È andata male venerdì sia a Mattia Bellucci sia a Luciano Darderi. Diversi rimpianti per Mattia, che contro un Cameron Norrie in forma – già autore delle eliminazioni di Bautista Agut e Tiafoe – non è riuscito a mettere in campo il suo miglior tennis, mentre Luciano ha dato tutto di fronte a Jordan Thompson, avversario a suo agio sull’erba sia rispetto all’azzurro sia in termini assoluti.
È stato durante il match tra questi ultimi che si è verificato un episodio piuttosto curioso, proprio sul set point che è valso il primo parziale a Thompson. Strappato il servizio a Darderi nel primo game, Jordan è riuscito a difendere il vantaggio fino al 5-4, recuperando lo 0-40 del sesto game. In battuta per chiudere, l’australiano sale 40-15 e, servendo, gli cade il cappellino. Con prontezza felina, lo afferra al volo con la mano sinistra, gioca un dritto e poi segue a rete lo slice stretto e basso chiudendo al volo sul recupero di Luciano, il quale poi si lamenta con l’arbitro Lahyani chiedendo la ripetizione del punto perché disturbato. Thompson ricorda che gli è successo in passato quando però il cappellino è caduto a terra, “a volte l’arbitro non mi ha dato il punto”, e aggiunge: “Se non ha disturbato me…”, sottintendendo che non può aver disturbato l’avversario. Lahyani spiega che valutazione spetta a lui e conferma il 6-4 Thompson.
A dispetto delle parole di Jordan, non è difficile immaginare che vedere il cappellino volare dalla testa aussie possa avere almeno per un attimo distratto Luciano. Tuttavia, non tutto quello che infastidisce il giocatore è considerato “disturbo” (hindrance) dalle regole, anche perché, altrimenti, non si giocherebbe più: un giocatore dal grunting particolarmente fastidioso, il cellulare di uno spettatore che squilla, una goccia di pioggia nell’occhio mentre servi… Vediamo quindi cosa dicono le Regole di Tennis (traduzione della FITP):
“Se il giocatore è disturbato mentre gioca il punto da un atto intenzionale dell’avversario/i, vince il punto. Tuttavia il punto deve essere rigiocato, se il giocatore è disturbato mentre gioca il punto da un atto non intenzionale dell’avversario/i o da qualcosa al di fuori del controllo del giocatore (esclusi gli arredi permanenti)”.
Ricordando che, per esempio, anche Mohamed Lahyani appollaiato sul seggiolone nella parte di sé stesso è un arredo permanente, qui abbiamo chiaramente a che fare con un atto non intenzionale: ma è disturbo?
La casistica delle Regole ITF è alquanto povera e non copre l’episodio; rifacciamoci allora a quella ben più nutrita dell’ATP. Negli esempi di “distrazioni accidentali” che comportano la ripetizione del punto (ma la perdita dello stesso se succede di nuovo) viene citato il cappellino che cade (hat falling off). Tra i casi specifici di “attrezzatura dell’avversario che cade sul campo”, troviamo: “L’abbigliamento o l’equipaggiamento (racchetta esclusa) indossato o portato da un giocatore, inclusa la pallina in tasca, cade sul campo durante il gioco. Decisione: l’arbitro deve chiamare un let (colpo nullo, in italiano) e far rigiocare il punto”.
Due volte viene specificato “cade sul campo”, dunque non sembrano esserci dubbi sulla corretta interpretazione del regolamento. Thompson aveva ragione, anche se non conosce (tutta) la regola. Quando afferma sicuro “se non ha disturbato me”, ignora un altro caso contemplato dalle regole: “Mentre un giocatore sta per mettere in rete una volée, gli cade il cappellino e chiede la ripetizione del punto. Decisione: un giocatore non può disturbare sé stesso. Un let dovrebbe essere chiamato quando l’avversario potrebbe essere stato disturbato”.
Aver ragione senza… ragione. Un po’ come quel quiz Chi vuole essere milionario, in cui il concorrente doveva indovinare la risposta corretta fra quattro opzioni dopo aver ragionato ad alta voce: non importava quanto fallace fosse la sua logica, alla fine contava la scelta. Chi tra Federer, Djokovic, Murray e Nadal ha vinto più Roland Garros? “Nadal era quello più forte sull’erba, il torneo di gioca su un prato, quindi…”.
A ogni modo, Darderi ha commentato pacato a fine match: “Pensavo che si dovesse ripetere il punto, invece ha continuato e l’arbitro non ha detto nulla È stato un episodio strano, ma non ha cambiato la partita”.
Guardiamo però come Thompson ha giocato quel set point: non sappiamo se avrebbe fatto la stessa scelta senza il cappellino in mano e potendo così colpire il rovescio bimane, ma è stato davvero un punto da manuale del tennis su erba, di fronte al quale non possiamo che dire… chapeau.
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Autor: Michelangelo Sottili