Un altro Rafa per il tennis spagnolo. Alla scoperta di Jodar: “Voglio vincere uno Slam. Alcaraz e Sinner impressionanti” [ESCLUSIVA]

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MILANO – Se ancora non lo conoscete vi perdoniamo, ma segnatevi questo nome: Rafael Jodar. Madrileño, 18 anni, un nome che promette molto bene (anche se non è in onore di Nadal) e soprattutto campione allo US Open junior dello scorso anno. Rispetto ad altri talentini della sua stessa età, è un po’ più indietro in classifica, ma la ragione è presto detta. Lo spagnolo ha fatto una scelta di vita importante trasferendosi negli Stati Uniti per provare l’esperienza del college americano. Ha infatti sfruttato una borsa di studio offertagli dall’Università della Virginia (la stessa a cui aveva invece rinunciato Fonseca) e questo lo ha ovviamente allontanato per qualche mese dal tour.

Adesso però, dopo aver ottenuto il riconoscimento di “Rookie of The Year” grazie a 19 vittorie su 22 partite giocate, è tornato in Europa per la stagione estiva e ha scelto Milano per arricchire il suo CV nel circuito Challenger. Si tratta solamente del quinto torneo che disputa a questo livello e oltretutto è il primo sulla terra dopo quasi un anno passato solo sul cemento, ma a vederlo giocare non sembra affatto.

Il livello che sta mettendo in mostra è infatti piuttosto impressionante per l’età e per la poca esperienza tra i pro. Colpi pesantissimi, a partire dal servizio (anche grazie ai suoi 190 centimetri!), e nessun calo di concentrazione: così si è presentato all’Aspria Tennis Cup, battendo prima l’esperto azzurro Giustino, a cui ha lasciato appena due game, e poi il portoghese Tiago Pereria. Con quest’ultimo, numero 351 del mondo, ha dimostrato anche una grande preparazione atletica, dominando il terzo set dopo due parziali molto combattuti.

Questi risultati lo porteranno tra i primi 600 del mondo, con un balzo in classifica di almeno 70 posizioni che potrebbero diventare anche di più in caso di vittoria sul francese Gea ai quarti di finale. Ma a prescindere dalla classifica attuale, possiamo garantire per lui. Al di là di quanto fatto vedere in campo, si nota infatti la sua attitudine al lavoro. In questi giorni lo abbiamo visto sempre attento – in maniera quasi maniacale (avrà preso da un altro giocatore di nome Rafa) – a ogni minimo dettaglio, con routine ben scandite dal pre al post-partita: un aspetto che ha confermato nel corso di una piacevole chiacchierata realizzata in esclusiva ai nostri microfoni ma solo dopo aver completato un trattamento con il fisioterapista!

Conosciamo meglio questo nuovo talento del tennis spagnolo.

D. Sono i tuoi primi tornei a livello Challenger. Come mai hai scelto Milano?

Jodar: È un grande torneo. Ho 8 “junior spot” per entrare nei tabelloni principali dei Challenger perché ho chiuso la scorsa stagione tra i top 10 junior e ne dovevo usare 4 entro giugno. Ne avevo già sfruttati tre e questa era l’ultima settimana in cui potevo usare il quarto spot, quindi ho scelto questo torneo perché ha un’ottima organizzazione e perché Milano è una grande città.

D. Eri già stato qui a Milano per il trofeo Bonfiglio lo scorso anno. Hai avuto modo di visitare la città in queste due occasioni?

Jodar: Sì, quando sono venuto Milano l’anno scorso ho visitato la città perché il torneo si svolgeva in una zona molto centrale. Da qui è un po’ più difficile. Abbiamo pensato di fare un giro durante il giorno di riposo martedì ma alla fine abbiamo preferito restare qui in hotel. È una bellissima città. Quest’anno non sono stato in centro, però ho visto lo stadio San Siro. Sono un grande appassionato di calcio e quando viaggio uno dei miei desideri è vedere lo stadio della città in cui mi trovo. Questa volta è stato perfetto perché è vicino al mio hotel.

D. A questo punto devo chiederti per che squadra tifi!

Jodar: Sono un grande tifoso del Real Madrid, da quando ero piccolo. Vado spesso al Bernabéu perché la mia famiglia ha i biglietti per tutte le partite ed è sempre molto bello.

D. Un’altra cose in comune con Nadal…

Jodar: Sì è vero, ma non solo lui. Tutti i tennisti spagnoli tifano Real Madrid praticamente!

D. Come hai iniziato a giocare a tennis? Cosa ti piace di questo sport e perché lo hai scelto?

Jodar: Penso che il tennis sia uno sport davvero completo. Nel tennis devi concentrarti su ogni aspetto del tuo gioco se vuoi essere un buon giocatore. Ho giocato anche a calcio quando ero più piccolo e mi piace guardare un po’ tutti gli sport, ma ho scelto il tennis perché ho pensato che fosse lo sport in cui potevo divertirmi di più e che mi poteva permettere di scoprire cose nuove per. Il mio obiettivo è divertirmi in campo e conoscere luoghi come Milano in tutto il mondo. Il tennis mi ha già dato molto da questo punto di vista nella mia vita e sono molto grato per questo. È un anche uno sport che fa bene alla salute.

D. Il tuo idolo era il tuo omonimo, vero?

Jodar: Si si, da bambino guardavo tantissimo le sue partite. Però la scelta di giocare a tennis non è stata una conseguenza di questo.

D.  Ti ho visto molto concentrato sia dentro che fuori dal campo. È una tua caratteristica?

Jodar: Penso che la parte mentale sia molto importante non solo mentre si gioca ma anche a partita finita. Bisogna fare attenzione a tante cose… andare in palestra per fare defaticamento dopo la partita, mangiare bene, dormire bene. È tutto molto importante perché penso che il lavoro che fai quando non giochi poi si riflette su quanto succede in campo.

D. Cosa ne pensi della rivalità Sinner vs Alcaraz? Immagino tu sia schierato dalla parte di Carlos…

Jodar: Beh per forza (ride, ndr)! È fantastico per il nostro sport avere due giocatori del genere che riescono a produrre match straordinari come la finale del Roland Garros. In questo modo molte persone possono avvicinarsi al nostro sport e rendersi conto di quanto interessante e piacevole sia il tennis.

D. Hai avuto modo di conoscere Alcaraz?

Jodar: Sì, mi sono allenato con lui lo scorso anno a Valencia perché ero lì come hitting partner per la Coppa Davis. È stato molto carino con me, è davvero una bella persona. Sono stato molto grato per quella opportunità.

D. Ti ha dato qualche consiglio particolare?

Jodar: Siamo stati lì solo una settimana quindi non c’è stato molto tempo, però mi ha fatto i complimenti, mi ha detto di continuare così, che sono ancora molto giovane e che quindi potrò imparare ancora tante cose.

D. Quali sono le principali ragioni che ti hanno portato a scegliere di trasferiti negli Stati Uniti e a intraprendere l’esperienza del College?

Jodar: Ho fatto questa scelta innanzitutto per crescere come giocatore ma anche come persona. Il College è un luogo ideale per conoscere nuove persone, fare amicizie e per poter studiare in un’Università di grande prestigio. Volevo anche continuare a studiare perché penso che sia molto importante fare qualcosa anche al di là del tennis. È stata una grande esperienza, mi sono divertito molto, ho stretto amicizie con persone che spero mi supporteranno nei prossimi anni. E ho anche giocato molte partite durante la stagione.

D. Adesso quali sono i tuoi piani per i prossimi mesi? Tornerai negli Stati Uniti o rimarrai in Europa?

Jodar: Non ho ancora definito un programma. Sicuramente passerò l’estate in Europa cercando di giocare più tornei possibili, soprattutto a livello Challenger se avrò la possibilità per farlo. Poi vedremo… l’esperienza negli Stati Uniti mi è piaciuta molto e sono molto grato per tutto ciò che l’Università della Virginia mi ha dato.

D. Quale pensi sia l’aspetto del tuo gioco che devi migliorare di più per raggiungere i livelli più alti di questo sport?

Jodar: Ci sono molte cose che devo migliorare perché sono ancora giovane ma penso soprattutto di dover migliorare l’adattamento alle diverse superfici. Questo è il mio primo torneo sulla terra da diverso tempo (quasi un anno, ndr) e quindi devo imparare ad adattarmi alle condizioni che posso trovare perché è molto diverso rispetto a giocare sul cemento. Anche la mobilità è un aspetto molto importante su cui devo lavorare. Molti giocatori stanno migliorando la loro mobilità e questo fa capire quanto sia rilevante nel tennis attuale sapersi muovere bene per performare al meglio.

D. Come hai già spiegato, i tuoi genitori non hanno scelto di chiamarti Rafael in onore di Nadal ma senti un po’ di pressione per il tuo nome?

Jodar: Sì, in effetti è stata solo una coincidenza perché sia mio nonno che mio padre si chiamano Rafael quindi è stata una questione solo familiare. I miei genitori non pensavano che avrei giocato a tennis però è andata così e sono molto contento di avere lo stesso nome di Nadal.

D. Ultima domanda… qual è il tuo sogno nel cassetto per la tua carriera?

Jodar: Vincere uno Slam sicuramente. In generale il mio sogno è competere contro i giocatori più forti del circuito.

D. E se dovessi scegliere uno Slam, per quale opteresti?

Jodar: Domanda difficile, sono tutti tornei straordinari. Se proprio dovessi sceglierei andrei sul Roland Garros.

Insomma, come tipo di giocatore non ricorda affatto Nadal, ma gli influssi del maiorchino si sentono eccome, al di là del nome che rappresenta invece una semplice ma divertente coincidenza. E chissà che non possa concretizzarsi un’ulteriore analogia con Rafa. Il 22 volte campione Slam ha infatti vinto il suo primo torneo professionistico in un Challenger giocato su suolo italiano (a Barletta)…

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Autor: Andrea Mastronuzzi