Wimbledon, Cocciaretto: “Quando ho vinto con la Pegula mio padre mi ha mandato un pollice” [ESCLUSIVA]

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Un successo dopo l’altro ed Elisabetta Cocciaretto continua a sorprendere a Wimbledon. Dopo la vittoria contro la numero 3 del mondo Jessica Pegula, arriva un’altro successo contro la statunitense Katie Volynets Sono prestazioni convincenti che testimoniano sia il grande lavoro fatto all’interno del campo sia la maggiore serenità con cui la tennista di Ancona affronta le sfide, nonostante un periodo dove sempre più tennisti e sportivi dichiarano problemi a livello psicologico.

In primo luogo, sono da segnalare i grandi progressi tecnici fatti dalla azzurra grazie al coach Fausto Scolari, che nel match contro Katie Volynets ha detto più volte a Elisabetta di andare incontro alla palla: “Tante volte tendo a fermare troppo i piedi e non colpire andando verso, nel senso che io comunque, giocando da vicina, devo spingere, devo attraversare, devo fare, devo camminare un po più attraverso la palla ed imprimere un po più di pesantezza così nel colpo. Invece tante volte tendo a fermare i piedi, a bloccarmi, la mano passa poco e di conseguenza la palla rallenta, e loro hanno più tempo per fare il loro gioco. Invece, se attraverso un po’ di più camminando, gli rubo il tempo.”

Oltre a questo accorgimento tecnico-tattico, un altro colpo che ha dato una mano a Elisabetta sono state le smorzate vincenti: Quando faccio quei punti lì o quando magari vado a rete, eccetera, mi piace proprio. È una cosa che io da piccola non ho mai fatto, non ho mai imparato. E adesso con Fausto, che comunque sta cercando di trasmettermi questa cosa, di andare anche un po più verso, per fare dei punti un po più belli, anche un po per orgoglio personale, dire cavolo, allora so fare anche quello, mi rendono orgogliosa.”

Solitamente l’azzurra è una delle giocatrici dai soliloqui più frequenti, ma ciò che importa è che queste conversazioni portino a dei risultati e che siano più costruttive che distruttive. L’abitudine Elisabetta la condivide con un altro italiano, ovvero Mattia Bellucci: “Noi ci conosciamo da quando siamo piccolissimi. Penso che quello che conosco da più tempo, e abbiamo scoperto che siamo molto simili sotto tanti punti di vista. Credo che queste conversazioni dipendano da questo. Però credo di essere un po più positiva con me stessa, un po più fiduciosa, un po meno severa.”

Questa serenità mostrata in campo è possibile apprezzarla anche sui social dalla tennista di Ancona, seppure lei stessa non si dichiari un’appassionata di questa realtà: “La maggior parte delle volte le persone pubblicano sui social quello che vogliono, che gli altri vedano, le cose positive, eccetera. Non è la vita reale, ne sono consapevole e non mi piacciono neanche in realtà, però ci siamo, ci conviviamo e quindi li usiamo. Io credo che a prescindere da tutto, ho 24 anni, il mio lavoro era fare la tennista, la mia più grande passione, il mio sogno eccetera. Però siamo anche delle persone, ho delle amicizie, da anni, quindi condivido i momenti con loro, ho delle migliori amiche che conosco veramente da quando siamo piccolissime, vado all’università, mi piace anche vedere altri contesti che non siano solo il campo da tennis, perché poi credo anche che ti arricchiscano come persona e di conseguenza sei un po più sereno da questo punto di vista. Vedo tanti ragazzi che vedono solo il tennis. Questa è una bolla alla fine, cioè è la nostra vita, però è una bolla. E poi dopo, quando finirà, la vita è diversa e ne sono consapevole, quindi diciamo che cerco anche di vedere il resto, perché è importante.”

Il tema caldo dei primi giorni di Wimbledon sono state le dichiarazioni di Zverev, e il trend degli ultimi anni a far spesso appello alla challenge psicologica di vivere il tour. Tutti sono stressati. Vedo altre realtà che dico cavolo, sì, noi possiamo avere uno stress sotto un certo punto di vista che per carità, nel senso, non parlo di pressione perché non mi piace parlare di pressione, perché comunque è la nostra vita, l’abbiamo scelto e se abbiamo fatto dei risultati è giusto che la gente ci segua, la gente dica vediamo che cosa farà il prossimo torneo, però io sono di un’altra visione perché io pure ho perso tante partite all’inizio dell’anno. Ci sta un momento di sconforto, ci sta, chi è che non ce l’ha? Però ogni tanto bisogna accettare, ogni tanto bisogna convivere con con il fatto che non sempre le cose vadano sempre bene, perché mi è sempre stato insegnato dalla mia famiglia e dal mio allenatore che la vita è dura a prescindere, per chi è fuori dal campo da tennis e per chi è dentro il campo da tennis. Quindi bisogna solo, secondo me, ogni tanto apprezzare quello che si ha, ogni tanto apprezzare anche il fatto che non si può avere tutto quello che uno desidera nella vita e viverla.”

La vita di Elisabetta prevede anche altro oltre al tennis, chiusa la carriera e terminata l’università di giurisprudenza: Non studio per un secondo fine, cioè sì, ovviamente ci penso, magari quando finirò la carriera sarà una cosa in più che avrò. Però lo faccio per, appunto, come dicevo prima, ce l’ho sempre avuta questa cosa di vedere anche altri contesti. La scuola non mi è mai pesata, sono sempre stata abbastanza brava a scuola, studiavo facilmente…c’è tempo, per adesso penso a finirla e poi io penso e spero che mi si aprano anche altre possibilità in generale, quindi vedo. L’importante per me è finirla, soprattutto per mio padre. Quando ho vinto con la Pegula, mi ha mandato un pollice…ho preso 30 e lode in un esame e ha fatto festa, vinco con la pegula, un pollice. La volevo quasi pubblicare, poi ho detto no, povero papà.”

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Autor: Francesco Maconi