Harbour Club Milano: la generazione d’oro del tennis italiano è passata quasi tutta da qui. Musetti, Cobolli e anche Sinner. Quest’ultimo del tutto sotto traccia, nel 2018, quando ancora in pochissimi conoscevano il suo nome. Ricevette comunque una wild card ma solo per il tabellone di qualificazione del Challenger di Milano e perse subito contro un 28enne spagnolo, Jordi Samper Montana… nessuno ebbe il sentore di aver avuto in campo un futuro numero 1 del mondo. “Però possiamo dire di essere stati il primo Challenger giocato da Jannik” – afferma con orgoglio Massimo Lacarbonara che, oltre ad essere il Deputy General Manager del Club, dirige questo torneo da ben 13 anni e che abbiamo intervistato nel giorno conclusivo della 19esima edizione del torneo.
“Non ho ricordi della partita ma del post-partita sì. Si presentò il giorno dopo aver perso cercando delle palline per allenarsi e io gli diedi delle palline del cesto non sapendo bene chi fosse e soprattutto chi sarebbe diventato”.
Ma questo è solo uno dei tanti aneddoti che può raccontare Lacarbonara. Come detto, infatti, da questo torneo sono passati diversi giocatori che si sono poi affermati o che avevano già raggiunto risultati importanti nel circuito maggiore, e non solo italiani: “Mi vengono in mente Gaudio, Robredo, Dolgopolov, Volandri, anche Thiem quando era molto giovane. Ma quelli che mi colpirono sono stati Rune e Musetti. Di Rune si percepiva la consistenza, di Lorenzo il grande talento ma da qui a immaginare il successo che sta avendo onestamente no. E poi quest’anno Vasamì ci ha davvero impressionato, anche al di là del risultato. Lo avevamo seguito al Bonfiglio anche contro il mio compaesano Pierluigi Basile che avremmo tanto voluto portare qui (ma era impegnato con la maturità, ndr)”.
La semifinale tra il 17enne cresciuto a Roma e Cecchinato, entrambi entrati in tabellone grazie a una wild card, è stata la vera chicca di questa edizione dell’Aspria Tennis Cup: “Meglio di così non poteva andare… Questa partita ha rappresentato perfettamente le caratteristiche di questo torneo. Avere da un lato un atleta che lotta con 36° dopo aver raggiunto la semifinale al Roland Garros, quindi il giocatore esperto che cerca di risalire la classifica e dall’altro il giocatore giovane che magari tra due-tre anni ritroveremo tra i primi venti al mondo, come in questo caso Vasamì, il cui futuro è assicurato”.
Tornando agli aneddoti non può mancare quello sulla partecipazione al torneo, nel tabellone di doppio, di Paolo Maldini: “Indubbiamente la wild card che è entrata nella storia è stata quella vinta da Paolo Maldini, insieme a Stefano Landonio, nel 2017. All’epoca organizzavamo il ‘prologo’ che anticipava l’inizio del Challenger con un torneo di doppio, se non ricordo male di terza categoria, che dava la possibilità ai vincitori di entrare con una wild card nel tabellone principale. Non abbiamo mai avuto così tanti spettatori come nel giorno in cui Paolo e Stefano hanno giocato qui sul Centrale. C’era mezzo Milan, c’era Sky… il club esplodeva, arrivavano macchine come se fosse una partita di un Masters 1000 e che poi ovviamente è durata pochissimo. Paolo qui è uno di casa”.
Gli chiediamo allora se qualche altro celebre frequentatore del Club avrebbe potuto raggiungere lo stesso traguardo: “Sono sicuro che a Clarence Seedorf piacerebbe molto fare qualcosa del genere. E’ un grandissimo appassionato di tennis. Ora vive all’estero, ma quando è qui al club gioca anche 3-4 ore di fila”.
Lacarbonara ci ha poi spiegato le sfide che presenta l’organizzazione di un torneo come l’Aspria Tennis Cup: “La mia responsabilità, e anche la parte che più mi piace di questo ruolo, è quella di far quadrare un po’ tutto, mettendo insieme tanti aspetti operativi, organizzativi, strategici legati alle risorse che poi devono far sì che tutti questi processi funzionino durante il torneo. Dovendo controllare tantissime persone e tantissimi processi è fondamentale rodarli, e per questo è stato fondamentale il lavoro negli anni con il team per avere un prodotto sempre migliore, curando ogni dettaglio in maniera sempre più attenta e imparando anche dagli errori. L’esperienza che abbiamo accumulato ci ha aiutato a sbagliare di meno e sicuramente quest’anno abbiamo alzato molto il livello su tanti aspetti”.
In chiusura, Lacarbonara ci ha parlato degli obiettivi e delle prospettive del torneo: “Quest’anno l’ATP ha richiesto in generale ai Challenger di alzare gli standard. Le nuove linee guide prevedevano un upgrade che nel nostro caso è stato fatto ad esempio avendo hotel come lo Sheraton e il Melià che sono ‘walking distance’. Quindi uno degli obiettivi era alzare ancora di più la qualità del torneo dopo 20 anni e evidentemente questo può essere uno stimolo anche per l’anno prossimo. Dopo una storia così lunga è naturale fare delle valutazioni legate anche alla tipologia di torneo che è stato fin qui sempre maschile. In fase di debriefing dopo il torneo faremo delle analisi anche per capire quali scenari potrebbe portare il femminile. Comunque la longevità del torneo è già di per sé un obiettivo, raggiunto. Avere un torneo che va avanti dopo 19 anni ci dà ancora più motivazione. Però sicuramente un’apertura al femminile va considerata”.
Infine, sulle prospettive personali legate magari ai possibili sviluppi del rapporto tra Milano e il tennis, l’attuale direttore dell’Aspria Tennis Cup ammette: “Sì, ovviamente mi piacerebbe molto essere coinvolto. Dopo più di 30 anni di tennis a tutti i livelli, da maestro a direttore, a organizzatore – perché mi occupo anche dell’organizzazione del torneo Avvenire al Circolo Ambrosiano – sarebbe chiaramente una grande opportunità”.
O que achou dessa notícia? Deixe um comentário abaixo e/ou compartilhe em suas redes sociais. Assim conseguiremos tornar o tênis cada vez mais popular!
Esta notícia foi originalmente publicada em:
Fonte original
Autor: Andrea Mastronuzzi