Piatti: “Sinner mi ricordava Djokovic. Sapevo che se ne sarebbe andato. Può realizzare il Grande Slam”

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Riccardo Piatti è stato un tassello fondamentale per la nascita e la crescita del talento di Jannik Sinner. Se l’altoatesino è arrivato a vincere tre Slam nel giro di 12 mesi e ad issarsi al n° 1 del mondo, il merito va anche al suo ex allenatore. Quest’ultimo ha concesso una lunga ed interessante intervista ai microfoni del quotidiano ‘Il Corriere della Sera’, nell’edizione in edicola questa mattina, cominciando subito a parlare della mancanza di un allievo di alto livello.

Ho smesso di vivere la vita degli altri. 52 settimane all’anno in trasferta, la famiglia che ruota intorno alle esigenze del giocatore: Gasquet, Ljubicic, Raonic, Djokovic, Sinner. Quando ho finito con Jannik ammetto di aver avuto qualche mese di stordimento, poi sono andato verso quello che piace a me: insegnare tennis. Il Piatti Center non è un supermarket: qui si fa un processo di crescita. L’ho fatto anche io. È stato un clic mentale, sono cambiate le priorità ma il tennis rimane in cima ai miei pensieri. Ora inseguo i sogni dei ragazzini“.

Interrogato sullo stato di forma attuale del tennis mondiale ha risposto così: Vedo un momento di passaggio. In testa c’è un Sinner molto cresciuto. Alcaraz insegue, ma non crocifiggetelo: ha già quattro Slam, è del 2003, si sta costruendo vita e carriera. Arriverà anche la maturità. C’è un cambio generazionale in atto. Joao Fonseca, a 18 anni, ha giocato solo 33 match ATP. Io a Jannik dicevo che ne doveva fare 150 prima di aspirare al salto di qualità. Lui aveva fretta: al 139° è diventato n° 9 del mondo. Diamo tempo a Fonseca, riparliamone quando arriva a quota 80 partite. Mensik ne ha giocate 69 e ha già vinto Miami. Lo trovo interessante però, anche nel suo caso, risentiamoci tra 60/70 match. Non conosco la motivazione di questi talenti, conoscevo bene quella di Jannilk: mi ricordava molto Novak Djokovic. Un’arroganza agonistica rasente la cattiveria”.

Poi le aspettative sul rientro di Jannik Sinner: Jannik sarà subito forte. Io credo che davvero quest’anno possa fare il Grande Slam. La sospensione gli ha allungato la vita: arriverà a fine stagione fresco. Si gioca troppo, mentalmente non ci si ferma mai. Lui tornerà carico e motivato, lo è sempre stato. In pandemia molti ne approfittavano per non allenarsi, Gasquet nello stop per doping ha preso otto chili, Jannik non ha perso un giorno, sa perfettamente dove vuole andare“.

Nel corso della lunga intervista Riccardo Piatti parla anche del rapporto con Jannik Sinner e della loro separazione: Ci sentiamo di rado, però l’8 novembre mi ha mandato gli auguri di compleanno. Eravamo alla vigilia delle ATP Finals. Divertiti e facci divertire, gli ho scritto. Andrà bene, ha risposto. Sapeva già tutto, sapeva che avrebbe vinto. Sinner sa chi è, Alcaraz lo sa a giorni alterni. Fonseca lo sa?“.

Tutti ricordano il match con Daniel, a Melbourne, nel gennaio 2022, quando ha detto: stai calmo, ca**o. Ce l’aveva con me per cose di campo, era già successo altre volte: è normale dinamica tra coach e giocatore. Non è quello il problema. Ho sempre voluto che Jannik diventasse indipendente, sapevo che un giorno se ne sarebbe andato. Ma con lui dovevo essere l’allenatore rigoroso, a volte rigido: era il mio ruolo. Per Jannik ad un certo punto è stato troppo da reggere. Rifarei tutto, era l’unico modo per arrivare in alto. Dovevo dire di no, dare regole. L’ho preso a 13 anni, se n’è andato a 20. In quel momento sentivo di dover fare così. Come oggi con Dhamne: un giorno mi manderà a quel paese anche lui”.

Per poi passare alla mancanza di un titolo Slam da allenatore: “È un’idea che avevo in testa, ma non credo di valere meno come coach perché ancora non l’ho vinto. E comunque in Jannik e nei suoi tre titoli Slam, senza nulla togliere al suo team, rivedo molto del lavoro che abbiamo fatto con Dalibor Sirola, Andrea Volpini e Claudio Zimaglia. Jannik non mi nomina? Non ne soffro. Conosco lui e conosco i giocatori, come sono fatti, come ragionano. Guardano sempre avanti, mai indietro. Non la vivo come una questione di irriconoscenza: Jannik fa il suo lavoro, non deve ringraziare nessuno“.

Infine la chiosa sul possibile super coach di Jannik Sinner: Carlos Moya, che avevo già preso in considerazione. È stato numero 1, conosce il circuito. Umanamente è un’ottima persona, come Darren. Renzo Furlan, ora che ha smesso con Paolini, è libero. Ljubicic è molto valido. Oppure Becker, che avevamo contattato, però lavorare con Boris è più complicato. I nomi sono questi”.

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Autor: Fabio Barera