Dopo la vittoria agile contro il connazionale Kecmanovic al terzo turno di Wimbledon Novak Djokovic è intervenuto in conferenza stampa, affrontando numerosi temi come i miglioramenti del suo prossimo avversario, Alex de Minaur, su erba e il prossimo torneo di doppio misto, col suo nuovo format, che giocherà in coppia con la connazionale Olga Danilovic. Ha avuto anche modo di parlare di Jannik Sinner, che ha recentemente affermato di ispirarsi a lui come stile di gioco
D: Jannik era qui l’altro giorno e ha detto che ha imparato più da te che da qualsiasi altro giocatore, in termini di stile di gioco. Quando lo guardi giocare, vedi una versione di te stesso in lui o degli elementi del tuo tennis?
DJOKOVIC: Sì, la vedo. Penso sia evidente, per lo stile di gioco che entrambi abbiamo, che ci sono parecchie somiglianze. Cerchiamo di colpire la palla in anticipo, essere aggressivi, dominare lo scambio dalla linea di fondo.
Mi ricordo di lui quando era un ragazzino, credo avesse 13 o 14 anni la prima volta che l’ho incontrato e ci ho palleggiato. Già allora era magro e alto, un po’ come me. Lui è più alto di me, ma io sono sempre stato piuttosto magro da giovane.
Colpiva la palla con grande potenza. Si vedeva che aveva un tempismo eccezionale, buona velocità nei colpi. Usa la racchetta Head Speed, la stessa che uso io. Ci sono diverse somiglianze.
Ma è unico a modo suo. Il lavoro fatto con il suo team negli ultimi anni è stato straordinario, in termini di miglioramenti. Servizio, spostamenti, precisione. Tutti parlano della velocità dei suoi colpi, ma è il tempismo ciò che colpisce davvero.
Credo abbia ridotto il numero di errori gratuiti rispetto ai primi anni, e ora è super preciso e mette costantemente pressione all’avversario perché gioca così veloce.
Quindi sì, sono felice se sono riuscito in qualche modo a influenzarlo positivamente, magari come qualcuno a cui si è ispirato. Ha lavorato per diversi anni con Riccardo Piatti, che è stato anche il mio allenatore, con cui ho un ottimo rapporto. È così che ho conosciuto Jannik. Riccardo mi chiedeva consigli o indicazioni per lui, e parlavamo spesso. Ero sempre felice di condividere.
È straordinario vedere il suo percorso, vedere quanto è diventato forte. È ormai una forza dominante nel tennis maschile.
D: Come descriveresti il livello di soddisfazione o orgoglio che provi quando riesci a chiudere un punto con un colpo come quel rovescio in tuffo vincente?
DJOKOVIC: È stato un momento di estasi, onestamente. Ero davvero felice. È arrivato anche in un momento molto importante. Credo fosse sul 4-3, parità, punto lungo. Correvo ovunque, lui pure. Poi quel rovescio in tuffo lungo linea, passante vincente. Non vedo l’ora di rivedere gli highlights (ride, ndr).
Sì, ero carico per quel punto. Ovviamente non mi tuffo spesso in campo. L’erba è praticamente l’unica superficie dove lo puoi fare. Ma non sono abituato, quindi momenti così rari e unici sono quelli che ti restano dentro.
E se vinci un punto del genere in un momento importante, è ancora meglio.
D: A proposito di Olga Danilovic: che cosa pensi dei suoi progressi, considerando che la conosci da tanto tempo? E poi, com’è nata la decisione di giocare il doppio misto con lei a New York?
DJOKOVIC: Conosco Olga da quando era davvero molto giovane. Suo padre è una leggenda del basket nel nostro Paese. Fin da piccola si vedeva che aveva talento e potenziale. Credo abbia vinto il suo primo torneo WTA a 18 anni. Poi ha avuto qualche difficoltà, infortuni, problemi di fiducia.
Si allenava al mio centro. È probabilmente una delle giocatrici che ho aiutato di più nella mia carriera, insieme a Medjedovic. Loro due erano le promesse maggiori, e ho cercato di supportarli in ogni modo possibile.
È bello vederli maturare e fare bene. Olga è ora numero 30 del mondo, il suo best ranking.
Abbiamo giocato il doppio misto insieme alla United Cup l’anno scorso. È stato molto divertente. Quando ho saputo del nuovo formato del doppio misto agli US Open, è stata la prima persona a cui ho pensato. Volevo giocare con una giocatrice serba. E lei, chiaramente, è la migliore in questo momento.
Siamo entrambi entusiasti. Sarà divertente. So è un tema molto divisivo questo nuovo formato. Capisco entrambe le posizioni, sinceramente.
Ma se l’obiettivo era rendere l’evento più divertente e attirare i migliori giocatori di singolare, uomini e donne, allora con questo cambiamento ci sono riusciti.
Detto ciò, capisco anche chi dice che con due giorni di partite e un formato corto non si dovrebbe assegnare un titolo dello Slam. Ma è così. L’US Open o la USTA prendono queste decisioni.
Io sono contento di giocare questo doppio misto. È un evento breve, dura pochi giorni. Ma penso sarà molto divertente.
D: Alex de Minaur ha aspettato un anno per questa sfida. Puoi riflettere un attimo su cosa è successo l’anno scorso, quando dovevate giocare e lui è stato costretto a ritirarsi? E quanto lo rende pericoloso come avversario ora? È affamato di vittoria.
DJOKOVIC: Alex ha migliorato tantissimo il suo gioco negli ultimi anni. Sta giocando il miglior tennis della sua carriera. Sta bussando alle porte delle fasi finali degli Slam. È già arrivato ai quarti diverse volte.
L’anno scorso si è dovuto ritirare per infortunio. Ma quest’anno è di nuovo lì. Non ha ancora perso un set. Sta giocando molto bene.
Di certo non sono entusiasta all’idea di affrontare de Minaur sull’erba, perché è rapidissimo ed è un giocatore completo. Ha guadagnato potenza al servizio, colpisce bene gli angoli. È una sfida tosta, molto tosta, quella che mi aspetta. Ma non vedo l’ora. Sarà un ottimo test per capire a che punto è il mio tennis contro un top player come Alex.
D: Hai accennato ai suoi miglioramenti. Puoi guardare indietro ai vostri precedenti? Quella vittoria dominante agli Australian Open di due anni fa, poi la sconfitta alla United Cup, e infine il match a Monte-Carlo.
DJOKOVIC: Sì, certo. È un giocatore diverso oggi rispetto a due anni fa. Non che allora non fosse già forte, ma nell’ultimo anno ha mostrato grande solidità e continuità. È anche fisicamente più forte. La velocità non è mai stata un problema, lo sappiamo. Ma nel complesso è un grande combattente.
Sta probabilmente giocando il suo miglior tennis sull’erba. La palla rimbalza bassa, lui resta basso, gioca piatto, ama la velocità, ama assorbire il ritmo. È davvero un ottimo giocatore.
Penso sarà una bella partita.
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Autor: Niccolò Moretti