Un excursus che sfiora quasi i cento anni di storia. Un secolo in cui si sono avvicendate diverse tappe del movimento tennistico italiano, con confronti epocali sfiziosi ma che inevitabilmente risultano inapplicabili per come si è evoluto il gioco, in primis, e per altri fattori imprescindibili. Da Giorgio De Stefani a Jannik Sinner, in mezzo novantatré anni conditi da nove finali Slam giocata dagli azzurri nel singolare maschile, con un bilancio fortunatamente positivo di sei vittorie e tre sconfitte.
Sarebbe troppo facile partire dai successi in era moderna di Jannik Sinner, quindi con ordine temporale cavalchiamo i leoni del tempo a ritroso fino al 1932. Abiti bianchi, pantaloni lunghi e racchette di legno. Altri tempi, altro stile. Come quello di Giorgio De Stefani che nell’ottava edizione aperta ai non francesi del Roland Garros arrivò in finale ma non riuscì ad opporsi al padrone di casa Henri Cochet che lo sconfisse in quattro set con il punteggio di 6-0 6-4 4-6 6-3.
Per dare seguito al primo exploit italiano di De Stefani, bisogna attendere l’avvento di Nicola Pietrangeli che visse un triennio aureo, stipulando un feeling speciale con la terra parigina. Il nativo di Tunisi si prese le finali del 1959 e dell’anno seguente, salvo poi fallire l’appuntamento con il tris nel 1961. Il primo acuto fu contro il sudafricano Ian Vermaak, recentemente scomparso a fine gennaio 2025, che subì la rimonta di Pietrangeli in quattro con lo score 3-6 6-3 6-4 6-1. Ancora più lottato l’epilogo con il cileno Luis Ayala, che in semifinale sconfisse Orlando Sirola, con il match risoltosi solo al quinto set con Pietrangeli ancora trionfatore 3-6 6-3 6-4 4-6 6-3.
Quando nella finale dell’anno dopo tutto sembra apparecchiato per un altro successo del classe 1933, ci pensa Manolo Santana a ribaltare il risultato, con lo spagnolo, sotto 2-1, che da lì in poi concesse solo due game all’azzurro battendolo in cinque set. L’eredità di Pietrangeli viene raccolta da Panatta, in una sorta di passaggio di consegne che più di tre lustri dopo Nicola vide trionfare Adriano. E’ il Roland Garros del 1976, e la cavalcata del tennista romano partì dal successo al Foro Italico per fare tappa al Philippe Chatrier dove conquistò anche Parigi battendo in quattro set lo statunitense Harold Solomon 6-1 6-4 4-6 7-6.
Per 45 anni il buio. La luce la porta Matteo Berrettini, che nell’estate del 2021 si spinge fino alla finale di Wimbledon. Primo azzurro a farlo ai Championships, e primo azzurro a riuscirci in uno Slam diverso dal Roland Garros. Il lieto fine non c’è, Novak Djokovic si impone 6-7 6-4 6-4 6-3 dopo un primo set perso al tie-break. Qualcosa si muove, il movimento italiano sta andando incontro al suo risorgimento. Ed eccoci a Jannik Sinner, che irrompe sulla scena e fa bottino pieno delle tre finali Major disputate. Nella sua bacheca ci sono 2 Australian Open e uno US Open.
La prima affermazione è datata 2024 e ha i contorni della rimonta ai danni di Daniil Medvedev, con il russo che avanti due set si fa rimontare dall’altoatesino che chiude 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3. 7 mesi dopo il nativo di San Candido parte alla conquista dell’America, conquistando lo US Open battendo in finale il beniamino del pubblico Taylor Fritz con il risultato di 6-3 6-4 7-5. Nessun set lasciato per strada neanche nell’ultima finale giocata del leader della classifica mondiale, quando il 26 gennaio 2025 si conferma campione a Melbourne regolando in finale Alexander Zverev 6-3 7-6(4) 6-3.
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Autor: Manuel Ventriglia