Sinner al bacio (Stefano Semeraro, La Stampa)
È stata una stagione lunga e tempestosa, […] un dialogo teatrale in sei puntate con il nemico del cuore Carlos Alcaraz, insomma per chiuderlo degnamente serviva un happy ending e Jannik Sinner è stato tanto bravo da regalarcelo. Infiocchettando in due set tirati e a volte sgualciti (7-6 7-5 in 2 ore e 15) non la vittoria più bella della stagione contro Carlos Alcaraz, e nemmeno la più strepitosa delle trentuno filate che ha collezionato fin qui al coperto negli ultimi due anni. Ma la più giusta, forse la più umana. A volte ci piace considerarlo un robot, il Rosso, una perfetta macchina da tennis. Nella nostra smania di edificarci miti inossidabili, tralasciamo il fattore umano, i dubbi e le fatiche che deve sopportare un fuoriclasse della sua razza […]. La finale raggiunta dal suo carissimo nemico Alcaraz gli aveva tolto la possibilità di finire l’anno da numero 1, e fa strano pensare che sia possibile non essere il migliore arrivando in finale in tutti quattro gli Slam, vincendone due e conquistando anche il Masters di fine anno. Per non sentire troppo il retrogusto amaro di una stagione comunque mostruosa Jan doveva riconfermarsi a Torino. Impresa mica facile, se hai davanti un tipetto come Carlitos, che magari sul veloce fatica più che altrove a piazzare le sue variazioni, ma resta l’alieno della porta accanto. Jannik nel match è entrato nervoso, contratto, sentiva l’occasione. […] Il set, dopo un inizio tentennante, è salito di qualità mentre precipitava verso il tie-break, e lì Jannik ha confezionato le cose migliori […]. Alcaraz nel frattempo in un allungo si era procurato un fastidio al flessore della coscia destra e dopo un primo intervento del fisio è tornato in campo con una fasciatura vistosa. Ha voglia di accorciare, si affida troppo alla palla corta, ma riesce a sfruttare un passaggio a vuoto di Sinner, che si brecca da solo con due doppi falli e un errore di diritto, perdendo per la prima volta il servizio dopo 65 turni. L’Inalpi Arena si ghiaccia, ma proprio qui emerge la qualità assoluta di Jan, che […] recupera il servizio e anche senza incantare tiene sotto controllo le sfuriate del Niño, portandosi anche la mano all’orecchio per invocare l’aiuto del pubblico dopo uno scambio da 24 colpi. E alla fine, sull’ultimo errore di Alcaraz, si sdraia esausto sul campo […]. È la scena finale in cui c’è tutto: la commozione, l’abbraccio con il team, […] la racchetta regalata al fratello Mark, l’applauso di Torino. […] Un successo «che è il miglior modo per andare finalmente in vacanza», chiosa coach Vagnozzi. La colonna sonora più bella è invece il coro “Carlos, Carlos!” del pubblico, omaggio ad un rivale che non si può fare a meno di ammirare e amare (specie quando perde). «Se non posso essere io il numero 1», dice Jannik, «scelgo te». Alcaraz, che decide oggi se giocare in Davis, si inchina: «Grazie Torino, e riposati, Jannik. Ma cerca di essere pronto l’anno prossimo. Perché io lo sarò». La sfida continua.
Il maestro resta Sinner. Lezione di classe ad Alcaraz: “Grande Slam? Non ora” (Massimo Calandri, la Repubblica)
Grazie, Maestro: Torino illumina d’azzurro la Mole Antonelliana. Jannik Sinner ha rivinto le Atp Finals, il numero 1 del mondo Alcaraz gli ha reso omaggio celebrando un altro bellissimo capitolo di questa sfida: «Sei il migliore. Ora però è tempo di riposare un po’: è stato un anno incredibile per entrambi. Preparati bene, perché a gennaio si ricomincia», ha sorriso Carlitos. Sinner non lo confesserà mai, ma ieri sera al ritorno negli spogliatoi si è commosso: «Era una partita importantissima. Per tanti motivi». La fatica, la tensione al termine di una stagione complicata da quei tre mesi di stop, il desiderio di rivincita dopo l’amarezza di New York. E in realtà, si sono commossi un po’ tutti. […] «Ci sono stati momenti difficili, anche fuori dal campo. Ma ci abbiamo sempre creduto: senza di loro, niente sarebbe stato possibile». Mezz’ora dopo la fine, la gente dell’Inalpi Arena era ancora lì, felice. Innamorata del ragazzo dai capelli rossi. […] La festa e l’abbraccio al termine della partita col fratello Mark (ha ricevuto da Jannik in regalo la racchetta della finale) […]. Sì, è stata una stagione incredibile: le vittorie (Australian Open, Wimbledon) e le finali (Roland Garros, New York) negli Slam. Cemento, terra rossa, erba. Altri tre titoli. Ma quando si gioca sul veloce indoor, Sinner è imbattibile: con quello di ieri sera (7-6, 7-5) è il trentunesimo successo consecutivo. Nel torneo con gli 8 migliori del mondo non ha perso neppure un set e subito un solo break. Nel secondo set, ieri sera, ha servito il 47% di prime palle, addirittura peggio della finale degli Us Open (48%). Niente paura. «Conta battere bene nei momenti importanti, ed è quello che ho fatto quando Carlos ha avuto un set point». Una seconda di servizio a 180 km/h. «Rischiosa, ma era la cosa giusta da fare. A volte ci vogliono un po’ di coraggio e di fortuna. Era meglio perdessi io il punto, e non che lo vincesse lui: le cose bisogna meritarsele». Il tie-break, un quarto d’ora di divertimento puro per tutti, in campo e tribuna. «Nel secondo set ho avuto qualche alto e basso, però è dipeso da Carlos. Non dimenticate che lo hanno appena premiato come numero 1 del mondo: se non posso esserlo io, sono contento lo sia lui». Ora Jannik si prenderà due settimane di vacanza. […] Da metà dicembre comincerà la off season a Dubai, poi tornerà al Country Club di Montecarlo prima di volare in Asia a gennaio: un’esibizione con Alcaraz a Seul, quindi Melbourne. «Vincere tutti gli Slam del 2026? Non ha senso pensarci ora. Il tennis deve essere soprattutto divertimento, vedremo come andrà la stagione. Ora ho solo bisogno di rifiatare, anche mentalmente. È stato un anno difficile. Vincere questa finale è importante, anche perché mi darà l’energia per ripartire nel modo migliore, con un programma ad altissimo livello». Cahill e Vagnozzi confermano: «Lavoreremo perché sia ancora più aggressivo ed efficace. Il miglior tennista dei prossimi 10 anni».
Alcaraz non si ferma (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Non è ancora finita. Carlos Alcaraz non scende dalla ruota del criceto tennistico che impone di non fermarsi mai. Lo aspetta un Torino-Bologna, già questa mattina, perché alla Davis non ha nessuna intenzione di rinunciare. Nonostante la fatica, il problema alla coscia destra massaggiata e poi fasciata tra il primo e secondo set, Carlos ha confermato la sua presenza con la Spagna. Percorrerà i 331 km di distanza tra Torino e Bologna in furgone. […] «Appena arriverò verificheremo le condizioni del mio bicipite femorale […], ma io vorrei giocare». Un fastidio che si era fatto sentire già dopo la semifinale contro Felix Auger-Aliassime e che aveva costretto il team dello spagnolo a praticargli trattamenti fino alle due del mattino. C’è ancora un po’ di tempo per recuperare, visto che l’esordio della Spagna è previsto non prima di giovedì. Non troverà l’amico-rivale Sinner, che quest’anno ha scelto di prendersi un periodo un po’ più lungo tra riposo e allenamento per affrontare un 2026 che ha come primo obiettivo strappare a Alcaraz il numero 1 al mondo. […] La sfida è già aperta, e l’ha lanciata lo stesso spagnolo nel discorso di premiazione, sempre positivo e col sorriso sulle labbra: «Sono molto felice per il mio livello, ho affrontato un giocatore che non perde su cemento indoor ormai da due anni — ha detto rivolgendosi all’altoatesino e al pubblico —. Jannik, dopo ogni sconfitta torni ancora più forte: perdi poco, ma quando succede torni ancora più forte. Complimenti. Ora è tempo di riposarti e di prepararti per il prossimo anno, perché io sarò pronto». […] Sarà l’ennesimo rimpiattino. Entrambi desiderosi di colmare la distanza che ancora li separa. Jannik che punterà a conquistare la terra rossa di Carlos e Carlos che vorrà crescere ancora nell’indoor, il regno inviolabile di Jannik. Sono sempre più vicini, e ieri sera la partita lo ha dimostrato: «Non ho mai avuto dubbi su me stesso. Non ho mai avuto dubbi sul mio livello sui campi indoor — ha detto Alcaraz in conferenza stampa —. Sapevo che avrei potuto giocare e combattere testa a testa con Jannik sui campi indoor. All’inizio della partita, e subito dopo, ho pensato che potevo batterlo, quindi non mi ha sorpreso di essere stato così vicino. Era solo una questione di tennis. […] Sono contento della mia prestazione in finale e sono abbastanza sicuro che il mio livello sui campi indoor continuerà a crescere». Come sempre, a migliorare sono in due, e il numero 1 al mondo ha potuto testare su di sé il lavoro che Sinner ha fatto dopo lo Us Open con Vagnozzi e Cahill: «L’ho detto più volte: penso che un giocatore come lui torni sempre più forte dalle sconfitte. Ancora una volta, ha dimostrato a tutti di sapercela fare. Soprattutto al servizio, quando ti mette addosso tanta pressione». […] Adesso sarà lui a mettersi a studiare davanti alla registrazione della partita, andando alla ricerca dei particolari che potranno fare la differenza nella prossima sfida: «È una cosa importante da fare perché è completamente diverso vedere una partita dall’esterno rispetto a quando sei in campo — ha spiegato —. Con i miei coach metteremo sul tavolo tutte le nostre emozioni. Ne discuteremo, racconterò loro come mi sono sentito in campo, cosa ho sbagliato, o cosa penso di aver sbagliato (sorride). Mi racconteranno come hanno visto la partita, i miei punti deboli, i miei pregi, i miei lati positivi. Ne ho già in mente alcuni, e li ho già raccontati. La stagione è quasi finita, quindi abbiamo già la testa alla preparazione invernale». Ma prima c’è una Coppa da provare a vincere. […]
Sinner, favoloso maestro (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Il tuffo a terra, ma prima ancora quel momento a metà del secondo set in cui chiama a sé il pubblico, lasciando andare la mano in alto in un gesto che invita a fare ancora più rumore. Poi l’abbraccio con il suo angolo: Simone Vagnozzi, Darren Cahill, il ritrovato Umberto Ferrara scoppiato in lacrime; ma anche la fidanzata Laila […] e il fratello Mark. Sono loro a sapere davvero cosa significhi per lui un trionfo così, in Italia, a Torino, al termine di una stagione particolare e contro il rivale Carlos Alcaraz. «Il tennis è uno sport individuale, ma senza il supporto di chi ti aiuta dall’esterno non sarebbe possibile nulla di tutto questo – conferma emozionato l’azzurro -. Era una partita importantissima per tanti motivi. L’abbiamo preparata a lungo, ma non è detto che basti. Sono orgoglioso e sollevato di questo risultato. Provo tante emozioni nuove quest’anno». Il valore della vittoria lo racconta bene coach Vagnozzi, che attraverso i suoi occhi legge Jannik dentro e fuori dal campo: «Siamo felicissimi. Dopo la sconfitta di Roma c’era un po’ di suspense per un’altra finale in casa. E poi lo avete visto buttarsi a terra, lui di solito queste cose non le fa». Lo stesso Sinner parla inebriato dall’atmosfera: «Sembrava dì essere in uno stadio di calcio. Il tifo era per me, siamo in Italia e ci sta. Ma il pubblico sente anche il rispetto che c’è nella nostra rivalità e lo restituisce creando un clima incredibile». Nei complimenti del post partita non si tira indietro nemmeno Alcaraz, che riconosce i meriti del campione delle ATP Finals: «Non ho mai dubbi su me stesso: entro sempre pensando di potermela giocare. Ma oggi ho affrontato qualcuno che non perde indoor dal […] 2023 e che, dopo ogni sconfitta, torna sempre più forte. L’atmosfera? In alcuni momenti mi è anche piaciuta. Tifavano per Jannik, non contro di me. E per un tennista è bellissimo giocare in questi ambienti elettrici: è quello che vogliamo». Fasciato nella zona del tendine del ginocchio a fine primo set, dopo un medicai time-out precedente, Carlos nega di essere stato condizionato: «Non dirò che ha cambiato le cose. Il piano partita non è mutato per il fastidio, ma perché sentivo che dovevo provare qualcosa. Essere più aggressivo ha portato benefici anche se non è bastato […]». In conferenza stampa, Sinner è poi tornato su quanto, ancora una volta, tutto si sia deciso nei dettagli: “[…] Il coraggio di annullare un set point con la seconda? Era una necessità, quello che stavo facendo non funzionava. A volte serve coraggio altre ti aiuta la fortuna: come nel punto del contro-break. Ho steccato la risposta di dritto e poi ho preso una riga». Lucido, sollevato e soprattutto felice, Jannik conferma che anche quest’anno la preparazione invernale sarà tra Dubai e Montecarlo. Qualcuno però gli mette già “pressione” in vista dell’anno prossimo e gli chiede se pensa al Grande Slam dopo aver giocato tutte e quattro le finali Major nel 2025: «È un ragionamento che secondo me non si può fare. Non si può iniziare un anno pensando di vincere 4 Slam. Io non gioco tornei prima di Melbourne, partirò subito con l’Australian Open e dovrò pensare partita per partita. È un traguardo al quale puoi pensare se arrivi lì a fine stagione. E poi nel tennis si parla tanto di vincere e perdere, ma ci dobbiamo anche divertire».
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