Draper, a Wimbledon sulle orme di Murray: “Non ci penso. Faccio solo del mio meglio”

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A cura di Enrico Picone

Superato Sebastian Baez all’esordio, Jack Draper è atteso al secondo turno di Wimbledon in programma giovedì 3 luglio. A contendergli il match sarà l’ex numero 3 al mondo e finalista all’All England Club nel 2017 Marin Cilic. Il britannico punta a riscattare l’eliminazione al quarto turno del Roland Garros per mano di Alexander Bublik (che a Parigi aveva sconfitto anche l’altro top ten Alex de Minaur) nonché a tenere in vita il sogno del pubblico di casa che nel numero 4 Atp rispecchia inevitabilmente il ricordo del doppio trionfo di Andy Murray (2013, 2016). Intervenuto in conferenza stampa al termine del match con Baez, con l’argentino che si è ritirato al terzo set, Draper – il cui bilancio 2025 riporta il titolo di Indian Wells e le finali perse a Doha e Madrid, nonché il ko in semifinale sull’erba del Queen’s – ha fatto il punto sulla preparazione al prossimo impegno in agenda nonché sulle proprie sorti al Major londinese. 

Queste le parole del britannico: “Penso sia stato un buon inizio. Non è l’ideale passare il turno in questo modo (6-2, 6-2, 2-1 lo score, ndr). Speravo di poter rimanere a giocare un po’ di più. A Sebastian auguro il meglio. Penso di aver servito bene e di essere migliorato anche sulla risposta. Sicuramente questi campi mi si addicono di più rispetto a quelli del Queen’s (dove si è arreso a Jiri Lehecka per 4-6, 6-4, 5-7, ndr). Sono più lenti e ho più tempo per sentire i colpi dal fondo. Sapevo che il mio tennis sarebbe solo migliorato, anche i movimenti stavano diventando più fluidi. Sono felice di essere passato. Il problema alla gamba di Baez? Non sapevo davvero cosa stesse succedendo. So che ha chiamato il fisioterapista. Presumo sia stato quando è scivolato. Non mi è sembrato che dopo la caduta il suo gioco sia cambiato molto. Suppongo fosse dolorante. Se rischi di farti più male, non ha senso continuare”.

Su Pinnington Jones

Draper ha poi risposto sul successo del connazionale e amico Jack Pinnington Jones, numero 218 Atp e reduce dal successo sul Tomas Etcheverry nonché prossimo avversario di Flavio Cobolli. “Jack è davvero un grande amico per me. Viviamo abbastanza vicini. L’ho incontrato per la prima volta nel 2019, abbiamo passato un sacco di tempo insieme, a casa sua a rilassarci. Siamo molto amici. Ovviamente lui ha scelto di andare al college, quindi non lo vedevo da un sacco di tempo. È bello riaverlo qui. È un ragazzo incredibilmente talentuoso. Arriverà sicuramente tra i primi 100. Come abbiamo visto con Jacob, sono sicuro che anche Jack seguirà quella strada perché è davvero forte, onestamente. È davvero entusiasmante per il tennis britannico perché ci sono tanti giocatori che stanno uscendo dal college con un livello alto. Jack è uno di quelli. Credo sia stata la sua prima partita al meglio dei cinque set in assoluto, contro un ottimo giocatore. Non mi sorprenderei se facesse bene questa settimana o se a fine anno chiudesse con un ranking alto. Litigavamo sempre sul fatto che fossi più mattiniero di lui perché magari lui si allenava alle 11 e io alle 9.30. Gli piaceva venire con me. Ci facevamo delle belle risate in macchina. Passavamo la mattina a dire cavolate. Era divertente”.

“Ogni match è una questione di vita o di morte”

“Come mi sento ad avere l’attenzione del pubblico di casa? Gioco ogni partita come se fosse questione di vita o di morte comunque. Tutto quello che c’è intorno non lo considero. È quasi meglio quando sei nel torneo piuttosto che prima di iniziare. Ovviamente ero consapevole di tutte le aspettative che ci sono su di me. Penso che la preparazione sia stata molto buona. Mi sento sicuro. Quindi non ci penso troppo. Alla fine, come ho detto, mi concentro sulle cose che posso controllare. Faccio tutto il possibile ogni giorno per darmi la miglior possibilità di uscire in campo e fare del mio meglio. È tutto ciò che posso fare. Ovviamente voglio fare benissimo anch’io. Mi metto pressione, ma in modo positivo. Penso che avere il supporto del pubblico di casa sia straordinario. Giochiamo sempre con molta pressione addosso. Qui ce n’è un po’ di più. Ma onestamente non ci penso. Sento di poter gestire quello che arriva. Ho già affrontato tante cose nella mia vita finora. E questa è una di quelle cose che so di potere affrontare senza alcun dubbio”.

“Cinque set danno prestigio agli Slam”

Il britannico è stato invitato a rispondere sulle dichiarazioni della numero 3 al mondo Jessica Pegula, eliminata all’esordio dall’azzurra Elisabetta Cocciaretto (6-2, 6-3), che ha ritenuto come i match della prima settimana di uno Slam debbano giocarsi al meglio dei tre. “Personalmente penso che nei tornei dello Slam sia fantastico avere i cinque set. È quello che dà prestigio a uno Slam. È quasi un altro sport. È per questo che vincerne uno è così incredibile: è la sfida definitiva per un tennista. Sì, possono essere molto lunghi. Da appassionato di tennis, i saliscendi di una partita al meglio dei cinque set succedono solo quattro volte l’anno negli Slam. È dura per i giocatori stare in campo così tanto. Ma allo stesso tempo, se togliamo i cinque set, perdiamo parte del prestigio degli Slam. Se un paio d’anni fa mi avessi chiesto se avrei voluto eliminare i cinque set, avrei firmato subito. Ma ora capisco quanto sia importante e incredibile avere la possibilità di giocare così. Se vinci uno Slam, è la sfida massima. Cosa ne penso del tennis britannico di oggi? Penso sia positivo. Murray ha avuto un enorme effetto su tutta la generazione più giovane, vedendo i suoi successi negli anni, le vittorie più importanti sul grande palcoscenico. Da piccoli lo guardavamo su Sky Sport mentre alzava tutti quei trofei importanti”.

Draper sul tennis britannico

“Penso sia entusiasmante anche sul lato femminile. Tra i maschi ci sono ragazzi come Monday, Loffhagen, Pinnington, Jones, Fery. Tanti giovani hanno scelto la strada del college perché magari non erano ancora pronti per passare subito al professionismo. Ma possono uscire e giocare benissimo. È solo il loro percorso. Arrivano un po’ più tardi. Nel femminile, ci sono Emma, le ragazze più giovani come Mimi Xu, Klugman, Stoiber. Penso sia davvero un bel momento per il tennis britannico. Siamo in una buona situazione. Tutti hanno una grande etica del lavoro. Penso che Andy abbia mostrato la via da seguire. Anche Dan e Cam. La dedizione, la voglia di migliorarsi come giocatori. Penso che nei prossimi dieci anni vedremo cose molto interessanti. È bello far parte di questo momento. Il mio percorso nel junior di Wimbledon mi ha aiutato, anche se è passato tanto tempo. In generale, penso che l’erba sia una superficie su cui sto ancora cercando di trovare il mio livello migliore, se ha senso. Sul cemento, allo US Open, anche sulla terra quest’anno, penso di aver espresso il mio miglior tennis per il livello che posso avere ora. Sento di non averlo ancora trovato sull’erba. Penso però di esserci vicino, quindi non vedo l’ora di quel momento in cui tutto si incastra e posso davvero mostrare il mio miglior livello. Penso di avere ancora molto da tirare fuori sull’erba. Questo per me è molto stimolante. Amo Wimbledon. Se c’è un torneo in cui voglio giocare al massimo, un torneo che voglio vincere, è questo. Farò tutto ciò che è in mio potere e sotto il mio controllo per arrivarci”.

“Stoccarda mi ha cambiato”

“Cilic? Non mi sono mai allenato con lui. Non l’ho nemmeno visto molto in giro. Ha avuto una carriera incredibile. È un giocatore straordinario. È stato uno dei più costanti in assoluto. Non so per quanti anni sia stato tra i primi 10, 15. Lo guardavo sempre giocare. Ha vinto a Nottingham. Chi vince un Challenger sull’erba prima di arrivare qui si sente bene su questa superficie. Sarà una sfida davvero tosta. Sono pronto. Come ho detto, ho enorme rispetto per lui. È un giocatore pericoloso, dovrò giocare davvero, davvero bene se voglio avere una possibilità. Sicuramente se guardo indietro a un anno fa, ora mi sento molto più calmo. Quest’anno mi sento più sicuro delle mie capacità, non solo di giocare, ma anche di risolvere i problemi, di sapere come affrontare una partita al meglio dei cinque set. Penso di aver capito che dovevo essere mentalmente più forte. L’anno scorso era il mio primo anno vero sul circuito. Stavo ancora cercando di capire tante cose. Quando incontravo giocatori esperti, forse riuscivano a far emergere le mie debolezze. Soprattutto qualcuno come Cam, con cui mi allenavo spesso. È stata un’altra occasione per guardarmi dentro, maturare ancora, rendermi conto che dovevo migliorare tanto se volevo arrivare al livello dei top player”.

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Autor: Redazione