Svegliarsi una mattina e ritrovarsi nell’occhio del ciclone, con la consapevolezza dei giusti, nonostante il tuo nome venga trascinato all’interno di una narrazione spesso distorta. Oggi, Umberto Ferrara ha deciso di raccontare la sua versione dei fatti, in un’intervista rilasciata al collega G.B. Oliviero e pubblicata su “La Gazzetta dello Sport”, dopo che il ciclone ha perso la sua potenza distruttiva, dissolvendosi nell’atmosfera; ma i danni restano dopo il suo passaggio.
La ricostruzione è nota a tutti: Ferrara, all’epoca preparatore atletico di Jannik, aveva con sé lo spray al Trofodermin, farmaco personale per una patologia cronica, usato poi dal fisioterapista Giacomo Naldi per trattare una ferita su un dito. Quell’utilizzo, avvenuto senza guanti o senza un accurato lavaggio delle mani, ha portato alla contaminazione involontaria di Sinner durante il torneo di Indian Wells del 2024. Wada decise di fare ricorso dopo una prima assoluzione, pur avendo accettato questa ricostruzione, sancendo una sospensione per Sinner dal 9 febbraio al 4 maggio, senza mai mettere in discussione la professionalità di Ferrara. Ma il danno, soprattutto umano, ma anche professionale, resta.
“Era giusto attendere la pronuncia degli organi competenti, che non mette in dubbio il mio operato. Ho subito un grave danno alla mia reputazione personale e professionale. Tutti hanno letto articoli o commenti che riportavano i fatti in maniera non conforme a quanto accertato dal Tribunale Indipendente con la sentenza del 19 agosto”, racconta Ferrara con percepibile amarezza.
Un uso personale che si è trasformato in boomerang
Ferrara sapeva che il Trofodermin fosse un prodotto vietato per gli atleti, eppure lo aveva con sé negli Stati Uniti. Perché? “Lo utilizzo da anni in quanto prescritto dal medico specialista quale farmaco di supporto per una patologia cronica. Ero perfettamente consapevole del divieto e l’ho sempre custodito con massima cautela, nel mio beauty personale”. Nessuna leggerezza, quindi, ma un bisogno personale che ha avuto conseguenze inaspettate.
Poi, il suggerimento a Naldi: “Non ho consegnato nulla a Naldi, gliene ho suggerito l’utilizzo poiché aveva un taglio a un dito che non cicatrizzava e rendeva complicato il suo lavoro. Fui molto chiaro nel comunicare la natura del prodotto e la necessità che per nessuna ragione dovesse entrare in contatto con Jannik. Infatti ne ho consentito l’uso solo all’interno del mio bagno personale. Naldi non ha negato di essere stato informato, ma ha detto di non ricordare”.
L’incredulità e la ricostruzione immediata
La scoperta della positività di Sinner è stata un colpo inaspettato. “Incredulità e stupore. Sentendo parlare di clostebol, il collegamento con il Trofodermin è stato immediato. In poche ore abbiamo ricostruito i passaggi che hanno portato alla contaminazione di Jannik e ho fornito le prove dell’acquisto dello spray presso una farmacia di Bologna”.
L’ITIA ha successivamente chiarito che “nel caso Sinner non era giustificato perseguire nessuno del suo entourage. Non c’è stata alcuna violazione delle regole del programma antidoping”. Una dichiarazione che ha ridato serenità a Ferrara: “Assolutamente sì. Ho trovato molto equilibrate le dichiarazioni e ho apprezzato il fatto che ITIA abbia chiarito di aver fondato le valutazioni sulla base di una consulenza resa da un team legale”.
Le conseguenze personali e il rapporto con Sinner
Dopo tutto questo, Ferrara si guarda indietro e ammette che qualche errore, anche involontario, possa essere stato commesso: “Con il senno di poi è facile dire che non rifarei le stesse cose. Sicuramente, non farei più affidamento sul comportamento altrui”. Ma ciò che lo ha ferito di più è stata la narrazione pubblica: “Mi ha fatto soffrire la superficialità, a volte aggravata dalla malafede, con cui molte persone hanno trattato la mia posizione all’interno della vicenda”.
E Jannik? “Nonostante i suoi 23 anni ha mostrato una maturità nell’affrontare la vicenda fuori dal comune, secondo me sostenuta dalla corretta convinzione di essere nel giusto. Ha un’etica del lavoro e una dedizione speciali, questo approccio lo porta ad alzare continuamente l’asticella. Lavorare con Jannik è gratificante e stimolante. L’ultima volta ci siamo visti a Doha e ci siamo salutati. Ho sofferto molto per la chiusura del rapporto, ma ero consapevole potesse essere uno dei possibili epiloghi”.
Il nuovo capitolo con Berrettini
Oggi Ferrara ha voltato pagina e lavora con Matteo Berrettini. Non senza critiche. “Assolutamente no, dal momento che le critiche sono pervenute da quelle stesse persone (giornalisti e non solo) che hanno trattato con superficialità la vicenda. Matteo si è documentato e ha preso le decisioni che ha ritenuto migliori“. E non è stato l’unico: “Ho sentito la vicinanza dell’ambiente tennis. Allenatori, giocatori, preparatori, manager mi hanno manifestato la loro stima”.
Ma resta un’amarezza di fondo: “Mi sono sentito molto demonizzato. Ho dovuto constatare che qualcuno ha scelto di attaccare la mia persona, riportando fatti e circostanze in modo superficiale, ignorando deliberatamente il contenuto della sentenza del Tribunale Indipendente, che ha ben determinato dinamiche e responsabilità individuali”.
Oggi Ferrara riparte, forte di una verità finalmente accertata. Ma con una consapevolezza in più: nella tempesta, il vento delle accuse ingiuste soffia più forte di qualsiasi sentenza, alimentando il fuoco dei sospetti e delle maldicenze. Mondo è stato e mondo sarà.
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Autor: Carlo Galati