E se i top players potessero ridurre a ra dodici a otto giorni i nuovi Masters 1000? Questo potrebbe accadere se anziché un solo bye ne venissero loro concessi due. Ovviamente per rispettare un fair play con gli altri giocatori che invece si batterebbero fin dal primo turno occorrerebbe non attribuire i punti ATP di solito assegnati a chi supera i primi due turni. Quindi spetterebbe al top player optare per una soluzione o per l’altra. Vuole arrivare dopo? Non fa i punti, né guadagna il prize money di solito previsto. Arriva prima e sta 12 giorni come tutti gli altri, in questo caso guadagna anche soldi e punti.
Questa problematica è stata posta ad Andrea Gaudenzi dal direttore Scanagatta. Alla domanda: “Perché non pensate di dare due bye ai top, così entrerebbero al terzo turno e potrebbero arrivare più tardi al torneo?“, il presidente dell’ATP ha sorprendentemente risposto che su questa questione è in corso una riflessione in casa ATP.
Il problema dei “nuovi 1000”
I Masters 1000 da 12 giorni sono ormai una parte integrante del circuito ATP, ben 7 dei tornei di categoria sono ormai così, con un bye al primo turno per le 32 teste di serie. Lo spettacolo nei turni iniziali ne risente, e soprattutto ai top player, che arrivano in fondo, non sta bene l’assenza di un effettivo riposo tra un torneo e l’altro, né la fatica di passare 12 giorni (comunque lavorativi) lontano da casa. Una questione annosa, di cui si è discusso spesso senza trovare una reale soluzione.
Ma pare che l’ATP stia prendendo in considerazione ipotesi varie per migliorare lo spettacolo e accontentare sia i giocatori di seconda fascia che i top player. Una decisione come quella di far diventare i bye due piuttosto che uno, ovviamente comporterebbe degli adeguamenti, senza dare punti e prize money per i turni precedenti a chi entra direttamente in una fase avanzata, modellando i tabelloni in modo che una tale soluzione possa poi essere compatibile con il regolare svolgimento di un torneo.
“Sarebbe un’opzione”, ha chiosato Scanagatta, “chi vuole venir prima potrebbe guadagnare punti e premi in ogni caso, chi arriverà dopo, per svolgere anche eventuali attività esterne come esibizioni o impegni presi con sponsor vari, vi rinuncerebbe”. Andrea Gaudenzi, dirigente non refrattario ai cambiamenti, ha colto la palla al balzo: non ha infatti negato o ignorato a piè pari la domanda, bensì ha sottolineato come l’ATP stia pensando anche ad una soluzione del genere per appianare le lamentele e sopire le polemiche sui 1000 da 12 giorni.
Saper cambiare
Il cambiamento è spesso un bene, anche se dovesse arrivare a modificare le regole del tennis in senso stretto. In passato Gaudenzi, ex tennista di ottimo livello, aveva evidenziato come il modello Next Gen Finals (un servizio, set al meglio dei 4 game) fosse più intrigante perché dava modo di ridurre i tempi morti. Un’altra questione sollevata nella mattinata torinese da Scanagatta, che ha ovviamente chiesto se si stesse lavorando anche in questo senso. La risposta del presidente dell’ATP, in questo caso, è stata di più ampie vedute: per quanto ci sia la necessità di ridurre tempi morti in alcune fasi del set, bisogna pesare l’eventuale gradimento del pubblico. E, finché questo sistema piace e va bene (come d’altronde è sempre stato), è difficile cambiarlo.
Scanagatta ha ragionato sull’eventualità di concedere un solo servizio, che velocizzerebbe i game rendendo tutto molto più avvincente, in set in cui (quando non si arriva a uno scontato tie-break) basta un break per aggiudicarsi i parziali. Di certo Gaudenzi, e l’ATP tutta, hanno ben presente i problemi attuali, dai top player come Sinner e Alcaraz fino alla base della piramide. E, come dimostrano le tante iniziative promosse a sostegno e le innovazioni nel tour divenute quasi una costante negli ultimi anni, l’intenzione è di lavorare alacremente per trovare soluzioni che mettano d’accordo tutti. Giocatori e appassionati.
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