La stagione 2025 sta scivolando via in maniera complicata per Matteo Berrettini. Il tennista romano sta infatti attraversando una fase di difficoltà fisica che sembra non avere fine, mettendo in dubbio la sua presenza nel circuito per le prossime settimane e alimentando preoccupazioni tra tifosi, addetti ai lavori e appassionati.
In tal senso, il campanello d’allarme è arrivato in quel di Wimbledon, dove Berrettini è stato eliminato al primo turno dal polacco Kamil Majchrzak (numero 109 del mondo). Una sconfitta che, al di là del risultato in sé, ha confermato i limiti di un atleta ancora non in piena forma, alle prese con un problema agli addominali che da tempo condiziona il suo rendimento e la sua preparazione. Il fastidio muscolare, un “tarlo” noto per il romano sin dai suoi primi anni nel circuito, ha di fatto impedito all’atleta azzurro di esprimere quel tennis potente e aggressivo che lo aveva portato fino alla storica finale di Wimbledon nel 2021.
A questo quadro si aggiunge la recente rinuncia all’ATP 250 di Kitzbuhel, un torneo molto caro a Berrettini, dove lo scorso anno aveva festeggiato un successo memorabile superando in finale il francese Hugo Gaston. La scelta di non presentarsi al via in Austria segue quella fatta pochi giorni prima per Gstaad, un doppio forfait che rappresenta una chiara conferma della delicata situazione fisica dell’azzurro e che avrà conseguenze pesanti per ciò che concerne il ranking. La perdita di 500 punti ATP (praticamente un terzo del suo attuale bottino) rappresenta infatti un arretramento significativo nelle gerarchie del tennis mondiale, complicando oltremodo il cammino di Berrettini verso una nuova risalita.
Dietro a queste scelte, probabilmente, c’è la consapevolezza che forzare il rientro, come forse avvenuto con la partecipazione a Wimbledon, non abbia giovato, anzi, potrebbe aver aggravato maggiormente la situazione. Già, perché il tentativo di essere presente allo Slam londinese, uno dei palcoscenici più prestigiosi e attesi del calendario, potrebbe essere stato dettato dalla voglia di dimostrare che il peggio era alle spalle. Tuttavia, la realtà del campo ha mostrato un quadro diverso, con un Berrettini spesso limitato nel movimento e privo della solita incisività nei colpi.
Gettando un occhio al calendario, è difficile immaginare che Matteo possa rientrare in tempo per Umago, ultimo step della stagione su terra rossa. Più realistico pensare che il romano scelga di ripartire direttamente dal cemento nordamericano, una superficie più amica del suo tennis esplosivo. Al momento figura tra gli iscritti nei due grandi appuntamenti estivi: i Masters 1000 di Toronto e Cincinnati, snodi fondamentali in avvicinamento allo US Open. Come accennato qualche riga più su, però, il ranking presenta un conto salato: dopo Wimbledon, il romano potrebbe scivolare oltre la 60ª posizione, perdendo almeno una trentina di posti rispetto al suo attuale numero 36.
Ciò detto, Berrettini non è solo un atleta di grande talento, ma anche un punto di riferimento per una generazione di giocatori che ha saputo rilanciare il tennis azzurro ai massimi livelli. Rivederlo competitivo significherebbe non solo un ritorno alla normalità per lui stesso, ma anche un arricchimento per l’intero movimento italiano. Tuttavia, la lezione che emerge da questa fase è chiara: la fretta può essere cattiva consigliera, e il percorso verso la piena forma dovrà essere graduale, meticoloso, senza scorciatoie. Il recupero fisico deve andare di pari passo con la rinascita mentale, poiché solo una condizione psicologica serena potrà permettere a Berrettini di tornare a esprimere il suo miglior tennis.
Il 2025 si preannuncia, dunque, come un altro anno di riflessione e di lavoro silenzioso per Matteo, che deve metabolizzare la delusione di un inizio complicato e ricaricare le energie in vista della seconda parte di stagione. Il talento non si discute, la passione è intatta e la voglia di lottare è sempre stata la cifra distintiva dell’azzurro. Adesso, più che mai, serve pazienza: un ritorno in grande stile, quello che tutti si augurano, passa inevitabilmente da un percorso di risalita e recupero che non ammette fretta.
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Autor: Francesco De Salvin