Wimbledon, Sinner: “Dimitrov ha colpi che possono fare male. Meno giochi persi rispetto a Federer? Non ci penso”

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Tre set dominati, appena sette giochi lasciati sul campo in tutta la partita, e un avversario – Pedro Martinez – che si è ritrovato travolto da un ciclone sin dal primo scambio. Se qualcuno cercava conferme sulla solidità di Jannik Sinner sull’erba, eccole servite. Il numero uno del mondo vola agli ottavi di finale di Wimbledon con un’altra prestazione convincente, approfittando anche dei problemi fisici dello spagnolo (“Si vedeva che faceva fatica con la spalla”) ma soprattutto mostrando ancora una volta quanto la sua convinzione e serenità stiano facendo la differenza in questo torneo.
Con soli 17 giochi concessi nei primi tre turni, Sinnerda testa di serie numero uno ha fatto meglio persino di Roger Federer nel 2004, quando lo svizzero ne lasciò 19 per strada. A Jannik viene fatto notare questo dettaglio, ma la risposta è disarmante nella sua semplicità: “Questo è un dato che vale quel che vale. Non ci guardo molto. So che tutto può cambiare velocemente da un turno all’altro”. E allora meglio pensare ad altro, tipo ai ricordi da ragazzino davanti alla TV: “Guardavo i match di Roger, era tutto un altro tennis, più serve and volley, ma era bellissimo da vedere. Non ho mai avuto la fortuna di affrontarlo ufficialmente”.
Ed è proprio da questo spunto che bisogna partire per comprendere al meglio il percorso, se confrontato a quello dello spagnolo: meglio un cammino liscio, come il suo fin qui, o battaglie dure e sudate come quelle che ha vissuto Alcaraz? La risposta di Jannik è lucida: “Non c’è un meglio o un peggio. Ho speso poco tempo in campo, questo è un vantaggio, ma forse non ho ancora provato tensione vera. Però se posso chiudere in fretta, lo faccio. Ogni giorno può succedere qualcosa: si dorme male, ti fai male, tutto può cambiare in un attimo”. 
In questa sua quotidianità londinese c’è anche spazio per qualche momento di normalità, quella che Jannik ama coltivare fuori dai riflettori. “Qui si sta bene, siamo in una casa, tutto è vicino. Mi piace avere una camera, scatto qualche foto, passo tempo col mio team, a volte giochiamo a carte o con qualche giochino”. Un torneo vissuto dentro e fuori dal campo, con quella serenità che aiuta a ricaricarsi tra un allenamento e l’altro. “A Indian Wells c’è una bella atmosfera, ma qui è diverso. Siamo in uno Slam, si spende più energia mentale, bisogna dormire di più”.

E se qualcuno si chiedeva se la finale persa a Parigi avesse lasciato il segno, la risposta è arrivata chiara, senza tentennamenti: “Abbiamo preparato Wimbledon con grande attenzione. Non so cosa può succedere nel futuro, magari reagisci bene, magari no, ma io ora sto bene. Non penso più a Parigi. Ho altre cose su cui concentrarmi”. Nessun contraccolpo psicologico, nessuna sindrome da match point mancato.

Agli ottavi troverà Grigor Dimitrov, reduce dalla maratona contro Monfils. Un avversario che conosce bene questo tipo di superficie e che, secondo Sinner, “ha colpi che possono far male”. L’approccio resta quello prudente ma convinto: “È un giocatore molto diverso da quelli che ho affrontato finora. Sarà importante servire bene, cercare di rispondere il più possibile. Vediamo come va. Sono contento di essere di nuovo in campo e di capire cosa funziona e cosa va migliorato”.
C’è spazio anche per qualche curiosità leggera, come la cucina. “A casa cucina spesso Simone, io do una mano. Faccio cose semplici, ieri ho preparato un po’ di carne e pasta. Scelgo piatti sicuri, che si possono mangiare”, scherza. Non andrà a Silverstone, nonostante qualche invito ricevuto da amici piloti: “Resto qui ad allenarmi. D’altronde Wimbledon è casa sua, almeno per queste due settimane. Si spera.

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Autor: Carlo Galati