Năstase: “Pietrangeli è stato il mio idolo. Lo chiamavo il vecchio leone, era un gentleman” [ESCLUSIVA]

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Năstase: “Pietrangeli è stato il mio idolo. Lo chiamavo il vecchio leone, era un gentleman” [ESCLUSIVA]

Ci sono proprio tutti al campo Nicola Pietrangeli del Foro Italico per dare l’ultimo saluto al grande campione italiano. Qua, circondata dalle 18 statue in marmo di Carrara realizzate da Eugenio Baroni, è stata allestita la camera ardente del primo grande campione italiano di questo sport. Come da sue volontà. Per onorarlo si è mossa l’alta nobiltà del tennis, di ieri e di oggi, e tra i tanti presenti anche un amico di vecchia data di Pietrangeli, Ilie Năstase. Intercettato dal direttore Ubaldo Scanagatta, l’ex tennista rumeno ha voluto ricordare il monumento dello sport azzurro.

Ubaldo Scanagatta: C’è qua con me Ilie Năstase che mi deve raccontare un suo aneddoto con Nicola Pietrangeli. Che cosa ti ricordi di Nicola?
Ilie Năstase: “Ci sono molti aneddoti, però Nicola e Manolo Santana erano i miei idoli, perché io ero, credo, di tredici anni più piccolo rispetto a loro. Guardavo sempre anche Beppe Merlo. Mi affascinava perché faceva le palle corte con due mani. Nicola è stato… io lo chiamavo il vecchio leone.

Ubaldo Scanagatta: Il vecchio leone? 
Ilie Năstase: Sì, perché era un gentleman. Era un gentleman e mi è piaciuto molto perché lui era molto aperto, come me, come Țiriac. Siamo diventati amici. Non c’erano problemi, ci conoscevamo, si andava insieme a cena e, anche se uno perdeva e l’altro vinceva, non c’erano problemi. Non lo so se oggi esiste questo”.

Ubaldo Scanagatta: È stato un vero signore, un principe del tennis. Ti ha dato qualche volta un consiglio, qualcosa? Ti ha detto qualcosa per una tua partita, oppure no? Che cosa ti ricordi?
Ilie Năstase: Mi ricordo un anno che ho perso in finale. Ho speso tutti i miei soldi in discoteca. C’erano stati tutti i giocatori lì. Però mi ricordo sempre questo: prima cosa, camicia e pantaloni uguali, marca Lacoste, grazie al padre di Nicola che me li ha regalati a Roma. Non avevamo soldi, non avevamo la roba per giocare. Giocavamo con scarpe differenti, pantaloni di qualcun altro. Comunque mi dispiace molto che Nicola se ne è andato”.

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