Naomi Osaka, già vincitrice dello US Open nel 2018 e nel 2020, torna in semifinale allo Slam statunitense a cinque anni dall’ultima volta. Nel mezzo per la giapponese un lungo calvario fisico ma soprattutto mentale, che l’ha tenuta lontana dai campi e fatta scivolare in basso nel ranking WTA. L’ex numero uno del mondo ha battuto in due set la ceca Karolina Muchova, guadagnandosi così la chance di giocarsi un posto in finale contro la padrona di casa Amanda Anisimova. Ecco le parole di Osaka dopo il match dei quarti di finale.
D: “Ci sono stati molti momenti difficili negli ultimi 18 mesi prima di arrivare a questo grande risultato. Sono curioso: cosa hai imparato su te stessa in questo periodo di ritorno?“
OSAKA: “Sì, direi che ho imparato ad amare il tennis molto più di quanto pensassi, e ho imparato che in realtà amo davvero le sfide. È un po’ come un videogioco: lo prendi in mano, e anche se perdi un livello, ricominci e vai avanti finché alla fine non vinci.
Credo che a volte sia un po’ difficile, ma non lo cambierei con nulla al mondo“
D: “Quando ti trovi nel mezzo di tutto questo, ti concedi di guardarti un po’ indietro? Una volta uscita da qui, pensi al grande percorso o devi concentrarti solo sulle prossime partite e sul fatto che, si spera, te ne restano due da giocare?“
OSAKA: “Sì, assolutamente. Ora credo di apprezzare molto di più il percorso. Quando ero più giovane, pensavo sempre solo al “prossimo, prossimo, prossimo”. Ovviamente mi piacerebbe apprezzare tutto adesso, ma domani ho una partita da giocare.
Quindi probabilmente vi dirò quanto apprezzo davvero tutto alla fine del torneo, che per me spero sia sabato. Ma comunque sono davvero grata di giocare bene in questa città“
D: “Ho visto un pezzo della tua intervista a ESPN, in cui dicevi che hai dovuto smettere di paragonarti alle altre giocatrici. C’è stato un momento, magari quest’estate, in cui sei riuscita a lasciar andare questa cosa? Forse a Washington o con il cambio di allenatore?“
OSAKA: “Sì. In realtà è stato dopo Wimbledon, ma in particolare dopo Washington, dopo la partita con Raducanu. Ho convocato una riunione con il mio team, ed ero molto confusa dal fatto di sentirmi così sicura di me stessa. Anche se avevo perso, ricordo di aver detto loro: “Credo di poter ancora battere chiunque dalla linea di fondo, nonostante la sconfitta. Dobbiamo solo capire se devo cambiare piano di gioco o fare qualcosa di nuovo e diverso”.
Poi è arrivato Tomasz, e da allora siamo andati avanti con slancio“
D: “Pensavo che visto che era una partita serale avresti riportato il rosso. Pensi che il viola stia diventando un colore portafortuna per te?“
OSAKA: “Sono purtroppo un po’ superstiziosa, il che è strano, perché ho vinto con il rosso, ma sento che il viola sta meglio con il mio tono di pelle (sorride). Ho fatto un sondaggio, e a quanto pare a qualcuno piacciono di più le rose rosse. Direi che vorrei riportarlo, ma non posso prometterlo“
D: “Guardando avanti, e pensando anche a ciò che Amanda ha fatto per arrivare fin qui, quali sono le tue impressioni sul suo ritorno dopo la sconfitta di Wimbledon e che pensieri hai sulla partita?“
OSAKA: “Sicuramente per me è sempre stata una delle giocatrici più talentuose del circuito. Credo che nessuna voglia vedere il suo nome accanto al proprio. È una di quelle giocatrici con cui non sai mai dove andrà la palla. Non ho visto la finale di Wimbledon, ho solo letto il punteggio e immaginato quanto dev’essere stata devastante, ma battere Iga qui sul suo terreno preferito sia stato un grande traguardo e le va dato merito. Credo che la partita sarà davvero dura“
D: “Mi chiedevo, durante la partita di oggi, quanto fossi consapevole del fatto che Karolina stesse avendo problemi fisici e se fosse stato difficile per te gestirlo mentalmente?“
OSAKA: “Non sapevo che fosse in difficoltà fisicamente“
D: “Ah, davvero?“
OSAKA: “Ho visto solo che ha chiesto un medical, ma tutti si fanno fasciare il tendine del ginocchio. Ho pensato: “ok, normale…”. Verso la fine del torneo alcuni sono più stanchi di altri, ma ho cercato di non pensarci troppo, perché non volevo cambiare il mio piano di gioco“
D: “Negli ultimi anni hai avuto molte partite in cui hai giocato bene contro avversarie forti ma non sei riuscita a vincerle. Come hai vissuto quelle esperienze, in positivo o in negativo? E perché adesso sembri riuscire a chiuderle così facilmente?“
OSAKA: “Ti è sembrato facile (ride)? Il tie-break non è stato proprio così. Ma capisco cosa vuoi dire. In passato forse mi distraevo e la partita andava al terzo set. Adesso direi che sono molto più concentrata e consapevole della costruzione dei punti e dell’importanza di conservare le energie quando è possibile.
Sto cercando di affinarmi molto di più“
D: “L’anno scorso una delle tue delusioni dopo la sconfitta con Karolina era legata all’outfit che indossavi. Sei d’accordo con la frase “se ti vesti bene, ti senti bene; se ti senti bene, giochi bene”? E cosa pensi di essere un’icona di moda oltre che di tennis?“
OSAKA: “Oh, grazie. Non lo sapevo. Sì, penso che se ti vesti bene puoi sentirti bene, ma credo anche che indossare abiti diversi ti trasformi un po’ in personaggi diversi. A volte mi sento una persona diversa se indosso qualcosa di particolare. Per me è divertente. Lo dico a tutti: sono cresciuta nell’era delle grandi “presentazioni” di Serena, Venus, Sharapova. È bello continuare quella tradizione“
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