Le sconfitte di Alcaraz al Sunshine Double: cosa ci dicono le statistiche

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(in collaborazione con il tennis analyst Carlo Cultrera)

Due sconfitte che non lasciano presagire nulla di buono. Stiamo parlando di quelle di Carlos Alcaraz al Sunshine Double. La prima, nella semifinale di Indian Wells contro Jack Draper, la seconda all’esordio a Miami contro David Goffin. Entrambe in tre set, entrambe con dei parziali lasciati andare dal 21enne spagnolo che raccontano andamenti tennistici piuttosto preoccupanti per uno come lui. Possiamo evidenziarlo prendendo in considerazione varie statistiche, numeri e aspetti dei set persi dal quattro volte campione Slam nelle due partite. Numeri che, come detto, fanno certamente riflettere sul tennis disordinato e incostante che Carlitos sta mettendo in mostra in quest’ultimo periodo.

Basti pensare che queste due ultime sconfitte sono arrivate contro tennisti che, sulla carta, non potrebbero essere più agli antipodi, nonostante in questi match abbiano cercato entrambi – a Draper viene più naturale, a Goffin meno – l’aggressività per togliere il tempo di gioco a un tennista eclettico come Alcaraz. Nella partita californiana la diagonale di sinistra è stata cruciale nell’esito dell’incontro. Rovescio per lo spagnolo, dritto per l’inglese, bravo molte volte a cambiare sul lungolinea, mentre se decideva di continuare sull’incrociato lasciava poca possibilità all’avversario di spostarsi sul dritto per indirizzare lo scambio.
Diversamente invece è andata nel match contro il belga, il quale, nonostante l’età stia iniziando a diventare per lui avanzata, ha mostrato una velocità e una freschezza tennistica strabiliante riuscendo ad anticipare le giocate avversarie, entrando quindi per primo all’interno della zona d’attacco. E da quella posizione l’ex numero 7 al mondo ha potuto pensare con calma a quale colpo utilizzare per ammazzare lo scambio. Se accelerazioni o anche ‘carezze’ che chiamassero a rete lo sfidante.

E se è ipotizzabile che contro Draper la difficoltà di manovrare gli scambi sia più elevata, dato che il mancino di Sutton ha servito in media la prima a 200 km/h, la scusante crolla totalmente se ci si rapporta alla media della velocità della prima palla del belga, che si aggira attorno ai 177 km/h. Un servizio di certo non proibitivo, anche contando la velocità più accentuata dei campi che, come qualunque altro aspetto non controllabile del tennis, vale sempre per entrambi.

Ma andiamo ora a prendere i numeri dei quattro set persi dall’attuale numero 3 ATP. Partiamo in ordine, quindi dal primo parziale contro Draper. Qui è evidente, Alcaraz non era ancora sceso in campo. Un 6-1, in ventitré minuti, nel quale Carlos ha piazzato uno scadente 38% di prime in campo, ha raccolto solo 2 punti su 8 con la seconda e ha perso il servizio due volte alla prima palla break sfruttabile da Jack, bravo dal canto suo a partire centrato al servizio con il quale ha capitalizzato l’85% di punti con la prima palla in campo. E se non vogliamo parlare della battuta, ci fermiamo agli eloquenti 13 gratuiti (Draper 2) messi a segno dal 21enne murciano. Davvero troppi.

Passando direttamente alla frazione decisiva – nella seconda il britannico è scomparso dal campo: il servizio non gli ha regalato più niente e con i colpi ha rimbalzo ha commesso 15 errori non forzati in sei game -, notiamo che anche in quest’occasione Alcaraz non è stato presente. Anche se lo score finale ci dice 6-4 in favore dell’attuale numero 7 al mondo, è importante ricordarsi che quest’ultimo si è trovato in vantaggio 5-2, salvo poi avere il classico momento di ‘braccino’ prima di chiudere, che ha fatto sì che Carlos recuperasse uno dei due break. Le statistiche complessive del set sono qui un po’ più clementi con lo spagnolo. La prima di servizio è entrata di più, gli errori sono diminuiti e i vincenti aumentati. Ma nei pressure points di nuovo parecchio male, con ancora una volta due palle break su due offerte e trasformate da parte dell’avversario, che ha cercato di non strafare (vedi i soli 5 vincenti in tutto il set) rimanendo più che altro attento quanto più possibile ai primi frangenti dello scambio. Chiudiamo l’analisi di questo match riportando proprio i punti vinti complessivamente dopo gli scambi da 0 a 4 colpi nel primo e nel terzo set. Draper ne ha vinti 34, Alcaraz 12. Qui le analisi si fanno da sole.

Arriviamo ora alla sconfitta più recente, quella contro Goffin. Del primo set, vinto da Carlitos, diciamo solamente che lo spagnolo è stato più consistente sulla lunga distanza, dato che le percentuali al servizio lo hanno premiato. Sulla seconda dell’avversario, poi, è spesso riuscito a entrare bene guadagnandosi anche la rete, vicino alla quale ha messo in tasca 8 punti su 8. Nel secondo parziale, vinto dal belga per 6-4, si è potuto osservare un leggero calo da parte di Alcaraz e un miglioramento sul fronte belga, specialmente per quanto riguarda il colpo di inizio gioco. Infatti, il 34enne nato a Liegi non ha più fatto vedere neanche l’ombra di una palla break all’avversario (cosa che si è poi ripetuta anche nel terzo set) e sia con la prima che con la seconda le percentuali di trasformazione si sono alzate.

Nel parziale finale, Alcaraz ha ripetuto lo stesso numero di vincenti ed errori del secondo set (14 e 11) e, anche se è riuscito a mettere in campo più di tre prime su quattro, la conversione in punti con questo colpo è stato a dir poco deludente (58%). Goffin, nel mentre, ha continuato a fare il suo, specie negli scambi da 5 a 8 colpi dove, per lo stile di gioco assoluto di entrambi, dovrebbe teoricamente primeggiare Alcaraz, più esuberante, tendente al vincente e in generale con una cilindrata tennistica maggiore. Ma non è andata così, perché il finalista alle ATP Finals 2017 è uscito con il punto in mano in 21 occasioni su 32 totali sommando quelle del secondo e del terzo parziale. E ricordate l’en plein di Alcaraz a rete nel primo set? Bene, dal secondo in poi l’iberico ha vinto un punto su tre (4 su 12) quando si è trovato a pochi centimetri dal nastro. Goffin gli ha nascosto la palla chiamandolo in avanti. E Carlos, a scambio inoltrato come anche quando si è fatto vedere in quelle zone del campo, si è sentito in dovere di dimostrare qualcosa. Ma David non lo ha lasciato esprimersi.

Ergo, Alcaraz fa dell’ampio repertorio la faretra da cui attingere per scoccare qualsiasi tipo di freccia. Ma in questo periodo l’automatismo di cui sopra non sembra essere oliato a sufficienza. Perché, mentre lo si guarda giocare, sembra quasi di carpire dai suoi occhi e dai suoi movimenti danzanti sul rettangolo di gioco una domanda di fondo che lo tormenta: “Quale freccia scelgo?

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Autor: Andrea Binotto