Wimbledon è proprio lì, dietro l’angolo. Pochissime ore ci dividono da lunedì 30 giugno, giornata di inizio dei tabelloni principali. Il sorteggio avverrà venerdì alle ore 11 italiane e, per quanto riguarda la lista dei favoriti per il singolare maschile, non pare che ci siano dubbi. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, prima e seconda testa di serie, sono i nomi più papabili per la conquista del titolo, essendosi spartiti equamente gli ultimi sei Slam. Di questi due fenomeni, del manto erboso di Church Road, di altri nomi importanti, tra cui anche quelli di giocatori italiani, ne ha parlato Ivan Ljubicic in un’intervista concessa a Federica Cocchi per La Gazzetta dello Sport.
L’ex numero 3 al mondo ha subito messo le cose in chiaro, individuando le qualità di Alcaraz, bi-campione uscente, sulla superficie verde, manto sul quale non sembra faticare ad adattarsi. Proprio come un tennista svizzero che sui sacri prati londinesi trionfò otto volte, l’ultima delle quali a fianco proprio del campione di Indian Wells 2010. “Carlos ha tutto quello che serve per giocare bene sull’erba. Risponde bene, si muove bene, è molto potente. Ma non è una sorpresa, perché ha trovato da subito il feeling. Si tratta di una superficie particolare: o trovi subito la tua dimensione o fai fatica. Io ho avuto difficoltà tutta la carriera. Federer, come Carlos, ha subito trovato il giusto feeling”.
Non è però per nulla semplice arrivare a provare le giuste sensazioni in campo, su una superficie ardua da leggere e che negli ultimi anni ha subito dei grossi cambiamenti. Le difficoltà principali risiedono nel “muoversi, rispondere, usare il servizio. Io ero un grande battitore, eppure sull’erba non riuscivo a servire. Spostarsi è complicato, e quest’erba di oggi è fatta per il contrattacco: chi batte e scende a rete non fa più molta strada. La palla rimbalza molto più alta, molto più regolare. Ricordo che ai miei tempi i primi giorni del torneo quasi non si riusciva a palleggiare, la palla rimbalzava sotto il livello del ginocchio. Oggi rimbalza quasi come sul cemento”.
E ai giorni d’oggi se si parla di cemento, si parla di Jannik Sinner. Ma secondo il classe ’79 di Banja Luka il numero uno al mondo non ha ancora trovato lo stesso feeling sui manti erbosi come invece è riuscito a scovare Alcaraz. “Sulla carta dovrebbe trovarsi bene, ma non mi sembra abbia avuto lo stesso feeling di Carlos. Lo spagnolo si muove bene, ha grande equilibrio. Però Sinner, a partire dal servizio, sta crescendo anche sull’erba. È una superficie su cui, se ti piace avere tutto sotto controllo, sei meno comodo”.
Alla fine, però, il margine sembra essere minimo tra i due su tutte le superfici. Compresa la terra, sulla quale il 23enne di Sesto Pusteria ha lasciato un bel po’ di amarezza qualche settimana fa. Roland Garros, finale, tre match point consecutivi… Non serve dire altro. “È stata una bella tranvata, un colpo duro. Ma sapete come si cancella un colpo così? Se vai avanti e hai la possibilità di vincere uno Slam. La buona notizia è che questo è il momento ideale perché, se prendi la legnata a Parigi, hai tre settimane e ti rimetti in gioco subito. Se ti succede a New York, devi aspettare fino all’Australia, dall’Australia a Parigi è ancora più lunga”.
Chiaramente l’obiettivo di Jannik è e deve essere alzare il trofeo, magari sconfiggendo in finale proprio il 22enne di El Palmar, che secondo alcuni gli è entrato nella testa come un tarlo, avendolo sempre sconfitto nelle ultime cinque occasioni. “Può esserci, perché alla fine è l’unico che lo batte e quando perdi con un giocatore solo è ovvio che la tua mente si ferma molto là. È il nodo che Jannik deve sbrogliare in questo momento. Passerà sicuramente del tempo a studiare il modo di battere Carlos, ma lo spagnolo non è uno che ti dà una mano da questo punto di vista. Non ci sono tante cose da fare contro Alcaraz: l’andamento della partita dipende molto da lui. Poi è ovvio che in questo momento Jannik lo soffra”.
Sinner e Alcaraz, Alcaraz e Sinner. Ma ce ne sono altri 126. Tra questi, un certo Novak Djokovic che ai Championships ha vinto sette volte e nelle ultime due edizioni si è spinto sino alla finale. “Beh, non vi sarete mica dimenticati di Djokovic? Uno che ha vinto Wimbledon sette volte non può mai essere considerato fuori dai giochi. In più, il Roland Garros l’ha rimesso in condizione: sta bene ed è molto motivato”.
Chi invece deve ritrovare fiducia è Matteo Berrettini, già arrivato a Londra, che tutti i tifosi italiani sperano di rivedere in campo dopo più di un mese e mezzo dall’ultima volta. Ma c’è anche Lorenzo Musetti e, tra le speranze di casa, Jack Draper avrà sulle spalle il peso del Regno Unito dato che sarà insignito della quarta testa di serie. “A differenza dall’anno scorso arriva senza tornei sull’erba (Musetti, ndr) e questo potrebbe metterlo in difficoltà. Credo sia da seguire attentamente. Draper gioca in casa ed è un giocatore che sull’erba è molto naturale. E infine vediamo cosa farà Matteo Berrettini: se starà bene, se inizierà bene il torneo. Speriamo che Wimbledon gli risvegli ricordi piacevoli”.
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Autor: Andrea Binotto