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Sinner-Alcaraz, il n.1 contro il n.2 del mondo, con i due giocatori che lo scorso anno si sono divisi equamente i 4 Slam, è tecnicamente la miglior finale possibile, sotto il profilo tecnico e quello sportivo, che il Roland Garros poteva augurarsi e offrire questa domenica 8 giugno. È la prima della storia fra due giocatori che avendo disputato complessivamente 7 finali Slam non ne hanno ancora persa neppure una: ne ha vinte 4 su 4 Carlitos Alcaraz, ne ha vinte 3 su 3 Jannik Sinner. Ed è certamente curioso che i due giocatori che da un paio d’anni sono considerati unanimemente i migliori del mondo, si siano affrontati già 12 volte – i precedenti sono 8 a 4 in favore di Alcaraz che ha vinto le ultime quattro: tre nel 2024 (Indian Wells, Roland Garros e Pechino) e una tre settimane fa in finale a Roma – ma non si siano fin qui mai incontrati in finali di Slam.
Nei due duelli giocati negli Slam, quarti di finale dello US Open 2022 e semifinale del Roland Garros 2024, sono state sempre battaglie al quinto set con Sinner che era avanti due set a uno ma era poi stato Alcaraz a trionfare in entrambe le occasioni (e con particolare soddisfazione a New York per Carlitos perché Jannik perse vedendosi annullare un matchpoint: sono sconfitte che fanno male). La finale di questo Roland Garros sembra sancire definitivamente il trapasso generazionale, anche perché alla fine di un match durissimo e a tratti incandescente, in un’atmosfera bellissima – mentre pensavo che anch’io se non ci fosse stato un italiano di mezzo avrei certamente tifato appassionatamente per quel Djokovic a tratti quasi eroico, un vero mito – Jannik Sinner ha comunque finito per dare 3 set a zero al miglior Djokovic visto quest’anno.
Migliore, secondo me almeno, anche dell’ottimo Djokovic che aveva battuto Sascha Zverev. Per l’appunto in 3 ore e 16, l’esatta durata anche di questo Sinner-Djokovic. Solo che con il tedesco c’erano stati quattro set, non tre. “Con Zverev ho sentito che avevo più tempo da fondocampo per preparare diverse tattiche. Con Jannik no. Non ti dà tempo. Devi essere costantemente al tuo meglio. Penso di aver giocato a un ottimo livello, onestamente. In certi momenti davvero alto, ma anche lui. E lui è stato superiore a me stasera…”. Parola di Djokovic.
Io penso infatti che soltanto Sinner e Alcaraz avrebbero potuto battere il Djokovic di ieri sera, anche se Nole ha sulla coscienza un dritto sbagliato sul terzo setpoint che nei suoi panni migliori non avrebbe mai ciccato. Un Djokovic ammirabile, davvero irriducibile guerriero che ha entusiasmato i 14 mila del Roland Garros che lo hanno sostenuto con tutte le loro ugole e forze. Chissà che cosa avrebbe potuto succedere se Novak fosse riuscito a trasformare uno dei tre setpoint che ha avuto per aggiudicarsi il terzo set. Come ha detto il saggio Jannik: “Sono molto contento che ho chuso il match in tre set. Ho spinto parecchio nel tiebreak, cercando di chiuderlo, ma le cose possono cambiare molto rapidamente. Gli bastano piccole cose a dare tanta energia e se io scendo un pochino è facile che arrivi un break nel quarto e un altro set se ne è andato. Poi nel quinto set lui ha tanta di quella esperienza no?”
Questo Djokovic “recuperato alla grande” sarà pericolosissimo a Wimbledon. Lì butterà il cuore oltre l’ostacolo, ancora una volta, per cercare di conquistare il 25mo Slam, l’ottavo suo Wimbledon. Ieri sera Djokovic non ha escluso che il suo match con Sinner sia stato il suo canto del cigno al Roland Garros. “Mancano 12 mesi però…e a questa età sono tanti. Non ho detto che sarà l’ultimo. Ma potrebbe essere”.
Sinner ha detto che non pensava di poter fare finale a Roma e poi qui a Parigi. “Sono stato fermo quattro mesi, in pratica…” Magari è così. Un conto è non darlo per scontato, soprattutto per lui che per scontato non sembra mai dare nulla, un conto è che sia davvero sorpreso. Lui e Alcaraz sono davvero così più forti degli altri che secondo me non possono più sorprendersi delle loro vittorie, nemmeno quando sono reduci da lunghi infortuni e da ogni genere di stop.
Per domenica mi aspetto un grande spettacolo. Intanto Jannik non ha ancora perso un set nel torneo e Alcaraz invece quattro, Marozsan, Dzumhur, Shelton e Musetti. Ma non saprei se è un segnale che conta qualcosa, visto che Alcaraz non sembra risentire granchè dei sei persi. Anzi, pare proprio dimenticarli immediatamente e si riprende subito come se nulla fosse tutte le volte.
Però la striscia delle vittorie consecutive negli Slam di Jannik, 20 come lo furono quelle di Borg (1978-1979 per due volte) e di McEnroe (1980-81), sembrerebbe testimoniare una maggiore continuità e solidità dell’altoatesino. Servirà a qualcosa? Forse no. Dovrebbe essere comunque di una qualche soddisfazione per Jannik sapere che ad aver giocato tre finali di Slam consecutive questo secolo sono stati soltanto i Fab Four, Federer, Djokovic, Nadal e Murray. Qualcosa vorrà pur dire.
Lui e Alcaraz giocheranno, da imbattuti, la prima finale fra due protagonisti nati entrambi nel terzo millennio e la prima al Roland Garros fra un n.1 e un n.2 del mondo dal 2020 (la giocarono Nadal e Djokovic), nonché la prima fra un n.1 e un n.2 da Wimbledon 2023 (quando si affrontarono Djokovic e Alcaraz). Per Sinner giocare 4 finali Slam significa eguagliare le 4 di di Pietrangeli, ma Nicola le giocò tutte a Parigi, vincendo quelle del ’59 e del ’60 (con Vermaak e Ayala) e perdendo quelle del ’61 e del ’64 sempre con Santana. Mentre Jannik adesso ha le due in Australia e quella in America e avendo raggiunto adesso Parigi …gli manca Wimbledon dove non è andato oltre le semifinali, due anni fa. Tanti mi chiedono adesso chi vincerà. Il pronostico è difficilissimo e le due semifinali non mi hanno aiutato troppo a scegliere su chi punterei. Secondo me non hanno giocato al meglio delle loro possibilità né l’uno né l’altro. Alcaraz ha perso il primo set con Musetti giocando un bruttissimo game quando ha perso il servizio sul 5-4 del primo set. Non credo che vedremo mai Sinner perderlo a quel modo. Anche se pure Sinner con Djokovic ha perso malamente il servizio, dopo ben 45 turni di battuta tenuti di fila conntro il serbo, sul 5-4 del secondo set quando serviva per il set. Vero che si è ripreso subito il break e ha chiuso il set 7-5. Nel terzo, sul 4-5, ha consentito a Djokovic di conquistarsi 3 setpoint e ha rischiato davvero grosso perché, come già detto, il terzo setpoint Nole se lo è mangiato.
Alcaraz fa i soliti regali quando viene preso dalla foga di far esplodere il suo dritto, Sinner ieri l’ho rivisto sbagliare dei dritti in rete su palle senza troppo peso e un po’ basse, come se non riuscisse a dargli sufficiente spin per superare – appunto – la rete. Erano errori che faceva nei primi tempi. Insomma tutti e due possono giocare meglio. Chi di più? Più Alcaraz come punte, più Sinner come continuità. Alla fine io credo che nemmeno loro due sono davvero convinti di essere superiori all’altro. Anche se ci sperano e un po’ ci credono. Io credo che ci sia molto equilibrio, che non ci sia davvero uno più forte dell’altro e che certi risultati dipendono davvero da circostanze abbastanza casuali, proprio come sostiene Jannik.
Quindi che Jannik abbia perso con Alcaraz le ultime 4 volte non mi sembra coerente con quanto penso. E allora penso che vincerà Jannik, perché per lui è più importante che per Alcaraz. E me lo auguro anche e non solo perché italiano, né perché gli Slam vinti diventerebbero 4 per ciascuno dei due… ma se Jannik ci perdesse una quinta volta, di quel sostanziale equilibrio forse non si potrebbe più parlare e Jannik potrebbe farsene un complesso (sebbene non sembri il tipo che se ne fa) e, comunque, è senz’altro vero che una bella e sana rivalità deve essere vitalizzata da una sana, bella e intrigante alternanza di risultati. Una volta vinca uno e una volta l’altro. Altrimenti, come sbottò una volta Andy Roddick quando gli chiedevano della sua rivalità con Federer: “Macchè rivalità e rivalità! Perchè sia vera rivalità bisognerebbe che qualche volta vincessi anch’io!”. Il bilancio fra i due, a fine carriera è stato 21-3 a favore dello svizzero che in un certo periodo ne vinse una dozzina di fila. E fu allora che, comprensibilmente, Roddick reagì a quel modo.
Chiudo dicendo che… certo in Italia si sognava una finale tutta azzurra. E quando Lorenzo Musetti ha vinto il primo set con Alcaraz si è creduto per quasi un’oretta (perché anche il secondo set è stato molto equilibrato, sia pure con un Alcaraz in chiaro crescendo) che il sogno potesse avverarsi. Ma poi, come nelle ultime 5 volte, Alcaraz si è ripreso alla grande da metà del secondo set in poi e dopo la conclusione di quella seconda manche Musetti è scomparso dal campo, prima restandoci per tutto il terzo set, poi andandosene proprio – si è ritirato – sul 2-0 nel quarto per lo spagnolo. Un ritiro che era nell’aria, anche se non si capiva bene – dal di fuori – che cosa Lorenzo avesse. Stiramento? Contrattura? Una gamba, il gluteo? Ce lo diranno. Però è stato abbastanza strano che Lorenzo in quella situazione e nel corso di una gloriosa semifinale di Slam quando certi giocatori (penso a un Djokovic, a un Nadal, a un Murray…) sembrano disposti a “morire” sul campo, non provasse nemmeno a chiedere un medical time out, un massaggio, un qualche antidolorifico. Né si rifugiasse negli spogliatoi con un qualche pretesto sperando in qualche miracoloso unguento. E’ certo vero che se non si è al 100 per 100 non si può pensare di battere Alcaraz – e questo è quanto ha comunicato un abbattutissimo Musetti post match – ed è anche vero che può non convenire rischiare di pregiudicare i prossimi tornei dove Lorenzo, nel frattempo salito a n.6 del mondo, ha tanti punti da difendere sull’erba, finale al Queen’s, semifinale a Wimbledon.
Però a me è tornato in mente il ricordo di alcuni episodi musettiani. Il ritiro sul 4-0 al quinto qui a Parigi contro Djokovic dopo aver vinto i primi due set 76 76 e un solo game fatto dal terzo set in poi. In particolare poi quel chiaro malessere accusato nel torneo ATP di Firenze (che sostituì un torneo cinese in epoca COVID) quando Lorenzo perse senza quasi lottare ma trascinandosi stancamente in campo (63 62) in semifinale del torneo ATP con Auger Aliassime. Lorenzo denunciò quella volta problemi più di carattere psicologico che fisico. Lui e Tartarini parlarono di crisi di panico. Se non si riproducessero alla prossima occasione sarebbe qusi augurabile che di quello si fosse trattato sia a Montecarlo (quando di nuovo nel terzo set contro Alcaraz Lorenzo non sembrava più in grado di correre), sia qui a Parigi. Dopo Montecarlo Lorenzo ha saltato Barcellona, ma è tornato in pista già a Madrid, prima di Roma e Parigi. Aspetteremo i risultati della risonanza e poi vedremo se sarà in grado di tornare a giocare al Queen’s. Intanto anche a lui, e non solo a Sinner, dobbiamo dire grazie per aver reso storico questo Roland Garros come e ancor più che 65 anni fa. E a questo proposito come non complimentarsi anche il duo “misto” Errani e Vavassori, vittoriosi in uno Slam, così come con Errani e Paolini per aver raggiunto un’altra finale nel doppio femminile battendo, e stavolta assai nettamente, Andreeva-Shnaider. In finale contro Danilina e Krunic, una kazaka e una serba, sulla carta dovrebbe essere più facile. Ma Sinner mi catechizzerebbe se io lo dicessi. Guai a me.
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Autor: Redazione