GRAN FINALE (Cocchi). Super Musetti:”E ora Djokovic, una leggenda” (Sepe). Musetti dall’inferno al paradiso. Se oggi batte Nole è l’8° maestro (Azzolini). Prove di Finals (Crivelli). A Torino scopriremo anche il numero 1 (Scarlata). Gli Dei del tennis (Semeraro). Sinner e Alcaraz è sempre uno show (Martucci). Bolelli-Vavassori, il doppio ci fa sognare (De Gregorio)

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GRAN FINALE (Cocchi). Super Musetti:”E ora Djokovic, una leggenda” (Sepe). Musetti dall’inferno al paradiso. Se oggi batte Nole è l’8° maestro (Azzolini). Prove di Finals (Crivelli). A Torino scopriremo anche il numero 1 (Scarlata). Gli Dei del tennis (Semeraro). Sinner e Alcaraz è sempre uno show (Martucci). Bolelli-Vavassori, il doppio ci fa sognare (De Gregorio)

GRAN FINALE (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Lorenzo Musetti è un artista. E con gli artisti bisogna aspettarsi un po’ di tutto, anche un match che si apre vincendo un set 6-0 e rischia di finire con una sconfitta al terzo. Per fortuna anche questa volta Lorenzo ha portato a casa la pelle dopo essersela vista davvero brutta, a un solo punto dal ko che avrebbe stroncato anche le ultime speranze di qualificarsi per le Atp Finals e sorpassare Aliassime all’ottavo posto della Race. Il numero 2 italiano ha superato Sebastian Korda in tre set e oggi in finale all’Atp 250 di Atene sfiderà Novak Djokovic, nell’occasione padrone di casa visto che il torneo, trasferito da Belgrado, è organizzato dal fratello. L’allievo di Simone Tartarini ha un doppio obiettivo: raggiungere Torino e vincere il primo torneo dopo tre anni di digiuno, da Napoli 2022. Certo non sarà facile, contro Djokovic: col serbo l’azzurro ha un bilancio di una sola vittoria e otto sconfitte, e nelle ultime tre partite contro di lui non ha mai vinto un solo set. […]. Nole, che ci tiene particolarmente a far bene nella città dove ha scelto di trasferirsi con tutta la famiglia, ha sconfitto in semifinale il tedesco Yannick Hanfmann, numero 117 al mondo, e se la sua presenza alle Finals è ancora in bilico, quello a cui più ambisce il fenomeno serbo è allungare la lista dei record: quest’anno ha un bilancio di 30-0 quando ha vinto il primo set, e oggi giocherà la finale numero 144 Atp in carriera, la 95esima sul cemento. Ma soprattutto, se vincesse contro Musetti, arriverebbe a 101 titoli, a sole due lunghezze dai 103 di Roger Federer, secondo dietro Jimmy Connors (109) per numero di tornei vinti nella storia. Sprint Musetti è consapevole della sfida che lo attende: «Il livello della partita con Korda è stato in crescendo – ha detto dopo la vittoria -. Sono molto felice per il modo in cui sono stato in campo. Sono stato combattivo e ho avuto un atteggiamento positivo, che ha pagato. L’obiettivo principale è raggiungere le Finals e cercherò di essere concentrato al massimo». Le ultime volte che ha lottato per un trofeo non è andata troppo bene per Musetti: «Non ho avuto fortuna ultimamente – ha detto -, ma la storia può sempre cambiare e metterò tutta l’energia che mi è rimasta». Djokovic intanto non vuole saperne di anticipare la sua decisione riguardo Torino: «Prima concluderò il torneo, poi vi farò sapere». Aspettiamo.

Super Musetti: “E ora Djokovic, una leggenda” (Antonio Sepe, Il Corriere dello Sport)

[…]. Lorenzo Musetti se l’è vista brutta contro Sebastian Korda nella semifinale dell’ATP 250 di Atene, tuttavia dopo 2 ore e 20 minuti ha potuto alzare le braccia al cielo. 6-0 5-7 7-5 il punteggio di un incontro sulle montagne russe in cui è successo di tutto e che gli ha permesso di raggiungere la terza finale in stagione. L’azzurro è ora atteso da una delle sfide più importanti della carriera: alle ore 16 italiane (diretta Sky Sport) affronterà Novak Djokovic in un match in cui si gioca tutto. Vincere vorrebbe dire tornare a conquistare un titolo ATP dopo tre anni, ma soprattutto volare per la prima volta alle ATP Finals. Una sconfitta, invece, spedirebbe a Torino Felix Auger-Aliassime. IL MATCH. Musetti non avrebbe immaginato neanche nei sogni più reconditi di incassare il parziale d’apertura per 6-0 ín 21 minuti, ma guai a rilassarsi. «Sapevo che dopo il primo set sarebbe iniziata una partita diversa» ha ammesso alla fine. E infatti Korda è riuscito a ritrovarsi: non si è lasciato abbattere dal break subito sul 3-3 nel secondo e ha ristabilito l’equilibrio. Se all’esordio contro Wawrinka era stato a due punti dalla sconfitta, contro l’americano Lorenzo ha rischiato ancora di più perché ha dovuto fronteggiare un match point nel decimo gioco, il più lungo dell’incontro. Ha però mantenuto i nervi saldi e si è salvato grazie al servizio. Sulle ali dell’entusiasmo si è poi inventato una splendida risposta vincente di rovescio sulla palla break nel game seguente. Con un’altra prima vincente ha infine annullato una nuova chance di break sul 6-5, chiudendo ai vantaggi. ORA NOLE. A separarlo dal titolo e dal pass per Torino non è rimasto che il numero uno del seeding, Novak Djokovic, approdato in finale senza perdere un set. Se da un lato non si può dire che abbia brillato, dall’altro non ha neppure corso grandi rischi, come certificato dal 6-3 6-4 ai danni del tedesco Hanfmann, n. 117 ATP. Lorenzo è consapevole che affronterà una leggenda, contro cui peraltro è in svantaggio 8-1 nei precedenti, ma è apparso ottimista: «Non sono stato molto fortunato con le finali negli ultimi anni, ma spero che la storia cambi. Giocherò per due obiettivi: vincere il titolo e qualificarmi per le Finale.Non vedo l’ora di giocare questa partita contro una leggenda». IN FRANCIA. Eliminato Lorenzo Sonego, che ha ceduto il passo al britannico Norrie, n. 27, nella semifinale dell’ATP 250 di Metz. Il torinese è stato battuto in rimonta (4-6 6-2 6-4), ma ha salutato il torneo a testa alta, consapevole di aver vissuto una settimana positiva dalla quale ripartire in vista del 2026.

Musetti dall’inferno al paradiso. Se oggi batte Nole è l’8° maestro (Daniele Azzolini, Tuttosport)

La bellezza e la sofferenza, pagine di un tennis che sembrano procedere in opposte direzioni, ma che si uniscono più spesso di quanto non possiate credere, e a volte si cercano, l’una incapace di fare a meno dell’altra. Lorenzo Musetti le conosce bene, le rispetta, le pratica con una maturità che ormai gli va riconosciuta. La bellezza gliel’hanno consegnata le divinità del tennis, accreditandolo di quel soffio di leggerezza che gli permette creazioni ardite. […]. L’altra l’ha conosciuta per strada, ed è stata quella che gli ha permesso di sbocciare definitivamente. E successo per gradi, l’arrivo di un figlio (Ludovico, che ha un anno e mezzo) ha fatto scoccare la scintilla che ha indicato la strada da seguire, e Lorenzo ha potuto compiere la sua scelta da tennista adulto, dando spazio all’una e all’altra. Così, tra una palla scagliata sulla riga bianca, a chiudere una prima frazione impeccabile, talmente precisa da dare l’impressione di avvoltolarsi su di essa come in un foulard, e un feroce ace che ha sfilato a Korda il primo (unico) match point, sul 5-4 del terzo set della semifinale, rimettendo in gioco tutte le voglie di un Musetti, stanco ma indomabile, Lorenzo spinge all’ultimo giorno utile tutte le speranze che ha riposto in questo torneo di Atene. Vincerlo, ottenere i punti di un sorpasso inusitato alla vigilia delle Finals, scalzando Auger-Aliassime dall’ottava piazza della Race il giorno prima del via, e battere Djokovic per la seconda volta nella carriera. Proprio lui, il Djoker che Musetti si è trovato di fronte nei momenti più alti della sua avventura nel tennis. Quando a Parigi (era il 2021) gli scappò avanti due set a zero, subendo poi una rimonta cinica quanto violenta, e dopo a Wimbledon 2024, l’uno contro l’altro in semifinale, con l’italiano a due passi per la prima volta dal sogno Slam. Sarà il decimo confronto tra Musetti e il serbo oggi residente ad Atene. E forse per Lorenzo sarà quello che vale di più. Che poi, chissà, magari Djokovic alla fine della partita, gli farà la sorpresa di dirgli che il posto alle Finals sarà suo comunque, perché lui, che ne ha vinte sette, preferisce evitare altri strapazzi. O magari, se sarà Musetti a batterlo, prenderanno insieme l’aereo per raggiungere Torino, Di sicuro, Musetti merita la qualificazione. Forse anche Auger-Aliassirne, non dico di no. Ma di Musetti ne sono certo. La sua stagione vale quella della maturità, e dà l’esatta dimensione di quanto sia cambiato, migliorato, cresciuto il ragazzo costruito sul talento più puro del tennis, quando si è reso conto che alle folli velocità odierne, gli estri non potevano bastare, non offrivano i ripari necessari a chi la palla la fa correre a più non posso. Ha giocato una stagione sulla terra rossa che solo la sfortuna ha fatto deragliare, togliendogli i punti che oggi, nella corsa alle Finals avrebbero fatto la differenza. Due infortuni, sempre contro Alcaraz. Il primo nella finale di Montecarlo, il secondo nella semifinale di Parigi, quest’ultimo grave al punto da lasciarlo fuori per parecchie settimane e restituirlo al tennis solo nell’estate americana. Di contro, quattro semifinali nei tornei più importanti della stagione “rossa”: Montecarlo (poi finalista), Madrid, Roma e Parigi. Sei-zero, cinque-sette, sette-cinque… Che strano punteggio per risolvere una disputa, seppure accesa. Korda è rientrato in partita appena in tempo, e si è espresso al meglio. Musetti ha avuto con il break nel settimo game del secondo set, la possibilità di chiudere il match, ma l’americano è risalito senza sbagliare più nulla. E nel terzo i due hanno fatto a spallate. Ma Musetti è tornato a variare maggiormente i suoi colpi, e Korda – fallito il match point – si è annodato in un undicesimo game che ha dato il via libera all’italiano. «Uno dei match più difficili della stagione. Bello però. Abbiamo giocato bene entrambi. Sono felice di essere in finale, di affrontare Djokovic, di sperare ancora nelle Finals. Sono pronto…».

Prove di Finals (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Al Teatro Regio, dove i sei Maestri (inattesa degli ultimi due) che illumineranno le Atp Finals 2025 abbracciano la passione di Torino sul blue carpet fasciati in impeccabili frac, tra i concerti in programma ce n’è uno che si intitola Leggende. Quando saranno passati davanti al manifesto, Jannik e Carlos avranno sorriso: sembra una dedica alle loro imprese da dominatori, quei successi trionfali che li hanno già introdotti nel mito. […]. Qui ci sono i migliori otto giocatori del mondo, ma loro rimangono i due uomini soli al comando, che guardano da lontano, lontanissimo, il resto del gruppo: e immaginare una finale torinese diversa dal loro eventuale 16° confronto diretto appare una follia sportiva. Lo spagnolo sarà in campo già domani alle 14 contro De Minaur, la Volpe Rossa debutterà lunedì alle 20.30 con Aliassime o Musetti. La luce delle stelle. Torino come New York, va da sé: agli Us Open, la finale vinta riconsegnò il numero uno ad Alcaraz dopo due anni, le Finals come quel giorno decideranno chi sarà il primo giocatore della classifica alla fine della stagione, un traguardo molto sentito, perché certifica la continuità di rendimento ad altissimi livelli. Jannik e Carlos nel 2025 (come già un anno fa) si sono divisi i quattro Slam, e un successo al Masters dirimerebbe la questione del più forte dell’annata agonistica a prescindere dal ranking. Sincaraz, insomma, è la stella più brillante del firmamento tennistico: gli ultimi sei confronti diretti, da Pechino 2024 a New York 2025, hanno assegnato il titolo di quel torneo, e solo al 1000 di Parigi la potenziale serie si è interrotta perché Carlitos è stato subito eliminato; e a ogni modo il successo francese di Sinner ha confermato la statistica per la quale da Madrid 2023 (coppa a Rublev), in un evento in cui sono entrambi presenti, il trofeo finisce o a uno o all’altro. Lo sport d’altronde si è sempre nutrito di grandi rivalità, ma la contrapposizione tra il campionissimo italiano e il fenomeno spagnolo segnerà indelebilmente quest’epoca, riproponendo i grandi duelli che hanno animato il tennis per tutta la sua storia, da Laver e Rosewall a Borg e McEnroe, da Sampras e Agassi a Federer e Nadal e poi Nadal e Djokovic, con il filo conduttore di caratteristiche unificanti: stessa ferocia agonistica, costante voglia di migliorarsi, capacità di alzare il livello nei momenti decisivi delle partite. Antipasto di gloria In attesa di vederle sublimate in un’altra finale, Sinner e Alcaraz ieri si sono concessi un faccia a faccia edulcorato, stavolta in allenamento. Primo round sul campo ricavato nel foyer della Inalpi Arena, senza spettatori: prima di iniziare, saluti e abbracci tra i team, il segno di un rispetto che va oltre la rivalità, e una battuta sul golf, tra i passatempi preferiti di entrambi, quando Jannik comunica ridendo che cambierà lo swing da destro a mancino e Ferrero, l’allenatore di Carlos, risponde che allora bisognerà cominciare ad avere paura di lui anche con la mazza. La sessione si sviluppa come un riscaldamento prolungato e il momento più divertente si produce quando l’azzurro vince il duello dei rovesci in slice, un colpo sulla carta più favorevole allo spagnolo, e strappa una bonaria esultanza perfino a Darren Cahill. Dopo un’ora, i dioscuri del tennis si spostano sul Centrale: ad attenderli 3-4000 spettatori, soprattutto bambini delle scuole, che con un biglietto da 35 euro possono godersi i campioni più amati. Qualche scambio per riscaldarsi e ritrovare il ritmo e poi sono pronti a inscenare un set vero. Certo, manca il pathos della tensione agonistica, ma i due se le danno comunque di santa ragione. Jannik, una volta di più, dimostra di trovarsi perfettamente a suo agio sul veloce del campo torinese su cui ha trionfato un anno fa, e imprime a ogni colpo velocità impressionanti che spesso mandano fuori giri lo spagnolo: con il comando delle operazioni ben saldo nella racchetta, il numero uno del mondo può anche permettersi alcune deliziose palle corte che fanno spellare le mani a chi sta in tribuna. Il set finisce 6-3 per l’azzurro, ma siccome resta un po’ di tempo i due decidono di disputare anche un tie-break, che questa volta sorride (7-3) ad Alcaraz. Arrivederci al 16 novembre, il giorno in cui si assegnerà la coppa: «Non è certo come una partita — ammette Sinner — è sempre bello affrontarlo ma in allenamento ti concentri molto su te stesso, sulle tue sensazioni». E Carlos, di rimando: «Allenarmi con Jannik è stato davvero bello anche se non ho colto nessuna informazione, ci conosciamo ormai molto bene e sappiamo cosa dobbiamo fare in campo e in partita». Del resto, vincono sempre loro.

A Torino scopriremo anche il numero 1 (Gianluca Scarlata, Il Corriere dello Sport)

Dal 1970 ad oggi, le ATP Finals sono un appuntamento fisso nel mondo del tennis, che assegna il titolo di “maestro” dell’anno. Il torneo, disputato per la prima volta a Tokyo, venne vinto dallo statunitense Stan Smith. L’anno seguente il torneo si trasferì a Parigi e vide la vittoria, nel round robin, di Ilie Nastase. Nel 1974 il torneo è giocato a Melbourne e a vincere è l’argentino Guillermo Vilas su Nastase. Nel 1978 il torneo prende pianta stabile al Madison Square Garden di New York e vi rimane fino al 1989. […]. Dal 1990 al 1995 il torneo si disputa a Francoforte in Germania, dove a vincere è lo statunitense Andre Agassi che batte in finale Edberg. Nel 1993 è sempre un tedesco a vincere, si tratta di Michael Stich, che batte in finale Pere Sampras. L’ultima edizione disputata a Francoforte del torneo è vinta sempre da Becker che sconfigge in finale lo statunitense Michael Chang. Per tre edizioni su quattro a vincere è il pluricampione di Wimbledon Pete Sampras. A partire dal 2000 ricomincia il peregrinare del torneo per diverse sedi: nel 2000 si disputa a Lisbona con la vittoria di Gustavo Kuerten. Nel 2001 si gioca a Sydney e nel 2002 a Shanghai, a vincere in entrambe le occasioni è Lleyton Hewitt. Per due anni consecutivi il torneo si disputa a Houston dove vince sempre Roger Federer: Dal 2005 al 2008 sì gioca a Shanghai in Cina. La prima edizione cinese viene vinta da David Nalbandian che batte in cinque set in finale Federer, Lo svizzero vince nel 2006 e nel 2007 da numero 1 del mondo. Nel 2008 vince il serbo Novak Djokovic che batte in il russo Nikolay Davydenko. Questi si prende la rivincita battendo l’anno successivo Juan Martin del Potro. Dal 2009 l’evento si sposta a Londra nella futuristica 02 Arena, sede fino al 2020. Nella sua storia, la manifestazione si è chiamata Masters Grand Prix (1970-89), ATP Tour World Championships (1990-99), Tennis Masters Cup (2000-08) e infine ATP Finals a partire dal 2009. Nel 2010 e nel 2011 vince ancora Roger Federer; che stabilisce il record assoluto di sei vittorie al Masters di fine anno. I titoli sono appannaggio dal serbo Novak Dokovic che batte prima Roger .Federer; poi Rafael Nadal e infine batte nelle due edizioni successive sempre Roger Federer in finale, diventando il primo giocatore della storia a vincere per quattro volte consecutive il Masters (la quinta in totale). Nel 2016 arriva nuovamente in finale il serbo ma viene sconfitto da Andy Murray. Nel 2017 vince Grigor Dimitrov che supera in finale David Goffin. Nel 2018 torna in finale Dokovic ma viene sconfitto da Alexander Zverev. Nel. 2019 Stefanos Tsitsipas batte Dominic Thiem in tre set. Anche nel 2020 Thiem raggiunge la finale ma viene sconfitto da Daniil Medvedev. Nel 2021, nella prima edizione a Torino, Alexander Zverev vince il Masters per la seconda volta, battendo Medvedev Matteo Berrettini, che aveva già disputato le Finals nel 2019, si è ritirato nel primo incontro per uno strappo addominale (sostituito da Jannik. Sinner, al debutto nel torneo). Nel 2022 e nel 2023 a vincere é Djokovic che sconfigge prima Casper Ruud e poi Sinner; stabilendo il nuovo primato di successi, 7 complessivi. L’edizione del 2024 è segnata dal trionfo di Jannik Sinner, che vince tutte le partite in due set, finale compresa, dove riesce a superare lo statunitense Taylor Fritz. Quest’anno Sinner resta numero uno se Alcaraz non vince più di due partite.

Gli Dei del tennis (Stefano Semeraro, La Stampa)

Torino si innamora, per il quinto anno consecutivo: Piazza Castello è blu di riflettori, la folla davanti al Regio è da festival, fra gli striscioni che dopo i Carota Boys sdoganano l’altra meta del cielo che tifa Jannik – le Sinner’s Girls – e bambini con la maglia del Real Madrid in delirio per Carlos Alcaraz. I divi delle Finals sono loro, c’è poco da fare, a Zverev&Co toccano briciole di celebrità. Che la coppona spigolosa del vincitore sia una questione a due lo certificano anche i diretti interessati, che a beneficio di fotografi e telecamere se la contendono, indossando, invece di maglietta e pantaloncini, un impeccabile completo scuro. […] Non è più il tempo delle cattiverie fra Lendl e McEnroe, o fra Connors e il resto del mondo. In un mondo lacerato, la piazza più bella di Torino aspira per una sera a essere un campo di pace. I Maestri chiamati alla foto di gruppo sono sei, non otto: mancano Djokovic e Musetti, impegnati oggi nella finale di Atene (se il Muso vincerà soffierà l’ottavo posto ad Auger-Aliassime) ma in pochi ci fanno caso. Già dalla mattina, durante l’allenamento congiunto all’Inalpi Arena – con 2000 persone in fila fuori dall’impianto già dalle 10,30 per spuntare uno dei biglietti in vendita a 35 euro -, gli occhi erano tutti per loro due. «Perché ci siamo allenati insieme? E perché no?», se la ride Carlitos, i capelli argentati in stile calciatore. «Ho provato a convincere Jannik a cambiare colore, ma mi ha detto che per ora preferisce il rosso. Allenarsi con lui è un privilegio, non dobbiamo rubarci segreti ma trovare il ritmo giusto. E con chi potrei farlo meglio che con lui?». La Volpe è d’accordo: «Non capita tutti i giorni di allenarsi con il numero 1. Gli Slam restano un evento più importante, ma le Finals sono un obiettivo per tutti e concentrano in una settimana i migliori otto del mondo. Così anche in allenamento sei costretto subito ad alzare il ritmo». Il buonumore circola, è palpabile, genuino. Almeno fino a quando non parte la gara vera c’è spazio per qualcosa che assomiglia da vicino a un’amicizia. Mentre Carlos e Jan si sfidano sulle diagonali di diritto e rovescio (alla fine il set lo vincerà Sinner 6-3), Darren Cahill parlotta con Juan Carlos Ferrero, Simone Vagnozzi porge una palla ai due fenomeni e scambia opinioni con Samuel Lopez. Sono quattro menti tennistiche, ma per oggi niente tattiche nascoste, niente mind game. E alla fine un selfie di coppia suggella le due ore di sudore e risate, di gag e applausi. «Con Jannik parliamo di tante cose, delle nostre vite, magari di calcio o di quello che è successo quel giorno, non solo di tennis», racconta Alcaraz. «Tornare qui a Torino è fantastico – sorride Jannik -. Ed è bello giocare di nuovo in Italia dopo Roma. In ballo c’è anche il numero 1, ma se Carlos giocherà bene qui io non avrò chance (è dietro di 1040 punti, ndr). Poi pensare di essere il numero 1, è un errore: io penso di essere il numero 2 anche se sono al vertice, per motivarmi sempre di più. E ora quello che mi interessa è riprovare la sensazione di alzare la Coppa». In piazza, prima che entri al Regio con gli altri maestri per lo show d’apertura con Cristina Chiabotto, un bambino gli fa la domanda che conta: «Ma ti diverti ancora a giocare a tennis?» La risposta è un sorriso: «Come faccio a dire di no davanti a tanta gente? E poi, senza passione, nessuno di noi sarebbe qui».

Sinner e Alcaraz, è sempre uno show (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Il Diavolo, al secolo Novak Djokovic, si nasconde ad Atene dalle beghe politiche della sua Serbia e dai riflettori del tennis di vertice. Ma nicchia, in attesa di graffiare ancora: a 38 anni, pur giocando appena 13 tornei, è 5 del mondo, con 4 semifinali stagionali Slam, una finale vinta, una persa e una da giocare oggi contro Lorenzo Musetti. Che, aggiudicandosi il titolo nel “250” greco, scavalcherebbe Aliassime e metterebbe un’altra pietra miliare nel Rinascimento del tennis italia portando un secondo azzurro alle ATP Finals da domani a Torino insieme a Jannik Sinner. «Ho visto il tabellone e i gironi, ma non cambia nulla. Prenderò la decisione dopo Atene», dice il serbo, primatista di 24 Majors e di 7 Super8 (ex Masters). Magari preoccupato dai due ragazzi terribili che si stanno spartendo il suo regno: il 24enne Sinner, fatto a propria immagine e somiglianza, e il 22enne Alcaraz, erede di Nadal. Magari speranzoso di presentarsi a Torino con uno scalpo Doc. Anche se quest’anno con gli italiani ha perso con Berrettini a Doha, con Arnaldi a Madrid e con Sinner sia al Roland Garros che a Wimbledon, e oggi incrocia quel Musetti che ha battuto 8 volte su 9, ma l’ha fatto tremare due volte a Parigi. Lorenzo dal braccio d’oro che supera Korda 6-0 5-7 7-5, salvando un match point nel game in cui mette giù 4 ace e un rovescio lungolinea da favola. Salendo tanto di livello in questa rincorsa a Torino. NUOVA RIVALITÀ Per Nole I di Serbia che ha scardinato la mitica rivalità Federer Rafa non c’è reale amicizia dietro tutti quei sorrisi, quelle pacche sulle spalle, quei complimenti, quell’accattivante selfie che i nuovi primi della classifica si fanno sul campo di Torino dopo l’allenamento di due ore che si conclude in parità come i Majors di quest’anno (Australian Open e Wimbledon dell’italiano, Roland Garros e US Open dello spagnolo): 6-3 per Jannik, tie-break 7-3 per Carlos. […]. Parola di Alcaraz: «Forse la gente quando pensa a una rivalità pensa che dobbiamo odiarci, ma non è vero. Quando entriamo in campo abbiamo i nostri obiettivi, ma quando ci stringiamo la mano, fuori, siamo le stesse persone. Abbiamo una rivalità molto salutare». SCHERMAGLIE Per diluire la pressione, il Profeta dai capelli rossi ripete da tempo che tenterà ormai il prossimo anno il recupero del numero 1 «Secondo me uno sbaglia se pensa di essere il numero 1 al mondo. Io penso sempre di essere il 2 perché c’è sempre da lavorare. I numeri son quelli, però nella mia mente cerco sempre di motivarmi in altri modi. Sono contento che Zverev ha detto che avrebbe preferito finire nel girone di Alcaraz, so di essere forte sui campi indoor, però appena ti rilassi un attimo è un casino». Carlitos, dopo i due schiaffi rimediati da Jannik all’esibizione di Riad e lo scivolone di Parigi contro Norrie, sa di avere il tallone d’Achille sui campi indoor, e predica umiltà: «Se finisce primo è perché se lo merita, ha fatto un finale di stagione fantastico. Ha vinto a Vienna, viene da Parigi, e se finisce primo, è perché vince anche qui e se lo merita davvero. Ovviamente cercherò di evitarlo, ma se dovesse succedere non ne sarei deluso». Sodale con Sinner sul no alla Davis a Bologna: «Il calendario è molto esigente e difficile, anche di più per lui che è arrivato in finale in ogni torneo. Ha già vinto la Davis gli ultimi due anni rappresentando il suo Paese, giocando singolare e doppio. Nessuno ci ha messo più sudore e sforzo d lui. E’ la prima volta che le finali si tengono in Italia e la gente voleva vederlo in rasa, ma lo capisco». ALTRA ITALIA Intanto Lorenzo Sonego appena cala col suo straordinario servizio cede in semifinale a Metz a un ottimo Norrie per 4-6 6-2 6-4. Alle WTA Finals Rybakina rimonta Pegula per 4-6 6-4 6-3 e oggi sfida per il titolo Sabalenka (6-3 3-6 6-3 ad Anisimova).

Bolelli-Vavassori, il doppio ci fa sognare (Luciano De Gregorio, Il Corriere dello Sport)
Come nella passata stagione anche in quest’edizione delle Nitto ATP Finals di Torino l’Italia avrà un rappresentante nel torneo di doppio: Simone Bolelli e Andrea Vavassori sono tra le migliori orto coppie del mondo e potranno provare a conquistare ïl titolo di Maestri. Se il 2024 è stato l’anno della rivelazione del duo italiano, il 2025 è stato quello della loro consacrazione: il piemontese e l’emiliano hanno dimostrato di avere una grande intesa, frutto di un vero legame d’amicizia fuori dal campo, che si traduce in campo in una coppia coesa e ben assortita. Il gioco dei due italiani rappresenta un unicum nel tennis moderno: sia Bolelli che Vavassori giocano il rovescio ad una mano, colpo sempre più in difficile da vedere ad alto livello. La coppia italiana sarà doppiamente di casa nel torneo di Torino: il duo azzurro potrà contare su un tifo speciale, visto che Vavassori è nato a Torino e, quando non è in giro per il mondo, vive a Pinerolo, dove è cresciuto tennisticamente. Gli azzurri sono chiamati ad un finale di stagione di alto livello con la seconda partecipazione consecutiva alle Atp Finals prima di spostarsi a Bologna per la Final8 di Coppa Davis. LA STAGIONE, Il 2025 della coppia italiana inizia alla grande con il successo nel 250 di Adelaide, trampolino di lancio in vista degli Australian Open dove Bolelli e Vavassori erano chiamati a difendere la finale della passata stagione. A Melbourne i due azzurri riescono nell’obiettivo, ma ancora una volta sono costretti ad alzare bandiera bianca ad un passo dal titolo venendo sconfitti in rimonta da Henri Patten ed Harri Heliovaara. Nel corso della stagione il duo italiano rimedia diverse sconfitte nei primi turni ma conquista altri tre titoli (Rotterdam, Amburgo e Washington) e gioca la finale ad Halle, dove viene battuto da Tim Püetz e Kevin Krawietz. Il finale della stagione di Bolelli/Vavassori non è dei migliori: da dopo gli US Open gli azzurri trovano solamente tre vittorie, di cui due nel 250 di Stoccolma, dimostrando un leggero calo di condizione e soprattutto uno scarso feeling con il cemento indoor, superficie anche delle ATP Finals. GLI OBIETTIVI PER LE FINALS. Se è vero che l’avvicinamento della coppia azzurra non è stato dei migliori, è anche vero che il Master di fine anno è un torneo particolare e spesso aperto a molte sorprese. Il format particolare, con i due gironi da quattro seguito da semifinale e finale, e l’atmosfera che si respira spesso riescono a fare magie cambiando completamente i valori in campo. Il sorteggio non è stato benevolo con Bolelli e Vavassori, settima forza del seeding: la coppia italiana è stata inserita all’interno del gruppo Peter Fleming insieme a Julian Cash e Llyod Glasspool, favoriti numero uno e campioni di Wimbledon, Marcel Granollers ed Horacio Zeballos, vincitori del Roland Garros e degli US Open, e Tim Puetz e Kevin Krawietz, detentori del titolo di Maestri e vincitori del Master 1000 di Shanghai. […]. Un obiettivo principale di Bolelli e Vavassori è quello di ottenere almeno una vittoria, per eguagliare quanto fatto dodici mesi fa, provando a superare il girone ed accedere alle semifinali.

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