Wimbledon, Djokovic scherza sul Margarita con Federer e Nadal: “Non mi piace, ma suonava bene!”

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Un Novak Djokovic dominante. In appena un’ora e mezza ha liquidato Daniel Evans per l’accesso al terzo turno, mostrando un tennis scintillante, completo, preciso. Dopo i dubbi legati al recupero fisico e qualche acciacco nelle ultime settimane, il sette volte campione di Wimbledon lancia un messaggio chiaro al resto del torneo: è tornato a sentirsi imbattibile sul suo campo preferito. E c’è da prenderlo sul serio, visto che ha vinto 41 degli ultimi 43 match sui prati londinesi, con le uniche sconfitte arrivate nelle finali del 2023 e 2024 contro Alcaraz. C’è spazio anche per temi più tecnici, come la qualità delle palline (“’fluffano’ troppo in fretta, rallentano il gioco”), e per mettere fine alle voci legate al gesto del pugno post-vittoria: “Niente politica, è solo la canzone che ballo con i miei figli: Pump it up”.

D. Come ti senti dopo una prestazione così solida?
NOVAK DJOKOVIC: «Molto soddisfatto. Fin dal primo punto mi sono sentito dentro al match, molto concentrato. Non volevo dare a Dan nemmeno una finestra per rientrare. Ho cercato di aggredirlo sempre da fondo campo, ho servito bene, in modo preciso, e ogni colpo ha funzionato. Una di quelle giornate in cui tutto va per il verso giusto. Forse il pubblico avrebbe voluto un match più combattuto, ma i break iniziali nel secondo e terzo set mi hanno permesso di controllare l’inerzia.»

D. Rispetto allo scorso anno, quando tornavi dall’operazione al ginocchio, quanto è diversa la situazione per te oggi?
NOVAK DJOKOVIC: «Tantissimo. L’anno scorso, soprattutto nei primi turni, avevo dubbi continui: il ginocchio avrebbe retto? Potevo scivolare come volevo? Oggi questi pensieri non ci sono. Non ho grossi problemi fisici da gestire, solo piccole cose quotidiane come succede a tutti. Ma il corpo è in ottima forma.»

D. Due sere fa non eri in grande forma: cos’è cambiato nel frattempo? E cosa pensi della prestazione di Evans e del progetto di espansione di Wimbledon?
NOVAK DJOKOVIC: «Eh, sono tre domande! (ride) Due notti fa ho finito tardi e ho avuto problemi di stomaco che mi hanno tolto energie. Oggi, invece, è stata un’altra storia. Mi sono sentito bene dall’inizio alla fine e ho giocato un tennis quasi perfetto. Per quanto riguarda Dan, sapevo che avrebbe continuato a lottare, anche sotto due set e 4-0. Lo sentivo incitare sé stesso, cercare il sostegno del pubblico. Ha dato tutto. Forse nel terzo set si muoveva un po’ meno, magari aveva qualche fastidio. Ma credo di aver fatto tutto al meglio, senza lasciargli margine per entrare in partita. Sull’espansione di Wimbledon, sono dispiaciuto che non si sia ancora risolto. Da quello che so, sarebbe un progetto positivo per la comunità, per Londra e per il nostro sport. Sarebbe un peccato se non andasse in porto, anche se Wimbledon resterà comunque un simbolo sacro del tennis.»

Molti parlano del cambiamento nella qualità delle palline. Tu, che giochi da più di 15 anni, che idea ti sei fatto?
NOVAK DJOKOVIC: «È forse il cambiamento più evidente rispetto a quando ho iniziato. Le palline Slazenger usate qui sono buone, ma si gonfiano più in fretta rispetto al passato. Non credo dipenda dall’erba, Wimbledon ha una preparazione sempre costante. Ma le palline rendono il gioco un po’ più lento. Aiutano chi gioca da fondo campo con tanto spin. Detto questo, l’erba resta la superficie più veloce e chi serve bene ottiene ancora tanti punti diretti. Però è vero che oggi si può giocare meglio da fondo rispetto all’inizio della mia carriera

Evans ha detto che non sa quante altre occasioni come questa avrà. Tu invece hai parlato dei “Margarita con Roger e Rafa”: ci spieghi?
NOVAK DJOKOVIC: «Non mi piacciono nemmeno. Ma suonava bene (sorride). Scherzi a parte, mi piacerebbe che un giorno, io, Roger e Rafa potessimo ritrovarci in un contesto più rilassato e riflettere su quello che abbiamo vissuto e costruito insieme. Sarebbe bello per noi, e anche per chi ci ha seguiti in tutti questi anni. Quanto a Dan, ho letto che prima del torneo è stato molto emotivo. Non è facile continuare a combattere, risalire nel ranking, tornare ai livelli di prima. Magari senti che la mano c’è ancora, ma il corpo non ti risponde più allo stesso modo. È dura.»

D. Con un tennis così, credi davvero di poter vincere il torneo?
NOVAK DJOKOVIC: «Assolutamente sì. Se gioco come oggi, posso avere chance contro chiunque. Il Centre Court di Wimbledon, insieme alla Rod Laver Arena, è il posto dove mi sento più a mio agio. Mi sento bene fisicamente, sono lucido, e il mio tennis sull’erba è al massimo.
Ho incontrato Monfils negli spogliatoi e mi ha detto: “Buona giornata in ufficio. Alla nostra età, servono giornate così”. Aveva ragione. Bisogna saperle sfruttare. Potrebbe essere solo una giornata, certo, ma le mie ambizioni sono alte. Voglio arrivare fino in fondo.»

D. Una curiosità: il gesto con il pugno dopo la vittoria è diventato virale. C’è chi ci ha visto un significato politico. Cosa puoi dire?
NOVAK DJOKOVIC: «L’ho già spiegato ai giornalisti serbi: è un gesto tra me e i miei figli. C’è una canzone che si chiama Pump It Up, ha un bel ritmo, la ascoltiamo spesso. Dopo ogni vittoria, “pompiamo”. Tutto qui. Niente di politico. Solo un modo per festeggiare in famiglia

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Autor: Jenny Rosmini