Due indizi non bastano per fare una prova. Per una coincidenza sono però più che sufficienti. E ce la facciamo bastare, perché da due anni, a Miami, Grigor Dimitrov rinasce. Non c’è coincidenza più bella. Il talento bulgaro, come già scritto un anno fa, pare sentire la primavera. Un mix di sensazioni che si disperde per tutto il corpo e fa sì che Grisha giochi semplicemente come sa. Ordinato, pulito, danzante, incisivo, in fiducia, ma soprattutto libero e lucido. E non potrebbe essere altrimenti, dato che, fino ad ora, non ha subito un solo break. Ma il Dimitrov versione primaverile non ha intenzione di fermarsi qui.
“Le vittorie del 2024 a Miami mi hanno dato moltissima fiducia”, ha fatto sapere Grigor in un’intervista rilasciata a Tennis Channel dopo il successo all’esordio contro Federico Cinà. “Non tanto vedere la mia classifica salire, quanto più provare a me stesso che potevo ancora giocare a un livello molto alto”. Una consapevolezza costruita match dopo match e che ha permesso al 33enne di Haskovo di sconfiggere prima Carlos Alcaraz ai quarti e poi Sascha Zverev in semifinale, prima di perdere all’ultimo atto contro Jannik Sinner. In seguito, la stagione è proseguita con alti e bassi, che però hanno visto Grigor terminare l’anno con due quarti di finale Slam all’attivo (Roland Garros e US Open) e seduto comodamente sulla decima poltrona della classifica mondiale. Ciliegina sulla torta, lo Stefan Edberg Sportmanship Award, conferitogli dai colleghi per essersi distinto per la sua professionalità, integrità e fair play.
“Sono orgoglioso della mia carriera sino a questo momento. Avrei voluto di più? Certamente, ma bisogna tenere in conto le difficoltà che può avere il tuo corpo e gli aspetti su cui bisogna imparare a prestare attenzione. Ogni anno si cambia qualcosa. Ho ancora degli obiettivi e sono proprio queste le motivazioni che mi spingono ad andare sempre avanti. Puoi essere il più in forma o il più veloce, ma se non hai abnegazione verso questo sport, di cosa stiamo a parlare? E questo riguarda anche lo stile di vita: quando smetterò di giocare vorrò continuare a rimanere in forma. Per me la cosa più importante è la parte fisica. Quando sento di poter contare su quella, allora posso passare a focalizzarmi sul resto”.
E quest’ultima frase racchiude forse i suoi primi mesi della stagione 2025. Due mesi molto difficili per Dimitrov, alle prese con un infortunio all’anca che lo ha costretto prima a ritirarsi durante la semifinale di Brisbane contro Jiri Lehecka e lo ha poi accompagnato fino a Melbourne dove, perso il primo parziale contro Francesco Passaro, ha deciso che per quel giorno era abbastanza. Il rientro, un mese dopo nei tornei mediorientali. Ma non era ancora il momento giusto per tornare. Poco dopo la chiamata dagli Stati Uniti a cui Grisha ha risposto a gran voce. Il campione delle ATP Finals 2017 ha scaldato i motori a Indian Wells, dove ha vinto due buone partite prima di prendere una stesa agli ottavi contro Alcaraz, e poi si è diretto lì dove nel 2024 era avvenuto il suo risorgimento tennistico: Miami.
Da qui si riparte. Ma senza pressioni che riguardano punti e classifica. L’aria che vuole respirare Grigor è la stessa di quell’incredibile cavalcata avvenuta nella passata stagione. “Difendere i punti dell’anno precedente è uno degli aspetti più complicati per noi. Dobbiamo cercare di duplicare quantomeno i risultati della stagione precedente. Io però cerco di non osservare più queste cose. Guardo al mio tennis perché, se riesco a sentire quella libertà che conosco bene giocando a questo sport, alla fine non mi interessa neanche vincere o perdere il punto. Mi interessa come mi sento là fuori. Non ho paura di perdere punti e indietreggiare in classifica. Sicuramente la pressione c’è, sono umano anche io e senti che gli altri vogliono che tu performi bene. Ma per me vale di più costruirsi man mano tutto questo. Il tennis non è uno sprint, è una maratona. Se riesci a sostenere il ritmo, allora prima o poi può darsi che la settimana buona per te arrivi”, ha dichiarato Dimitrov dopo il successo in tre combattuti set su Karen Khachanov. Ci si costruisce tutto: il proprio tennis, la propria mentalità e pure i propri successi. Basta avere la giusta pazienza, ma soprattutto la meticolosità e la concentrazione verso il lavoro giornaliero. Plasmando quindi in questo senso il proprio stile di vita di tennista.
“Mi piace porre la mia attenzione sui piccoli dettagli e soprattutto su servizio e risposta, i colpi che danno il via allo scambio. Cerco di seguire l’onda del mio istinto naturale, per me funziona così. Non mi piace pensare troppo e noi tennisti di solito, quando siamo in campo, lo facciamo. Sono uno che ha bisogno di avvertire determinate sensazioni quando è là fuori, mi piace sentire la velocità della pallina che viene attutita dalle corde”. Per i fanatici di questa disciplina non c’è niente di più romantico. Se poi tutto ciò si trasferisce nel tennis di Dimitrov, allora ecco che non può non scoccare la scintilla. La facilità di esecuzione, la pulizia tecnica, la varietà di soluzioni nel ventaglio di colpi, i movimenti leggiadri nel campo. E quel rovescio. Immagini, movimenti e suoni. Ci si gode ogni singolo dettaglio.
Ma non va mica sempre bene. Non ci si sveglia sempre dal lato giusto del letto. Eppure, ognuno ha le proprie tecniche per ritrovare quanta più lucidità e brillantezza possibile. Grigor, oramai veterano del circuito, ha imparato ad applicare il famoso ‘less is more’. “Nel mio tempo libero mi piace passeggiare e riposarmi. Cerco di minimizzare gli sforzi il più possibile. Il telefono o altre distrazioni non mi intaccano particolarmente. Potrei stare giorni interi senza i miei device”. Così il numero 15 al mondo – virtuale numero 20 – dopo l’affermazione su Brandon Nakashima agli ottavi di finale. Un successo, come detto, importante per il morale del bulgaro, che ha così prenotato il 21esimo quarto di finale 1000 in carriera dove se la vedrà con Francisco Cerundolo. Un match in cui forse partirà leggermente favorito. A Grisha però questo non interessa. Alla fine, ciò che conta è sentirsi liberi.
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Autor: Andrea Binotto