Il Masters 1000 di Shanghai 2025 si sta trasformando, più che in un torneo di tennis, in una vera prova di sopravvivenza. Le condizioni atmosferiche al Qi Zhong Stadium stanno mettendo a dura prova i giocatori, stretti nella morsa di un caldo afoso e un’umidità opprimente, resa ancor più insostenibile da una cappa di smog che grava sulla metropoli cinese.
A farne le spese, diversi protagonisti del torneo. Daniil Medvedev, Holger Rune, Jannik Sinner, pur avendo portato a termine brillantemente le loro partite, hanno mostrato evidenti segni di affaticamento e difficoltà respiratorie durante i loro match. Casper Ruud ha lamentato problemi simili: ha accusato un vistoso calo fisico e mentale, fino a cedere la partita. Anche il francese Terence Atmane così come il serbo Hamad Mededovic sono stati costretti al ritiro, mentre Comesaña è rimasto in campo in campo contro Musetti, pur venendo spazzato via nel secondo set. Ma è Arthur Rinderknech, vittorioso su Michelsen con un netto 6-3 6-4, a fornire il quadro più lucido e allarmante della situazione:
“È difficile persino respirare in campo. Non so se da casa ci si rende conto, ma fin dall’inizio del riscaldamento è complicato. L’umidità è folle, peggio che negli Stati Uniti d’estate. E poi c’è la questione dell’inquinamento: siamo in una grande città cinese e questo non aiuta. La copertura nuvolosa schiaccia tutto, e quando esce il sole si va subito oltre i 30 gradi. Tutto questo rende la gestione fisica e mentale una vera sfida.”
A complicare ulteriormente le cose è la componente emotiva, come conferma lo stesso Rinderknech:
«È chiaro che il sole picchia sulla testa e rende difficile mantenere la calma. Le sensazioni negative arrivano in fretta. Basta guardare quanti ritiri ci sono stati o quanti match si sono giocati a metà intensità. Questa settimana non è solo tennis: è anche una battaglia di sopravvivenza. Serve autocontrollo e ottimizzazione del corpo.» Il pubblico, nonostante la passione, non è immune: «Quando vedo le persone sugli spalti completamente fradice, pur essendo abituate a queste condizioni, capisco che non siamo soli ad avere difficoltà.»
Anche Novak Djokovic si è espresso sull’argomento, ironizzando: «L’umidità qui è pazzesca, davvero. Non ricordo che il clima fosse così umido in Cina. Non riesco a ricordare l’ultima volta in cui ho giocato con un’umidità simile. Ma è così, vale per me, per il mio avversario e per tutti gli altri. Bisogna accettarlo e affrontarlo. Si suda tantissimo, il conto della lavanderia sarà altissimo questa settimana, ma va bene così.»
La riflessione si impone: può un torneo di questo livello permettersi di ignorare l’impatto delle condizioni ambientali sui giocatori? In un’epoca in cui il benessere fisico e mentale degli atleti è sempre più al centro del dibattito, Shanghai 2025 rischia di essere ricordato più per l’aria irrespirabile che per il tennis giocato.
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