.Questo non succede in tutti gli altri campi. Qua non senti niente. Senti solo il suono dei colpi. Poi quella partita l’ho vinta. Una sensazione di sollievo incredibile”.

È sollievo quindi quello che prova maggiormente Sinner quando vince? O c’è dell’altro? Le prime volte riguarda più il sollievo. Poi quando ci riesci la seconda, la terza volta, ti godi il momento, sorridi al tuo box e guardandoti intorno ti dici ‘Guarda dove sono! Sono nel Centre Court’. Il tennis è fatto di alti e bassi, ma devi sempre cercare di trovare la normalità nel caos e anche le soluzioni.

Quelle soluzioni che Alcaraz ha sempre avuto nel suo arsenale e che anche Sinner aveva notato subito dalle prime volte che lo aveva visto giocare, quando entrambi erano ancora teenager. Ci sono alcuni giocatori per cui avverti che hanno qualcosa di speciale. Carlos aveva già queste qualità quando era più giovane e giocavamo nei Challenger. Vedi subito dal suono della pallina, dal modo in cui si muove. Pensavo ‘Tu arriverai di sicuro (a essere top player, ndr), io non so’. E ora ci siamo divisi gli ultimi sei Slam, che è una cosa bella da vedere. È positivo anche per le nuove generazioni, dove ognuno ha il proprio stile di gioco e tu ti devi adattare. Il tennis è imprevedibile, può cambiare da un momento all’altro. Magari qualcuno ha un infortunio. Non te lo auguri, ma può succedere. Sono curioso di vedere cosa accadrà in futuro. Non lo sappiamo per ora, ma ci sono molti buoni giocatori e sarà interessante da vedere. Per ora Carlos ha vinto di più e merita di essere dove è al momento. Allo stesso tempo io continuo per la mia strada”.

Nel 2022 il suo cammino gli aveva poi posto di fronte Novak Djokovic, il più titolato in questo sport. E Jannik ammette di averla sentita la partita quella volta. Ero molto nervoso quel giorno. Contro di lui ho percepito che anche la storia entrava con lui in campo. Aveva già vinto il torneo molte volte. Novak è uno di quei giocatori che, se vuole, non sbaglia mai. A volte ti fa sentire un giocatore nella media e ho percepito questa cosa nelle prime volte che l’ho sfidato. Ero sopra due set a zero, poi mi ha ucciso. È andato fuori dal campo, è tornato e mi ha ucciso. Io ero un giocatore diverso, ma dal mio lato è stato positivo scoprire che le cose possono cambiare molto velocemente”.

Un anno dopo, ecco ancora ‘Nole’, ma questa volta in semifinale, la prima per l’azzurro a livello Slam. Finirà tre set a zero, ma, come dice sempre Jannik, qualcosa da imparare c’è sempre da portarsi a casa. “Stavamo giocando con il tetto chiuso, stava piovendo ed era molto scivoloso. Puoi vedere la differenza di come ha gestito lui la partita, quanto calmo è. È stata un’ottima lezione per me e per la mia carriera. Mi ha mostrato quanto lavoro avessi ancora da fare. È molto difficile spiegare cosa succede. Bisogna viverle quelle emozioni per capirle. Penso sempre che sia con le sconfitte che impari maggiormente, anche se qualche volta è difficile, come ad esempio è appena successo con Parigi. Devi cercare di imparare per capire cosa fare meglio la volta dopo”.

E ci è riuscito eccome Sinner, dato che attualmente contro l’asso serbo si trova avanti 5-4 nei testa a testa. “Dico sempre che, soprattutto quando sei giovane e hai 22 o 23 anni, le cose possono cambiare molto in fretta. Già un solo anno è molto importante a quell’età. Per questo non voglio buttare via un giorno, una sessione di allenamento. Perché i piccoli dettagli fanno la differenza. Per quello preferisco fare di più che di meno, così quando sarò alla fine della carriera potrò dire di aver dato tutto, senza rimpianti, senza aver lasciato un 1% qua e là. Cerco sempre di lavorare più duramente che posso. Poi vedremo dove arriverò”.

Intanto nel 2024 il Centre Court di Wimbledon ha ospitato il primo derby azzurro della sua storia: quello tra Jannik e Matteo Berrettini, terminato con la vittoria in quattro set dell’altoatesino. “Un match difficile: 7-6 7-6 2-6 7-6, con una buona risposta finale. Era tardi la sera e se avessi perso quel set saremmo dovuti scendere in campo il giorno dopo, perché qua c’è la regola che dopo le 23 non si può più giocare. Ricordo di aver guardato l’orologio ed erano circa le 22:45, qualcosa del genere. È stato un match incredibile. Matteo qui è molto difficile da battere. I big server su erba sono molto difficili da sconfiggere. Noi comunque ci conosciamo bene, avendo anche giocato la Coppa Davis assieme. Qualcuno però deve sempre perdere ed è stata sfortuna che ci fossimo incontrati al secondo turno, perché il livello era molto alto e doveva essere come minimo una partita di quarti di finale. A volte però il tabellone è così. È stato però molto speciale. Magari lui vinceva qualche punto in più e finivamo al quinto. Comunque me lo ricordo bene l’incontro, uno dei migliori che ho giocato su erba.

E quindi eccoci al 2025, nel quale il tre volte campione Slam ha già vinto il primo turno contro un altro azzurro, Luca Nardi. Ma l’allenamento non si ferma mai e nei piccoli dettagli da mettere a posto Sinner nuota ogni giorno alla ricerca di ciò che sta il più possibile più vicino alla perfezione. “Stiamo cercando di trovare un buon ritmo, stando concentrati e provando a prepararci per ogni situazione che mi può accadere in campo. Poi vedremo quanto lontano riuscirò ad andare. Mi sento bene, sono in forma e mentalmente sono in una buona posizione, che è la cosa più importante prima di uno Slam. Tra i favoriti ci sono anche Carlos, Novak e molti altri”.

Come detto, solamente quattro anni fa Sinner giocava per la prima volta i Championships. Guardandosi indietro i cambiamenti sono stati tanti. Ma, alla fine, Jannik rimane sempre Jannik. “Sono cambiato molto perché, anche se sono passati pochi anni, possono cambiare molte cose. Con l’arrivo del successo non penso di essere cambiato come persona. Ma in campo forse sì, perché ho più fiducia e consapevolezza su quello che so fare. Non cambia però il modo in cui mi relaziono con le persone, che per me è la cosa più importante. Spero tra un anno di tornare qui e dirmi che sono diverso ancora una volta, sia come persona che come tennista. Ma un anno passa davvero in fretta, quindi meglio goderselo”.

Un approccio professionale al 100% quindi, ma anche un modo di intendere il tennis come una continua crescita che riguarda sia la propria sfera lavorativa, ma anche quella personale. E, se il piccolo Sinner potesse guardare il Sinner di adesso, senz’altro la soddisfazione riempirebbe i suoi occhi. Sì, sarebbe orgoglioso. Anche la mia famiglia lo è. Se mi vedono sorridere sono orgogliosi e felici anche loro. Noi continuiamo ad andare avanti, a lavorare, a sorridere e tutto procederà nella giusta direzione.

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Autor: Andrea Binotto