Wimbledon è senza dubbio il torneo di tennis più prestigioso del mondo. Quasi tutti i più grandi campioni hanno almeno una volta vinto lo Slam londinese: anzi, molti di loro sui prati di Church Road si sono consacrati (vedi Roger Federer o Serena Williams). Chi sono stati invece, nell’era Open, i numeri uno del mondo al maschile e al femminile a non essere mai riusciti a vincere questo torneo? Escludendo dal conto i giocatori e le giocatrice oggi attivi/e che hanno ancora la possibilità di sollevare il trofeo, come ad esempio Daniil Medvedev, Jannik Sinner e Iga Swiatek, sono undici i numeri uno al mondo ATP e nove le tenniste arrivate in vetta al ranking WTA a non essere mai riusciti a vincere Wimbledon.
Partendo dalle donne, tra i casi più curiosi c’è sicuramente quello di Justine Henin. La campionessa belga è stata una delle giocatrici più forti negli anni Duemila, con sette titoli Slam vinti e 117 settimane al numero uno del mondo. La sua superficie preferita era di certo la terra, ma sull’erba sapeva giocare eccome. A Wimbledon ha vinto 30 partite, ma ha sempre perso negli otto approdi sull’erba di Church Road, di cui due volte in finale (nel 2001 con Venus Williams, nel 2006 con Amelie Mauresmo). Di certo le sorelle Williams sono state un bell’ostacolo per Justine (Serena la battè per due volte in semifinale). Quella volta in cui riuscì a battere Serenona, nel 2007, cadde a sorpresa contro Marion Bartoli in semifinale. Nel 2008, a soli 26 anni, decise di ritirarsi; tornò brevemente a giocare nel 2010, ma perse negli ottavi contro la compatriota Kim Clijsters, altra numero uno che non ha mai vinto Wimbledon (al massimo due volte in semifinale).
Tra le regine del tennis a non aver mai vinto Wimbledon c’è pure Arantxa Sanchez Vicario, spagnola che per 12 settimane è stata al numero uno del mondo. Come Henin, anche lei ha giocato due finali, perdendole entrambe (1995 e 1996) contro Steffi Graf. I rimpianti si annidano soprattutto nella prima, persa 7-5 al terzo set; l’undicesimo gioco durò venti minuti e si andò 13 volte sul “Deuce”, prima del break decisivo di Steffi. Che dire poi di Monica Seles, alla quale è mancato solo Wimbledon per completare il Career Grand Slam? La statunitense di certo non amava l’erba, che non era la sua superficie preferita, ma giocò una finale nel 1992, perdendola nettamente con Steffi Graf; in molti ricordano quella partita per il fatto che Monica giocò in totale silenzio a seguito delle polemiche montate dalla stampa e da alcune avversarie per un suo eccessivo “grunting”. Tutti sanno che poi, dopo l’aggressione subita nel 1993, la sua carriera non è stata la stessa di prima. Le altre n.1 WTA ormai ritirate a non aver mai vinto Wimbledon sono state Tracy Austin, Jennifer Capriati, Ana Ivanovic, Jelena Jankovic e Dinara Safina.
Passando agli uomini, nessuna sorpresa se alcuni campioni arrivati al numero uno del mondo tra fine anni Novanta e inizio anni Duemila, un’epoca di mezzo tra due grandi ere del tennis, non hanno vinto Wimbledon: parliamo di Carlos Moya, Juan Carlos Ferrero, Evgeny Kafelnikov, Gustavo Kuerten e Marcelo Rios. Molti di loro erano specialisti soprattutto della terra battuta, come qualche anno prima lo fu Thomas Muster, che ha vinto solo lo Slam sul rosso a Parigi. Marat Safin, colui che più di tutti ha impersonato il genio e la sregolatezza, dava il meglio sul cemento e a Wimbledon ha fatto solo una semifinale. Avevano capacità certamente superiori sull’erba campioni come Pat Rafter (due finali, nel 2000 e 2001) e Jim Courier (finale nel 1993). Ma sono due i giocatori arrivati al numero uno del mondo che, più di tutti gli altri, si porteranno appresso il rammarico di non aver vinto un titolo che avrebbero potuto fare proprio. L’incubo di Andy Roddick, statunitense numero uno per 13 settimane a cavallo tra il 2003 e il 2004, si chiama Roger Federer, colui che lo ha battuto in finale per tre volte (2004, 2005, 2009). Nell’ultima di queste occasioni, Andy ha avuto quattro set point per issarsi su due set a zero; perse il secondo set, ma vinse il quarto, e poi ci fu un epico quinto set finito 16-14 per lo svizzero, in cui a Roddick fu fatale l’unico break subito nel corso dell’intero match. Nell’intervista in campo, Roddick salutò Sampras e Borg, presenti al match, dicendo “Spero che un giorno il mio nome finisca nell’albo d’oro al fianco dei vostri”. Non è stato così. Il più famoso caso di n.1 ATP privo di un titolo a Wimbledon è però Ivan Lendl: 270 settimane in vetta al ranking, otto titoli Slam vinti ma a Wimbledon solo due finali (1986, 1987). Quel grande lavoratore di Ivan fece di tutto per vincere sui prati londinesi, incluse due rinunce a giocare il Roland Garros nella seconda parte della sua carriera, ma si scontrò sempre contro rivali più forti di lui sull’erba come McEnroe, Becker, Edberg e Cash, in un’epoca in cui le differenze tra superfici erano molto più marcate rispetto ad ora. Infine, va detto che questa breve rassegna ha preso in considerazione solo i numeri uno dell’era Open, ma non può non essere ricordato Ken Rosewall, astro del tennis australiano che dominò il gioco tra il 1950 e il 1970. Ken vinse più volte tutti gli altri Slam (otto in totale) ma a Wimbledon si fermò per quattro volte in finale (1954, 1956, 1970. 1974). La prima e l’ultima furono a distanza di vent’anni l’una dall’altra; in questo intervallo di tempo saltò il torneo per 13 volte, in anni in cui i professionisti non potevano giocare a Wimbledon. E dire che, nella sua carriera, Ken vinse 44 titoli sull’erba.
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Autor: Gianluca Sartori