Una carriera strepitosa quella di Ivan Lendl, capace di conquistare 94 titoli tra cui 8 del Grande Slam, cinque ATP FIinals e una storica coppa Davis. È mancato solamente il sigillo a Wimbledon, dov’è stato due volte finalista, ma Terminator rimane senza dubbio il giocatore simbolo della seconda metà degli anni ottanta, riuscendo a rimanere in vetta per 270 settimane, superato solamente da Novak Dokovic (428), Roger Federer (310) e Pete Sampras (286).
Tra i tennisti che assomigliano di più al nativo di Ostrava c’è Jannik Sinner e a confermarlo è lo stesso Lendl in occasione di un’intervista a La Stampa: “Ho parlato con il suo coach Darren Cahill nei giorni scorsi e gli ho detto proprio questo: fra tutti i tennisti di oggi Jannik è quello in cui mi rivedo di più, specie per il fisico. Ero magro come lui da adolescente e picchiavo più di tutti, poi mi sono irrobustito e il mio tennis si è sviluppato. Jannik sta lavorando sulle volée, sul rovescio tagliato, sulla seconda di servizio… insomma, le somiglianze sono tante“
Lendl ha spiegato come “Jannik e Carlos sono superiori e quando perdono è una sorpresa”, anche se bisogna fare moderata attenzione ad Auger-Aliassime: “Felix per me può battere chiunque: una volta – spiega Ivan -. Il punto è, che cosa succede se giocano dieci volte? Se servi bene, forzi tutti i colpi e ti stanno dentro, puoi farcela. Bublik ha battuto Jannik ad Halle: sull’erba e dopo Parigi, è vero, ma dimostrandosi molto pericoloso. Giocatori potenti come lui e Felix possono occasionalmente mettere in difficoltà Sinner e Alcaraz, ma loro restano più solidi di chiunque».
In precedenza Lendl ha citato Cahill, di cui sottolinea la sua importanza per Jannik: “Ha tanta esperienza ed ha avuto grandi successi, ma non conosco il team e non posso giudicare. La cosa importante è che Jannik gioca sempre meglio. Ed è a lui che va il merito”.
Il ceco ha rivelato di non conoscere Sinner di persona, ma non ha dubbi su di lui: “Sembra avere il desiderio di migliorarsi sempre, ed è una grande qualità. Se smetti di farlo, gli altri iniziano a batterti, e lui lo ha capito bene. In passato ho visto che era vulnerabile, ma ora dovrei dare un’occhiata alle statistiche per capire se è ancora così. Proprio perché migliora in continuazione“.
A proposito di US Open, Lendl vinse nel 1985 il suo primo titolo nello Slam statunitense battendo McEnroe: “Non ricordo troppo. John mi aveva battuto in estate a Montreal, quindi fu una vicenda simile a quella dell’anno prima, quando vinsi con lui in finale al Roland Garros dopo che mi aveva superato al Torneo dei Campioni e a Düsseldorf. Furono match diversi, ma con una preparazione simile”.
Che i Lendl-McEnroe dell’epoca possa essere i Sinner-Alcaraz di ora? “Sono i due più forti al mondo ed è un bene per il tennis. Certo, puoi paragonare qualsiasi cosa, ma quante volte si sono incontrati… Hanno ancora molta strada da fare. Gliene mancano 22 prima che possiamo fare paragoni!”. Infatti Sinner e Alcaraz si sono affrontati 15 volte contro i 37 testa a testa tra Ivan e John.
Al netto dei 38 anni, Lendl non è stupito da Djokovic: «Veramente no… È quello che ti aspetti da Novak. È in forma, sa leggere benissimo le partite, probabilmente meglio di tutti. Si muove bene, sa assorbire la velocità della palla, conosce le varie superfici e da grande stratega sa quando spingere e quando rallentare. Diciamo che è sorprendente, ma non in assoluto».
Risposta secca: può Nole battere Alcaraz ed eventualmente Sinner in finale? “Prima di tutto Jannik non è ancora in finale… Ha battuto Carlos in Australia, quindi sa come farlo. Non dico che lo batterà, Alcaraz resta il favorito, ma Novak ha una chance“.
Chiosa finale su Lorenzo Musetti e il suo rovescio a una mano: “Non è passato tanto da quando ci è riuscito Federer… Non voglio dire che sia un vantaggio, io stesso se rinascessi vorrei avere un rovescio a due mani. Ma Roger ha dimostrato che è possibile”.
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