Ci parliamo da grandi stavolta. In tanti leggono nella toccante canzone di Eros Ramazzotti un riferimento alla paternità, e chissà se un giorno potrebbe essere riciclata da uno dei due protagonisti, attualmente solo uno ha un ruolo genitoriale. Trasposta a New York, in questo settembre di fine estate e di rinnovate speranze, la melodia si sposa bene con quel che sarà l’imminente intreccio tra due fratelli d’Italia. Fratelli tennistici, ma che probabilmente fratelli non saranno mai nel senso sinergico del termine, come Adriano Panatta e Paolo Bertolucci per intenderci. Loro, invece, sono Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, prossimi avversari allo US Open dove a quattro mani, o tre considerando il rovescio monomane del carrarino, hanno già scritto l’ennesima pagina di questa belle epoque tricolore: sarà il primo quarto di finale Slam a complete tinte azzurre.
Le dichiarazioni con cui entrambi hanno presentato la sfida non possono che essere votate a quel pizzico di ars oratoria, Lorenzo un po’ meno abile in questo campo, tipica degli sportivi di questo livello a cui è consigliato di non sbottonarsi troppo. Tornando alla frase di apertura, sarebbe antipasto curioso sapere cosa si diranno Sinner e Musetti ritrovandosi uno di fronte all’altro prima del lancio della monetina, da grandi stavolta. Sì, perchè non è la prima volta che l’altoatesino e il toscano si affrontano, ma quello che andrà in scena a Flushing Meadows sarà il primo confronto dove entrambi sono nel pieno della loro maturità tennistica.
Jannik e Lorenzo non sono sempre stati alpha e omega della top 10 della classifica mondiale, nonostante le stimmate dei fenomeni hanno avuto il loro percorso a scaglioni. Se Sinner ne ha letteralmente incendiate le tappe, Musetti è incespicato più di una volta sullo stesso imprevisto. Il loro primo incontro era stato epifanico su questo aspetto.
Roma, Foro Italico, 2019. Dopo 2 ore e 40 minuti di lotta serrata fu il Dolomiti Kid a uscire vincitore al terzo set dal penultimo turno delle pre-qualificazioni per gli Internazionali d’Italia. In palio c’era la chance di giocarsi in finale una wild-card per entrare nel tabellone principale del Masters 1000 romano. Vinse la costanza, vinse la caparbietà, vinse la tempra mentale a scapito di una fantasia talmente ammaliante da smarrire la concretezza nel finalizzare due match point.
Insieme a Sinner, in quell’incontro sembrava avessimo vinto tutti. Negli occhi l’acuto di Fabio Fognini a Montecarlo, e la promessa che in quel pomeriggio romano quei due potessero fendere il futuro come uno squarcio di Fontana sulla tela del tennis. Come spesso accade tra due compagni di banco, c’è una velocità di apprendimento diversa, spesso con metodologie differenti. Jannik e Lorenzo non potrebbero essere più dissimili.
L’altoatesino inizia a sollevare trofei, mentre del toscano si rimane fermi alla casella del “gran parlare”. L’incrocio a livello ATP arriva nel 2021 al 250 di Sofia, Sinner ha già in bacheca 3 titoli nel circuito maggiore e sulla superficie prediletta non concede chance a Musetti che, al netto dell’inferiorità, non sfigura affatto cedendo il passo al futuro vincitore della competizione bulgara.
La cadenza biennale dei loro match fa tappa a Montecarlo. Tappa di transizione per Jannik, che da lì a breve sboccerà come una primula a maggio, certificando l’upgrade del suo status con un trionfale finale di stagione sul cemento: Toronto, Pechino e Vienna. Lorenzo è in un buon momento di forma e gioca sul terreno a lui congeniale. Concause che lo portano ad una delusione cocente contro il connazionale che lo liquida con un doppio 6-2, ribadendo chi è il traino del movimento azzurro.
Ed eccoci al focus della loro relazione. Quello tra Sinner e Musetti sarà il trentesimo derby azzurro a livello Slam,:non ce ne vogliano gli altri grandi nomi del tennis nostrano, ma la sensazione è che qui ci sia qualcosa di grosso in ballo, oltre alla fattuale semifinale newyorkese. Per Musetti non avrà lo stesso sapore del derby con Flavio Cobolli.
Non è una sparata sensazionalistica, ma dove gli amici Berrettini e Sonego vedevano una locomotiva a cui semplicemente accodarsi, il “fratello coltello” Musetti guardava a Sinner come un golem talmente maestoso dietro cui rischiava di eclissarsi. Il termine invidia banalizzerebbe un odi et amo che invece merita di essere sviscerato a dovere. “Amo” perchè al netto di evidenti idiosincrasie caratteriali è l’assoluta stima e rispetto tra i due ad avere la meglio. Nell’ “Odi” del toscano verso l’altoatesino c’è la fobia di contrarre la sindrome di Totò Cutugno, quella dell’eterno secondo.
Jannik ha dichiarato che la pressione sarà dalla sua parte, ma Lorenzo ha tutto da dimostrare, in cerca dell’attestato supremo da conferire al suo processo di maturazione. Domani la rete prenderà le sembianze di una cattedra. Dietro e davanti scompariranno, ci saranno solo il professor Sinner e il tesista Musetti a caccia di lode per laurearsi nel gotha dei primi posti, perchè con quella mano accontentarsi è bestemmia. Si parleranno da grandi anche a fine match, magari ricordando di quando erano compagni di banco in quel 2019. Sei anni dopo chissà che non si ritrovino docenti nell’ateneo del tennis moderno.
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