US Open, De Minaur cerca la sua prima semifinale Slam: “So cosa aspettarmi, andrò all’attacco”

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US Open, De Minaur cerca la sua prima semifinale Slam: “So cosa aspettarmi, andrò all’attacco”

Alex de Minaur piace. Senza dubbio alla sua fidanzata, l’inglese Katie Boulter, e a un sacco di altra gente. Soprattutto, però, il tennista De Minaur piace ai tifosi di Jannik Sinner perché per l’azzurro numero 1 del mondo rappresenta l’avversario ideale. Precisamente, l’avversario ideale quando vuoi vederti un match sapendo già il risultato finale (poi, certo, la palla è pelosa, i virus sono in agguato, “ogni partita è diversa” e tutto quanto), mentre per una sfida a un livello superiore il candidato per eccellenza è Carlos Alcaraz. Dieci vittorie su altrettanti confronti diretti per Jannik, con un solo set perso, cinque anni fa a Sofia. Tuttavia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare (giustamente, dopo quest’incipit), non siamo qui a celebrare le gesta del Rosso dalla Val Pusteria, bensì quelle del Demon da Sydney.

Con la nettissima vittoria agli ottavi dello US Open su Leandro Riedi, uno degli otto per la prima volta così avanti nel torneo, il numero 8 del mondo e del tabellone ha messo a segno un paio di piccole imprese collaterali. Innanzitutto, è il primo australiano da quasi vent’anni a questa parte a raggiungere almeno i quarti di finale a New York in due edizioni consecutive; dodici mesi fa, infatti, si fermò proprio al turno degli “ultimi 8”, sconfitto in tre set da Jack Draper. Per inciso, già nel 2020 si era spinto così avanti (fermato dal futuro campione Dominic Thiem), con New York che diventa lo Slam dove meglio si esprime: “Spesso mi chiedo anch’io perché proprio qui a New York; penso che la ragione sia forse nei campi un po’ più veloci, nelle condizioni e nel fatto che la palla viaggi più rapida nell’aria”. Com’è facile intuire, l’ultimo aussie a riuscirci prima di lui è stato il suo idolo e mentore Lleyton Hewitt, peraltro ininterrottamente dal 2000 al 2006, alzando nel mentre un trofeo e raggiungendo un’altra finale.

L’altra conseguenza di contorno riguarda l’ingresso nella classifica – certamente arbitraria ma che ci racconta molto di De Minaur – dei tennisti arrivati almeno cinque volte ai quarti nelle ultime sette prove Slam. Quest’anno fermato a Wimbledon da Novak Djokovic agli ottavi e al Roland Garros da un (allora) sorprendente Alexander Bublik al secondo turno, Alex era appunto approdato ai quarti nei quattro precedenti appuntamenti. Tre sono i tennisti a esserci riusciti oltre a lui: con sei apparizioni, Djokovic e Alcaraz, con sette Sinner (en plein dopo il successo su Bublik). Certo, a differenza degli altri tre, De Minaur si è sempre fermato a quel punto; d’altra parte, ciò dimostra la sua costanza di rendimento.

E dunque rieccolo qui a rispettare la sua testa di serie, l’ottava, missione non compiuta invece in quel quarto di tabellone da Alexander Zverev, sconfitto da Felix Auger-Aliassime. Perché, per adesso, Alex – che vanta un best ranking al numero 6 del mondo – è colui che da inizio 2024 ha un bilancio di 5-17 contro top 10 e 82-19 contro tutti gli altri (via TennisAbstract). Ecco allora giustificato l’incipit sinnercentrico: perché, se con Jannik finora non ha avuto possibilità, la questione migliora molto poco di fronte agli altri top player.

L’avversario dei quarti sarà Auger-Aliassime: “Quando gioca con fiducia, Felix è difficilissimo da battere” ha detto Alex. “Un gran servizio, un gran dritto, cerca sempre di comandare il gioco. Per me si tratta di interrompere il suo ritmo, non dargli la possibilità di dominare. Cerco di contrattaccare e di prendere l’iniziativa quando posso. So cosa mi aspetta: ha momenti in cui sembra imbattibile e momenti in cui concede qualcosa. Io devo resistere e approfittarne”. Mentalmente, la questione del gradino finora insormontabile può essere letta in modo negativo o positivo; Alex abbraccia il secondo punto di vista: “È il mio sesto quarto di finale, quindi ho esperienza. So cosa aspettarmi e l’atteggiamento sarà quello di andare all’attacco, senza trattenersi”.

Ricordiamo che un anno fa ai quarti Wimbledon non riuscì a giocarsi le sue chance contro Djokovic per l’infortunio nell’incontro precedente, sul match point contro Fils. Che tipo di infortunio? “Ho sentito tante versioni diverse, con nomi differenti. Per come l’ho capita io, era uno strappo della fibrocartilagine che connette l’adduttore all’osso pubico”. Da quell’episodio sfortunatissimo De Minaur ha però saputo trarre una lezione importante su sé stesso: “Ho capito i risultati che potevo ottenere anche senza il mio punto di forza, cioè il movimento e la velocità. Quando mi è stato tolto, mi chiedevo come avrei potuto vincere partite, visto che non ho un servizio che regala tanti punti né colpi vincenti facili. Mi sono reso conto che per tutta la carriera ero stato il ‘piccolo’, quello non troppo forte fisicamente, che doveva inventarsi sempre soluzioni diverse e massimizzare il lato tattico. È quello che facevo già da junior, trovando modi per battere avversari più alti e potenti. Ho ripreso quel tipo di approccio, ragionando tatticamente su come non farmi scoprire nella mia difficoltà di movimento. E ho ottenuto grandi risultati, rimanendo competitivo con i migliori del mondo. Questo mi ha dato molta fiducia”.

Ma in fiducia è anche Auger-Aliassime, che una semifinale Slam l’ha già raggiunta, nel 2021 proprio a Flushing Meadows, superando Alcaraz (ritirato dopo un set e mezzo per infortunio). È forse arrivato il momento giusto per Alex?

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