Wimbledon-Sinner, Cobolli e Sonego: sembra un film di Sergio Leone. Il Rosso, il Biondo e il Bruno

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Il record dei tre “magnifici”  azzurri, Sinner, Cobolli e Sonego tutti approdati negli ottavi di finale a Wimbledon era impronosticabile soprattutto quando l’Italtennis ha perso al primo turno il finalista del 2021 Berrettini e il semifinalista del 2024 Musetti, uno testa di serie n.32, l’altro n.7. 

Così come era impronosticabile una classifica ATP al momento soltanto virtuale con 3 italiani compresi fra i primi 20 del mondo, Sinner n.1 – e neppure se perdesse questo lunedì potrebbe venire scavalcato da Alcaraz perché lo spagnolo non può fare più dei 2000 punti che fece qui un anno fa – Musetti n.7 e Cobolli n.20.

Con ancora i 2000 punti spettanti al vincitore, e 1300 al finalista, soltanto Sonego, oggi n.40 virtuale, e Norrie (vittorioso in 5 set su Jarry), potrebbero sorpassare Cobolli che, ovviamente, può ampliare il gap se batte Cilic (per la terza volta su tre).

Il solo (brevissimo) periodo in cui 3 italiani sono stati contemporaneamente compresi fra i primi 20 del mondo è stato nei primi mesi del 2023: da lunedì 9 a domenica 29 gennaio, giorno della finale Australian Open, perché lunedì 30 Berrettini uscì perdendo i punti della semifinale 2022. Poi c’è stato un altro mesetto, dall’8 maggio 2023 fino al 12 giugno 2023 (il giorno dopo la finale del Roland Garros), con sempre Berrettini ad uscirne. Infatti – mi ricorda uno dei nostri statistici di Ubitennis, Pellegrino dell’Anno – l’ultima classifica ufficiale che vede Matteo tra i primi 20 risale proprio al 29 maggio 2023.

Mentre mi auguro che Matteo riesca a rientrarci, anche se i dubbi sono legittimi soprattutto perché è lui che sembra crederci poco, intanto il fatto che i nostri “magnifici” tre protagonisti a Wimbledon abbiano tutti meno di 24 anni, beh è l’ennesimo sintomo della grande salute di cui sembra godere il nostro tennis italiano che a fine Wimbledon, comunque finisca il torneo, dovrebbe avere 6 giocatori fra i primi 43 del mondo e 8 fra i primi 63: gli otto, nell’ordine, sono: Sinner, Musetti, Cobolli, Berrettini, Sonego, Arnaldi, Darderi, Bellucci. La più grossa sorpresa secondo molti? Luca Nardi. Con tutto il talento che si ritrova e che tutti i tecnici gli riconoscono, sia soltanto il nono azzurro e soltanto un virtuale n.93!

Quando si domanda a un giocatore se crede di assomigliare a qualcuno la risposta è quasi sempre…nessuno. E’ comprensibile che ognuno tenga alla propria originalità. Ricordo bene che a Parigi un collega chiese al giovane Wilander – che Gianni Clerici ribattezzò “il nipotino di Bjorn Borg” – se lui si sentisse Bjorn n.2… e lui che aveva appena vinto diciasettenne il primo di 3 Roland Garros, rispose di botto: “No, sono Mats n.1”.

Beh, anche i nostri “magnifici” tre di Wimbledon 2025 non potrebbero essere più diversi, come tennisti, come uomini, come background e non solo perché è uno è ragazzo di montagna, della Val Pusteria, che prima del tennis pensava di diventare uno sciatore (e poi semmai un pilota di F1), mentre gli altri due sono ragazzi di città che volevano fare i calciatori ma sono uno di Torino e voleva giocare all’attacco, all’ala, e torinista con in più l’aspirazione di fare il cantante, e l’altro di Roma, terzino fluidificante e più romanista dell’amico Bove. Uno rosso di capelli, l’altro biondo, l’altro ancora bruno e pure con il pizzetto.

Non è il Buono, il Brutto e il Cattivo, di Sergio Leone, solo perché qui di brutti e cattivi non ce ne sono. Ma al posto di fucili e pistole, le loro racchette sparano proiettili. Che fanno male.

Il rosso, detto Pel di Carota o “Volpe Rossa”, sfonda gli avversari da fondocampo, tipo schiacciasassi, il biondo diceva di non sopportare l’erba e ora ci si trova a menadito quasi che il servizio non fosse un suo punto debole, il bruno invece di punti deboli ne aveva almeno due, risposta e rovescio e ora invece sono quasi diventati punti di forza sebbene nessuno sia paragonabile al suo dritto a uscire.

Il rosso e il biondo sono due dei tre giocatori fra tutti (l’altro è Ben Shelton) fin qui a non aver perso neppure un set. Anche se il rosso non ha accennato neppure – nei 17 game persi, alla pari di Jan Kodes nel 1972 – a cedere un solo servizio, il bruno ha giocato e vinto il match più lungo del torneo, 5h e 4 minuti al supertiebreak. Il rosso, 23 anni, è n.1 e più su non può salire ma andare avanti – battendo il bulgaro monomane Dimitrov per la quarta volta su cinque – gli servirà per tenere a bada Alcaraz, sebbene il murciano – che perde un set qua e là – è un passo avanti: lui è già nei quarti e continua la sua serie di vittorie consecutive dacchè ha vinto Roma. Il biondo, 23 anni anche lui, da 24 che era all’inizio del torneo è virtuale n.20 e se vince con Cilic sale di un altro posticino in attesa di tempi ancora migliori. Il bruno -30 anni – era n.47, è virtuale n.40 e se dovesse battere finalmente Shelton dopo averci perso quest’anno a Melbourne nei quarti (4 set) e a Parigi al primo turno (5 set) salirebbe come minimo a 35 avendo centrato due quarti di finale in due Slam 2025. Adesso tutti coloro che dicevano che non sarebbe mai più risalito al suo best ranking, n.21, non ne sono più così sicuri. Dei “magnifici” tre di Wimbledon Sonny è quello che, decisamente, a rete gioca meglio. Però quella sua arma più letale, il dritto a uscire, potrebbe essere un po’ spuntata contro Shelton che ha il difetto – in realtà un gran bel pregio soprattutto sull’erba – d’esser mancino.

Per 19 anni non siamo riusciti a piazzare un tennista nei quarti. Dal 1979 al 1998 – 19 anni appunto – non ho fatto che scrivere che c’era arrivato Adriano Panatta e non ne potevo più di ritrovarmi a rimpiangere la sua sciagurata sconfitta con il modesto americano Pat DuPre, fino a che Davide Sanguinetti, approfittando di un tabellone “generoso” raggiunse anche lui i quarti, quello stesso anno (1998 appunto) in cui l’Italia andò in finale in Coppa Davis grazie allo stesso Sanguinetti – qui lo scrivo per farmi perdonare l’accenno critico… al tabellone “generoso” – che a Milwaukee sorprese con un triplice tiebreak il favorito Todd Martin. E l’Italia perse la finale di Davis di Milano dalla Svezia, complice anche il drammatico infortunio patito da Andrea Gaudenzi contro Magnus Norman.

Da quel magico 1998, senza potermi illudere quando Matteo Berrettini raggiunse gli ottavi per perdere 6-1,6-2,6-2 con il suo idolo Federer – fu quella volta che io profetizzai (vedi il video con la risposta di Federer) che sì con Roger avrebbe perso ma mai 6-1,6-2,6-2! –  ho dovuto aspettare il 2021 di Matteo che qui sui prati dell’All England Club riuscì ad andare addirittura in finale. A voi sembreranno pochi, ma sono stati 24 anni di delusioni. Poi, dopo Matteo, ecco spuntare l’astro di Sinner e poi anche la stella, appena meno vivida, di Musetti.

Oggi è un insolito (proprio perché insolitissimo non si può scrivere) Italian Day, che comincia sul campo 2 con Cobolli-Cilic alle 11 inglesi (mezzogiorno di fuoco…italiano nel nostro spaghetti western), prosegue con Sonego-Shelton dalle 13,30 inglesi sul campo n.1, si coclude con Sinner-Dimitrov nel centre-court.

E allora è’ giunta l’ora dei miei pronostici, proprio dopo aver esordito in questo articolo dicendo che tre italiani in ottavi non era un risultato pronosticabile. Visto come sono superstiziosi tanti lettori potrei giocare in contropiede e cioè dire che perderanno tutti, toccando ferro – anche se ovviamente nel caso di Sinner-Dimitrov proprio non ci credo – dopo che nel video che ho fatto con Steve Flink su Youtube in inglese lui ha detto di vedere vittoriosi Cilic su Cobolli e Shelton su Sonego. Io a questo punto metterei la firma su anche un solo vincente fra i suoi due sfavoriti. Due tennisti nei quarti, con la prospettiva che almeno Sinner raggiunga le semifinali perché mi sento di credere che dovrebbe battere sia Dimitrov sia Shelton se l’americano dovesse malauguratamente eliminare Sonego, sarebbe un risultato già più che soddisfacente.

Intanto ieri Sinner ha allenato coscienzosamente la risposta di servizio di Cobolli a Aorangi Park, su richiesta esplicita del biondo e del suo coach. Non di suo padre, ma del suo coach. L’altra sera Jannik aveva ritardato la sua conferenza stampa perche voleva assistere alla conclusione del match del suo amico Sonego contro Nakashima. E Sonego ha raccontato che nel vedere Sinner che lo seguiva dall’alto della terrazza prospiciente il campo 14 si è caricato più di sempre. Insomma i tre sono amici, si aiutano, si caricano a vicenda. Dietro ai tanti bei risultati ci sono questi bei messaggi di amicizia. Tutto per uno, uno per tutti. Con Sinner nelle vesti del buon samaritano. Sergio Leone ci sarebbe rimasto male. Qui di brutti e cattivi proprio non ce ne sono.

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Autor: Redazione