Rivoluzione Sinner (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
L’assenza di Panichi ad Halle era passata quasi inosservata, poteva essere un semplice permesso dopo le fatiche del Roland Garros per poi ripresentarsi a Wimbledon. Al fianco di Jannik Sinner, uscito al secondo turno per mano di un Bublik in stato di grazia e poi vincitore del torneo, c’erano Darren Cahill e Ulises Badio, il fisioterapista che insieme al preparatore romano lavorava da settembre dello scorso anno con il team del numero 1 al mondo. Quando all’inizio della settimana a Wimbledon, però, Sinner si è presentato in campo solo con i due coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill e l’osteopata Andrea Cipolla, che segue Jannik soprattutto quando ci sono dei cambi di superficie durante la stagione, la voce di una rottura tra il giocatore e il suo staff addetto al fisico ha iniziato a circolare. Fino a che non è stata ufficializzata anche dall’entourage di Sinner. Rottura. Una rivoluzione improvvisa, uno tsunami all’interno della squadra che già con i tre mesi di sospensione per il caso Clostebol era stata messa a dura prova. In realtà il malessere covava già da qualche tempo, e si era acuito forse proprio in occasione del ritorno in campo di Sinner allo scadere della squalifica. Sulla preparazione di Panichi e Badio, che per anni sono stati a fianco di Novak Djokovic, uno che ha fatto della cura del fisico una religione, nessuno ha dubbi. Sembra, infatti, che la rottura sia dovuta a una differenza di carattere, anche di stile. Jannik non avrebbe gradito alcune uscite pubbliche, interviste non concordate da parte del preparatore alla scadenza della squalifica. Nulla di compromettente, nessun segreto rivelato, ma a questo livello basta anche un granello di sabbia negli ingranaggi perché il nervosismo inizi ad affiorare. […] Jannik era soddisfatto del lavoro svolto con il duo italo-argentino, e lo ha confermato anche dopo la finale del Roland Garros, dove è rimasto in campo per cinque ore e mezzo senza aver sofferto dal punto di vista fisico. Come accade spesso nelle relazioni, la convivenza è diventata pian piano insostenibile e proprio la dolorosissima sconfitta di Parigi avrebbe fatto saltare il tappo. Il timing forse non è stato dei più azzeccati, con uno Slam su cui il numero 1 al mondo punta molto per riprendersi dopo la batosta francese. Evidentemente la situazione era arrivata a un punto di non ritorno. Panichi e Badio lavorano insieme da anni, e rompere con entrambi è parsa la scelta più logica da parte di Jannik che ha preso autonomamente questa decisione di interrompere il percorso con Panichi e Badio. Per il resto del torneo sarà Cipolla a seguirlo, ma è quasi sicuro che il posto di preparatore atletico non resterà vacante a lungo. Panichi e Badio erano arrivati dopo che Jannik aveva deciso di chiudere la collaborazione con Umberto Ferrara e Giacomo Naldi, coinvolti nel caso di negligenza che è costata al giocatore i famigerati tre mesi di squalifica concordati con la Wada. Quando Jannik era all’Accademia di Bordighera allenato da Riccardo Piatti, a seguire il suo fisico in crescita era un’altra coppia solida di professionisti del ramo come il fisioterapista Claudio Zimaglia e il preparatore Dalibor Sirola, che aveva rimesso in piedi Zverev dopo il gravissimo infortunio alla caviglia di tre anni fa. Ora i due sono a Wimbledon per lavorare con Novak Djokovic.
Rivoluzione Sinner (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)
La storia ci insegna che il terremoto inizia da una piccola crepa, destinata ad allargarsi. Melbourne, gennaio 2022, terzo turno dell’Australian Open contro il giapponese Daniel. Jannik fa fatica, viene trascinato al quarto set, sbotta contro Riccardo Piatti: «Io uso la testa ma tu devi stare calmo. Devi stare calmo, cazzo». Meno di un mese dopo verrà ufficializzato il divorzio dal coach. A qualcosa di simile abbiamo assistito tutti tra le pagine di quel romanzo straordinariamente denso che è stata la finale del Roland Garros tra Sinner e Alcaraz, un match epico, perso al super tie break del quinto set dal n.i del mondo. Insoddisfatto, mano a mano che quel wrestling su terra rossa si sviluppava tra occasioni sfuggite e riprese, della sua tenuta fisica sulla distanza. Non in assoluto, sia chiaro: quella partita anzi ha dimostrato che il Sinner reduce dalla sospensione di tre mesi, con appena dodici partite sul rosso nelle gambe, è uscito alla grande dai blocchi (due set di vantaggio), è arrivato a un passo dal traguardo (tre match point consecutivi) restando per larghi tratti padrone del gioco e riaprendo il quinto set. È al bivio con la storia, sul 6-6, che Carlitos è scappato via a un Sinner in riserva (10-2), che già da tempo lanciava occhiatacce al suo box. «Io tiro forte ma lui mi torna forte, cazzo». L’altro un gatto dalle sette vite, elettrico fino all’ultimo quindici. E lui frustrato, con la convinzione che una maggiore brillantezza fisica quando la partita di tennis è diventata maratona gli avrebbe consentito un’altra capacità di assorbimento dell’urto. E, quindi, di controffensiva. Può essere, insomma, in questo snodo che ci lascia a bocca aperta perché non è normale – proprio no -, privarsi di preparatore atletico (Marco Panichi) e fisioterapista (Ulises Badio) alla vigilia del torneo più importante della stagione, Wimbledon, che la coppia di professionisti che Jannik Sinner allontana all’improvviso in questo delicatissimo momento della stagione paghi una serie di malcontenti accumulati nel corso della collaborazione, iniziata nel settembre 2024 per rimpiazzare Umberto Ferrara e Giacomo Naldi, implicati nel caso Clostebol. Panichi in particolare, romano e romanista esuberante, ex saltatore in lungo, prezioso collaboratore di Djokovic negli anni della maturità e ottimo divulgatore quando si tratta di spiegare le dinamiche dell’allenamento di un fuoriclasse, per sua natura è più volte evaso dalle regole di un team in cui si parla solo se autorizzati, si compare accanto al campione e mai davanti, si collabora alla pari e mai da primadonna. Nell’ambiente Panichi è noto per preparazione e bravura, ma anche per un certo protagonismo e individualismo, che potrebbero essergli stati fatali. A lui e di rimbalzo a Ulises Badio, legatissimo a Marco negli incroci di due specializzazioni altamente interconnesse (anche Dalibor Sirola e Claudio Zimaglia, uomini di Piatti quando Jannik si allenava a Bordighera, oggi con il Djoker, danno il meglio di sé lavorando insieme). […] E quel qualcuno non sono i due coach, Simone Vagnozzi e Darren Cahill, presenti a Wimbledon insieme all’osteopata Andrea Cipolla mentre si cercano i sostituti. Addirittura, in questo momento distopico, qualcuno si spinge a ipotizzare un ritorno di Ferrara, che nel frattempo non ha raggiunto l’accordo con il giovane talento azzurro Federico Cinà. La scalata di Wimbledon, che partirà martedì con il derby con Nardi e poi prevede Shapovalov (terzo turno), Paul (quarto), Musetti (quarti), Djokovic (semifinale) e Alcaraz nella finale dei sogni, rivincita al fulmicotone di Parigi su un palcoscenico ancora più importante, si trasforma in un’impresa quasi in solitaria. Ormai è un’abitudine: ogniSlam, una piccola-grande bomba. Lo svelamento del caso Clostebol all’Open Usa 2024, la prossima pensione di Cahill all’Australian Open di gennaio (chissà che questo ennesimo sconvolgimento non induca il coach a ripensarci), la sparizione nel nulla di Panichi e Badio a Wimbledon. Sinner si è sempre dimostrato imperturbabile: a New York e Melbourne ha vinto lui. Però c’è un limite anche alle scosse telluriche che un giovane uomo può assorbire. Lo stesso giovane uomo che pochi giorni fa ad Halle, sull’erba tedesca dove ha perso da Bublik e dove era accompagnato da Badio e Cahill, faceva pagare il pegno di una scommessa persa durante l’allenamento all'(ex) fisioterapista. Pallata addosso e battutina tagliente: «Ora è il tuo turno di ingoiare un po’ di merda».
Rivoluzione Sinner (Stefano Semeraro, La Stampa)
jannik Sinner è un rivoluzionario: quando il vecchio regime non gli piace, taglia le teste. Era successo dopo la positività al Clostebol: il mondo era ancora all’oscuro della sua vicenda, ma lui aveva già congedato il preparatore Umberto Ferrara e il fisioterapista Giacomo Naldi. «Avevo bisogno di aria pulita», disse alla vigilia degli Us Open 2024 in cui poi finì per trionfare – responsabili di una costosa leggerezza. Si è ripetuto ieri, ad appena tre giorni dall’inizio di Wimbledon, quando come un fulmine nel cielo afoso di questo giugno è arrivata la notizia del divorzio da Marco Panichi e Ulises Badio, reduci da anni di successi a fianco di Djokovic, che erano subentrati nel team del numero uno. Mancano ancora le motivazioni, almeno quelle ufficiali che Jannik probabilmente fornirà oggi a Wimbledon, nella conferenza pre-torneo (alle ore 17 in Italia), in attesa di debuttare nel torneo con il derby azzurro contro Luca Nardi. L’assenza ad Halle del preparatore romano aveva destato qualche sospetto, ma Panichi nei giorni scorsi è stato colpito da un grave lutto, quindi era pronta la giustificazione. Invece la rottura stava già maturando, nonostante i tanti successi ottenuti insieme (i trionfi alle Atp Finals, agli Australian Open, le finali mai raggiunte prima sulla terra di Roma e Parigi) e l’apparente armonia del gruppo. […] Chi parla di divergenze sulla programmazione, chi di una tendenza di Panichi ad “allargare” il proprio ruolo – ma sorprenderebbe, in un professionista della sua esperienza – o meglio di un eccesso di protagonismo, di qualche parola di troppo regalata alla stampa poco gradita dal suo cerchio magico, anche se sempre in linea con la (rigida) dottrina Sinner. Non è azzardato pensare che la bruciante sconfitta di Parigi contro Alcaraz, anche se giunta dopo una prova di grande resistenza fisica (5 ore e mezzo di battaglia) abbia rilasciato lasciato tossine psicologiche più difficili da smaltire del previsto. Scatenando la voglia di fare” piazza pulita”, di ripartire da capo come Jannik ci ha abituati sia dai tempi del divorzio, altrettanto brutale, da Riccardo Piatti e il team fisico di allora composto da Claudio Zimaglia e Dalibor Sirola (entrambi oggi a fianco di Djokovic). Anche allora, come a Parigi, in campo erano volate battutine acide, e prima di ingaggiare Ferrara, Sinner aveva comunque provato due preparatori: se non è convinto, la Volpe preferisce troncare in fretta i rapporti e trovare nuovi professionisti. La sconfitta con Bublik al secondo turno del torneo di Halle era sembrato uno scivolone, in realtà era il sintomo di un momento di rabbia, di confusione. Di insoddisfazione. Come ha spesso detto, Jannik attorno vuole persone con cui sentirsi in armonia. «Magari non il team migliore spiegò -, ma quello più adatto a me». Chi non si adegua, non dura a lungo.
Rivoluzione Sinner, via (di nuovo) lo staff (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Sembra facile essere Jannik Sinner. Il numero 1 è arrivato martedì a Wimbledon e si è subito allenato sui sacri prati. Ha riso e ha scherzato con Novak Djokovic, ha palleggiato con la regina delle donne, Aryna Sabalenka, è stato il protagonista della serata dello sponsor griffato, ma le flessioni a bordo campo se perdeva le mini-scommesse coi colleghi le facevano solo i coach, Simone Vagnozzi e Darren Cahill, insieme all’osteopata Andrea Cipolla, appena reintegrato nel team. Il preparatore atletico Marco Panichi (già assente ad Halle) e il fisioterapista Ulises Badio, due ex del clan Djokovic, sono rimasti in Italia, esclusi ufficialmente dal clan dell’altoatesino. Nel giorno del sorteggio dell’unico Slam ancora tabù per l’Italia al via lunedì con più azzurri di sempre, come quantità – 11 uomini – e qualità – 4 teste di serie più 3 ragazze, la decisione del Profeta dai capelli rossi acuisce le difficoltà del re della classifica da 54 settimane, battuto negli ultimi tornei da Alcaraz (quinta volta di fila) e anche da Bublik.
DETERMINAZIONE Jannik ha lasciato le sue montagne a 13 anni per trasferirsi a Bordighera da Riccardo Piatti, a 20 ha abbandonato bruscamente il maestro per varare un team suo, nell’agosto dell’anno scorso ha licenziato il preparatore atletico Umberto Ferrara e il fisioterapista Giacomo Naldi- ai quali era particolarmente affezionato, – per negligenza-doping (il famoso caso-Clostebol), da aprile a febbraio ha sostenuto una micidiale battaglia legale parallela all’attività agonistica, da primattore, ha retto alle perfidie anche dei colleghi, ha accettato di malavoglia i 3 mesi di stop WADA per responsabilità oggettiva, è rientrato il 10 maggio a Roma, sulla superficie meno amata e vincente, ed è arrivato in finale, cedendo solo ad Alcaraz. E, subito dopo, si è arreso all’erede di Nadal anche nella più lunga finale del Roland Garros, 5 ore e mezza, e solo dopo aver mancato 3 match point. Ce n’era abbastanza per essere stressato, Jannik ha però ha dato piuttosto la sensazione di non essere a posto fisicamente. PERPLESSITÀ Nei momenti topici, il primo numero 1 italiano del mondo tennis ha perso gambe e lucidità ed è caduto – davvero insolito per un campione dalla ferrea qualità mentale – nell’imbuto del dritto avversario. Non gli è successo solo contro Carlitos, col quale s’è spartito gli ultimi 6 Slam, ma anche contro Bublik, guastafeste di qualità che s’esalta sull’erba ma che Jannik s’è trovato a fronteggiare senza più le gambe per spingere il servizio. E poiché lui si dà al 100% da mattina a sera, evidentemente le risposte dei collaboratori non l’hanno accontentato. Anche se, in attesa di chiarimenti ufficiali, si vocifera di problemi personali di Panichi. Ma come reagirà Sinner alle nuove difficoltà? […]
DIFFICOLTÀ Martedì Sinner incrocerà Luca Nardi e poi i temibili Shapovalov e Paul, con ipotesi quarti contro Lorenzo Musetti, al rientro dopo i problemi agli adduttori di Parigi. Nella parte alta di tabellone anche Shelton, Draper e Djokovic, in quella bassa, con Alcaraz (che incrocia Fabio Fognini, forse all’ultimo Wimbledon), spiccano Medvedev, Fritz e Berrettini, storico finalista azzurro a Wimbledon 2021, anche lui al rientro.
(in aggiornamento)
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Autor: Stefano Tarantino