Jannik Sinner è in finale a Wimbledon. Già di per sé la notizia sarebbe formidabile: solo il secondo italiano nella storia a livello maschile, il secondo più giovane a raggiungere le finali dei 4 Slam dopo Jim Courier, l’unico insieme ai Fab Four ad aver raggiunto 4 finali Major consecutive in questo secolo e tantissime altre statistiche impressionanti che descrivono un momento di dominio assoluto del nostro e del rivale Carlos Alcaraz nel tennis di oggi.
Ma a impressionare davvero è un altro tipo di statistiche: quelle relative agli incontri tra Sinner e Djokovic, sempre più impietose nei confronti del campione serbo. In primo luogo, con la vittoria in semifinale maturata col punteggio di 6-3 6-3 6-4, l’altoatesino stacca definitivamente Nole negli scontri diretti: 6-4 per il nativo di Sesto Pusteria. Una statistica che, forse più di tutte, descrive meglio l’evoluzione delle sfide tra due giocatori. Può essere impietosa — come nel caso di Djokovic contro Monfils (20-0 per il 24 volte campione Slam) — ma può anche dimostrare come gli stati di forma cambino nel corso del tempo. E quella tra Sinner e Djokovic parla chiaro: dalla finale delle ATP Finals 2023, Djokovic contro Sinner non vince più. Cinque sconfitte in altrettanti incontri (tutti su grandi palcoscenici). L’ultimo (e unico) a riuscire in un simile filotto di vittorie contro il serbo era stato Nadal tra il 2008 e il 2009.
Ma non sono solo le vittorie consecutive a stupire: degli ultimi 13 set giocati contro Sinner, Nole ne ha vinto solo uno, in Australia l’anno scorso. Da allora ha perso ben 9 (!) set consecutivi, mai successo nella storia del tennis (il precedente detentore del record contro Nole era Roger Federer, con 8 set consecutivi vinti tra Monte Carlo 2006 e Dubai 2007). Certo, il Djokovic che Sinner si ritrova davanti oggi è ben diverso da quello affrontato da Federer 19 anni fa, ma le statistiche descrivono bene il momento di passaggio che stiamo vivendo.
Come dimostrato dalla recente vittoria del centesimo titolo in carriera a Ginevra, Nole è ancora superiore a gran parte del circuito. Ma quando si tratta di alzare il livello contro Sinner fa molta fatica. Ce lo ha dimostrato la sua prossemica durante l’ultimo set in semifinale: espressione tra il dolorante e lo sconsolato, ben diversa dalle dimostrazioni di “Sila” (forza, in serbo; lo aveva fatto scrivere sui berretti di tutto il suo team prima dell’inizio del torneo) che aveva dato nei primi turni.
Se con Alcaraz — come dimostrato dalla vittoria ai quarti in Australia — vuoi per la differenza nello stile di gioco, vuoi per i cali mentali che ancora contraddistinguono lo spagnolo, forse qualcosa da dire ce l’ha ancora, contro Sinner sembra aver davvero esaurito le idee. La dimostrazione è arrivata ieri sera, anche sulla superficie dove Jannik ha giocato di meno, anche con un altoatesino non nella miglior condizione possibile: Jannik ha preso fin da subito il controllo degli scambi da fondo, lasciando pochissimo spazio di manovra all’avversario.
Sicuramente il problema non è solo tecnico ma anche fisico, con il serbo che affronta sempre i due fuoriclasse nelle fasi finali degli Slam (ha comunque raggiunto la semifinale in 3 Major su 3) quando il fisico è più logoro e il tennis meno brillante. Una vera inversione di tendenza per lui, che ci ha abituati nel corso della carriera a prime settimane Slam non esaltanti e seconde settimane impeccabili. Ma il tempo passa per tutti.
Comunque, non sarà l’ultimo Wimbledon di Djokovic. Ne ha parlato in conferenza stampa dopo la sconfitta: “Non ho intenzione di chiudere oggi la mia carriera a Wimbledon. Ho intenzione di tornare almeno un’altra volta, e sicuramente di giocare di nuovo sul Centre Court” ha detto il campione serbo, che poi si è soffermato anche sull’argomento condizione fisica e incontri con Sinner e Alcaraz: “Non credo si tratti di sfortuna” (la domanda era sugli infortuni nelle fasi finali dei tornei importanti, ndr). “È semplicemente l’età, l’usura del corpo. Per quanto io cerchi di prendermene cura, la realtà mi sta colpendo da un anno e mezzo come mai prima d’ora. È difficile da accettare, perché quando sono fresco e in forma, riesco ancora a giocare un gran tennis. E l’ho dimostrato. Ma quest’anno, giocare al meglio dei cinque set è stata una vera sfida a livello fisico. Più va avanti il torneo, più la mia condizione peggiora. Raggiungo sempre le semifinali, ma poi devo affrontare gente come Sinner o Alcaraz. Sono giovani, in forma, brillanti. Io entro in campo con il serbatoio già mezzo vuoto. Così non puoi vincere partite del genere. È la realtà, devo accettarla e abbracciarla in qualche modo e fare del mio meglio“.
Parole lucide da parte di un grande campione, che ha sempre mostrato grande intelligenza e autoconsapevolezza dentro e fuori dal campo, ma che oggi suonano amare e forse un po’ rassegnate.
O que achou dessa notícia? Deixe um comentário abaixo e/ou compartilhe em suas redes sociais. Assim conseguiremos tornar o tênis cada vez mais popular!
Esta notícia foi originalmente publicada em:
Fonte original
Autor: Niccolò Moretti