Essere capitano di Coppa Davis non sempre è un mestiere semplice. Soprattutto se a pochi giorni dall’esordio nella Final Eight il miglior giocatore della squadra – e, in questo momento, del mondo – è costretto ad alzare bandiera bianca a causa di un infortunio. E, dopo il caso dell’esclusione di Alejandro Davidovich Fokina su cui glissa in conferenza stampa, David Ferrer è chiamato a fronteggiare anche l’assenza di Carlos Alcaraz.
“Ieri è stata una giornata dura” racconta Ferrer in un’intervista a ‘PuntodeBreak‘ a proposito della defezione del numero 1 del mondo. “Carlos è venuto e all’inizio pensavamo che avrebbe potuto esserci. Poi ha fatto la risonanza e, parlando con il dottore, con Ángel Cotorro, mi aveva già detto che non sarebbe stato facile. Parliamo di un giocatore molto importante, il numero uno del mondo. E di qualcuno che sapevo che, in un certo senso, ci serve per vincere la Coppa Davis… E non può essere con noi. È stato duro, ma questa mattina è già stato diverso”.
Poi prosegue: “Ho sempre creduto di saper gestire bene questo tipo di problemi: man mano che passano le ore, vedi quali soluzioni puoi prendere. Inoltre, vedo i miei giocatori allenarsi molto bene. Sono molto, molto entusiasti e questo mi dà fiducia, perché con questo formato è anche vero che tutto si livella di più. Sono fiducioso, molto fiducioso. Oggi confido, domani di più e giovedì sarò motivatissimo (sorride). Il mio carattere è e sarà così”.
Ferrer: “Contro l’Olanda, per il ritiro di Nadal, il mio momento più difficile da capitano di Davis”
Con Alcaraz a guidare la compagine, la Spagna era una delle rappresentative più temibili presenti a Bologna. Tuttavia, l’infortunio del sei volte campione Slam ha scombinato una volta di più le carte in tavola. Alla domanda se queste ore siano il momento più difficile da quando siede sulla panchina spagnola, Ferrer precisa:
“Non direi che siano le più dure, perché in fin dei conti siamo alle Finals. Guarda, ricordo che al mio debutto come selezionatore perdemmo (ride) due eliminatorie, sei a zero, tutte le partite. Fu duro, inoltre, in casa. E ricordo quello di Marbella, che è vero che finì bene, ma fu duro, l’inizio fu piuttosto duro. Tuttavia, ti direi che Málaga, quando perdemmo contro l’Olanda nell’addio di Rafa, perché è Rafa e io gli voglio un bene molto speciale: per me, forse, quella è stata la più dura“. Insomma, l’emozione del ritiro di Nadal ha annebbiato anche la sua lucidità.
Se la Spagna non sorride, neppure le altre nazionali possono dire di essere al meglio. Alexander Zverev – unico top 10 presente – proverà a fare la differenza per la sua Germania, anche se non pare certo tirato a lucido per l’occasione. L’avversario degli iberici, ovvero la Repubblica Ceca, può contare su Jiri Lehecka e Jakub Mensik, pur entrambi di rientro da qualche acciacco. L’Italia deve fare a meno di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti.
“Credo che ora tutti abbiano qualche singolarista molto forte, magari il doppio un po’ meno, mentre noi abbiamo giocatori che rappresentano una buona risorsa per il doppio, per poter affrontare quel punto. Allo stesso tempo abbiamo sia Jaume sia Pablo, che in singolare competeranno e avranno le loro chance” specifica l’ex numero 3 del mondo.
Nonostante gli inconvenienti, David è più determinato che mai: “Qualunque lavoro io faccia, se lo faccio è perché sono motivato ed entusiasta: ad oggi soddisfo entrambe le cose, sono motivato e sono entusiasta”. E per il futuro “Si vedrà, perché […] in questo momento preferisco pensare al presente”.
Ferrer prima del tie contro la Repubblica Ceca: “Giocatori forti e quel match di Davis contro Berdych…”
I quarti di finale tra Spagna e Repubblica Ceca riproporranno anche una sfida, stavolta a distanza, tra lo stesso Ferrer e Tomas Berdych. I due si affrontarono in Davis in occasione della finale del 2012 a Praga, quando David si impose in tre set sull’avversario. Tuttavia, l’Insalatiera fu appannaggio della rappresentativa ceca.
“Ho un ricordo molto bello di quella partita. Bello perché quello è stato forse l’anno migliore della mia carriera tennistica e ho giocato a un livello altissimo” ricorda lo spagnolo. “Poi, non è un ricordo così bello perché perdemmo quella finale di Coppa Davis, ma cerco di non pensarci troppo. Siamo cambiati… Con Tomas parlo, ma non conosco così tanto della sua vita privata. Ovviamente, man mano che invecchi relativizzi tutto molto di più, sei più maturo rispetto a quell’epoca. È una fase della vita che, in un certo senso, ricordi con affetto, ma la verità è che non sono una persona che vive molto nel passato: sono più uno che vive il presente e il futuro. La verità è che quando me lo hai ricordato, il ricordo che mi è arrivato è stato bello, però non è qualcosa a cui penso”.
Il presente mette di nuovo la Repubblica Ceca sulla strada della Spagna e dunque Ferrer non può esimersi dall’analizzare i convocati di Berdych. Iniziando dal numero 1 del suo Paese, ovvero Jiri Lehecka, 17 ATP.
“Cominciando da Lehecka, è un giocatore che ha avuto un finale di anno strano. Ha avuto anche un infortunio durante buona parte dell’anno scorso. però è un tennista che, per me, è un giocatore da top 20, tranquillamente, e un giocatore con possibilità di diventare top 10. Senza dubbi. È molto “ceco”: i cechi, alla fine, giocano sempre alla stessa velocità, molto piatto, sono giocatori da indoor. Inoltre, è un giocatore che mentalmente è forte. È uno a cui devi competere e devi batterlo. Credo che giochi a nostro favore il fatto che a fine anno sia arrivato con meno fiducia, vincendo meno partite“.
Poi il focus si sposta su Jakub Mensik, numero 19 del ranking e campione del Master 1000 di Miami.
“Mensik è un giocatore giovane che per me sarà top 10. È un giocatore che starà in alto. Quest’anno ha già vinto Miami, ha vinto un Masters 1000; è anche vero che ha avuto più infortuni, ha avuto problemi al ginocchio, però è un tipo che serve straordinariamente bene. Non ho ancora visto Mensik giocare qualcosa di simile a delle eliminatorie con la pressione delle Finals. Nel caso in cui il nostro giocatore sia Pablo Carreño, credo che lì possiamo avere le nostre chance”.
Adesso la parola spetta al campo. Alla domanda se l’assenza di Alcaraz abbia tolto un po’ di pressione dalle spalle dei suoi giocatori o abbia accresciuto la volontà di vendicarsi, Ferrer non si sbilancia. “Abbiamo voglia di competere e fare bene. Abbiamo voglia di vincere. Per me è uguale che… beh, non è proprio uguale che Carlos non ci sia, perché ho bisogno di Carlos, però accidenti, non so… Credo davvero che possano farcela, perché c’è un buon ambiente di squadra e possono arrivare cose positive. Quando ero giocatore, avevo fiducia in me stesso molte volte, e da questo punto di vista continuo a pensarla allo stesso modo. Vedo sempre quel momento in cui sento che possiamo agganciarli…”
“Credo che Jaume ormai sappia e si sia tolto di dosso quella pressione di essere qui, perché l’ha avuta a Marbella. Se l’è scrollata un po’ e penso che arrivi in modo diverso” specifica ulteriormente a proposito di Jaume Munar, Pedro Martinez e Marcel Granolles. “Pedro gioca sempre bene nelle competizioni a squadre, è un giocatore pazzesco. Da questo punto di vista, e mantenendo le distanze, mi ricorda Feli. E Marcel, ciò che ho detto in conferenza stampa è vero: considero che sia un giocatore diverso rispetto all’anno scorso. È un giocatore con molta più esperienza e molta più fiducia in sé stesso. Basta vederlo negli allenamenti di doppio, il modo così sicuro con cui si prende le responsabilità…”
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