Maturo, calmo e lucido. “Di Fonseca abbiamo visto solo la punta dell’iceberg”, diceva a fine settembre Pat Rafter in Laver Cup. Ma soprattutto, “impara in fretta”, aveva affermato l’ex numero 1 al mondo australiano. Solamente due mesi dopo, Joao ha alzato al cielo il trofeo più importante della sua carriera. Allo Swiss Indoors Basel, ultimo ATP 500 stagionale assieme a quello di Vienna, il 19enne brasiliano ha sconfitto Alejandro Davidovich Fokina in due set, laureandosi campione del torneo.
Si tratta del suo secondo sigillo nel circuito maggiore, dato che nel mese di febbraio aveva ricevuto il battesimo al 250 di Buenos Aires. L’annata era poi proseguita un po’ in chiaroscuro e molti gli avevano così consigliato di cambiare allenatore. Ma Fonseca sa bene quello che fa. Ha quindi continuato per la sua strada essendo sé stesso – non una copia né di Gustavo Kuerten, né tantomeno di Jannik Sinner – e fissandosi degli obiettivi che, nonostante non siano stati raggiunti nel breve termine, lo hanno però spronato a dare il meglio di sé giorno dopo giorno. “Voglio essere testa di serie al prossimo Slam”, raccontava a Wimbledon. Per lo US Open 2025 non c’è riuscito, ma per l’Australian Open 2026 è molto probabile che lo sarà.
Difatti, con la vittoria in Svizzera Joao entrerà in top 30 da lunedì 27 ottobre e si siederà nella 28esima poltrona del ranking mondiale (è 24 nella Race). Lo farà a 19 anni e 2 mesi – come ha riportato Bastien Fachan sul suo profilo X -, proprio come tre stelle del tennis moderno quali Roger Federer, Novak Djokovic e Andy Murray. Una coincidenza che quindi lascia ben sperare per il suo futuro. Diventa poi il settimo tennista brasiliano a rompere il muro della top 30 da quando esistono le classifiche (1973). Prima di lui c’erano riusciti il già citato Kuerten (best ranking di n. 1), Thomaz Bellucci (#21), Thomaz Koch (#24), Fernando Meligeni (#25), Luiz Mattar (#29) e Marcos Hocevar (#30).
Era dai tempi di Kuerten che vinceva Cincinnati nel 2001 che un brasiliano non agguantava un torneo che fosse al di sopra della categoria 250. Inoltre, dal 2009 – anno in cui è entrata in vigore la categoria ATP 500 come la conosciamo noi adesso – nessun brasiliano era mai stato capace di issarsi sino all’ultimo atto in un torneo di questo livello. E siccome Fonseca ha tutta l’intenzione di voler bruciare le tappe, ha pure strappato il titolo in quel di Basilea, diventando così il secondo campione più giovane di un ATP 500 dopo Carlos Alcaraz, capace di imporsi a Rio de Janeiro e Barcellona nel 2022 ancor prima di compiere i 19 anni.
Proprio contro l’attuale numero 1 al mondo Joao giocherà a dicembre un’esibizione a Miami, in Florida. Ovvero lo stato che diede i natali a Jim Courier, il più giovane vincitore del torneo di Basilea (1989), evento che va in scena dal 1970 (fatalità l’anno di nascita dell’ex numero 1 statunitense). Fonseca è quindi il secondo più giovane ad accaparrarsi l’ambito trofeo svizzero in 54 edizioni del torneo. Il bilancio contro i top 20 in questa fase iniziale della carriera torna poi piano piano in equilibrio (5 vittorie, 6 sconfitte), lui che prossimamente punterà a valicare proprio questo prossimo muro della classifica mondiale. Per poi chissà, magari spingersi persino oltre, verso quella top 10 tanto pronosticata per lui da tutti.
“Avevamo fatto la scommessa che se io avessi vinto uno di questi tornei mi sarei rasato i capelli (ride, ndr)”, ha rivelato Joao durante la premiazione. “I miei genitori sono arrivati dal Brasile”, ha poi fatto sapere ai microfoni di Tennis TV a seguito della finale. “Dovevano andare direttamente a Parigi, ma hanno cambiato i biglietti e sono arrivati qui a Basilea un’ora prima dell’incontro insieme ai miei zii. È bellissimo averli avuti qua nel momento in cui ho vinto il mio titolo più importante. Loro hanno sempre creduto in me. Inizialmente pensavo di andare all’università, ma loro mi hanno lasciato scegliere quello che volevo (Sinner gli consigliò di passare direttamente al professionismo, ndr) dicendomi che in ogni caso ci sarebbero stati lì per me per supportarmi. Li voglio quindi ringraziare tanto. Mia mamma viaggia con me da quando ho undici anni (si commuove, ndr). Questo titolo è per lei”.
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