Coppa Davis, Berrettini: “Io infortunato? Fatemi fare gli scongiuri. Musetti e Sinner ci hanno scritto”

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Coppa Davis, Berrettini: “Io infortunato? Fatemi fare gli scongiuri. Musetti e Sinner ci hanno scritto”

Matteo Berrettini ha portato all’Italia il primo punto nella sfida di quarti di finale contro l’Austria. La vittoria in due set su Jurij Rodionov, numero 177 del mondo, ha definitivamente tranquillizzato sulla condizione fisica del tennista romano. E anche sulla forma mentale con cui si è presentato a Bologna, pronto a vestire i panni del leader carismatico della squadra azzurra. In conferenza stampa, Berrettini chiarisce di sentirsi bene e di essere fiero della convocazione. Non manca nemmeno l’ormai consueta stoccata all’organizzazione della stagione tennistica. Non solo una programmazione fitta di impegni e di tornei obbligatori, ma, secondo Matteo, la richiesta di sforzo psicofisico sempre maggiore sarebbe la radice del problema. Il tennis va sempre più veloce sotto ogni punto di vista, minando la salute degli atleti.

D: Complimenti. Che voto daresti alla tua prestazione? Poi, pensando alla prossima stagione qual è il prossimo set per ritrovare il tuo vero gioco?
MATTEO BERRETTINI: Quindi mi stai già dicendo che non c’era il mio vero gioco? [Ride] Secondo me è una prestazione buona, primo perché mi sono trovato in difficoltà ma non sono andato al terzo, secondo perché sono partito bene e non è mai facile. Quest’anno la Davis non abbiamo avuto modo di giocarla prima, che è un vantaggio ma può essere anche uno svantaggio se non l’approcci bene. Ho lottato, sono stato bene in campo e non mi sono scoraggiato, secondo me è un bell’otto perché so che il mio livello può essere più alto, servizio, risposta, diritto e rovescio, tutto”.

“Ma ci ha insegnato la Davis che a volte serve anche meno. Serve il cuore, serve stare lì e farsi aiutare dal pubblico e dalla squadra. Credo di aver giocato delle ottime partite quest’anno, credo, anche alla fine dell’anno, di aver giocato con dei signori giocatori che stanno giocando molto bene. Mi manca sicuramente un po’ di continuità in termini di match giocati, cercare di non fermarmi ogni tre secondi… Però ho fiducia nel mio tennis, ho fiducia nel mio gioco e secondo me la prima parte di quest’anno l’ho dimostrato. Adesso è presto per pensare al prossimo anno, ma c’è tanta fiducia,

D: Complimenti. Vorrei chiederti due cose. Una è tecnica, sul gioco. Quali sono stati in questa partita i momenti più importanti per te, magari anche più belli, la giocata anche bella, nel game con i set point. Poi, per spiegare a chi non è troppo attento al gioco. Perché questa differenza in Davis rispetto agli altri tornei quando incontri un giocatore molto più forte di te o molto più debole e si livella tutto?
MATTEO BERRETTINI: Secondo me, i punti salienti… Ovviamente si è giocato su pochi punti. Siamo due servitori, quindi il break che ho conquistato nel secondo set è sicuramente stato quello che mi ha fatto poi riprendere fiducia per andare avanti e tenere quello 0-40, che è una mazzata emotiva per lui importante“.

“Ho giocato il tiebreak con l’approccio giusto e ripeto, alcune volte non si deve cercare la perfezione, ma si deve cercare la lotta e l’ho fatto oggi molto bene. Secondo me la Davis, il bello della Davis è che normalmente nei tornei non hai le trombe, i tamburi, le sirene, la panchina, i compagni che ti urlano. Ci sono tante cose, non si prepara così una partita, ci sono tante emozioni. Giochiamo sempre per l’Italia, siamo sempre con la Nazionale. Però questa è una cosa un pochino diversa e quindi secondo me c’è tutta questa energia che viene accumulata e le persone tendono a dare il meglio di sé e quindi poi il ranking si appiattisce un po’ e le differenze si vedono meno. Basta così”.

D: Cinque servizi vincenti sullo 0-40. Secondo te, prima hai parlato in inglese di quanto sentivi la Coppa Davis da ragazzino, di quanto ti piaceva l’atmosfera, di quanto ti piace ancora adesso. Il fatto che tu abbia 29 anni e Musetti 23 e Sinner 24, loro forse non l’hanno vista la Davis in TV o allo stadio con lo stesso trasporto, entusiasmo, passione. Pensi che questo possa essere anche un motivo per cui tu la vivi in un certo modo e loro forse un po’ meno?
MATTEO BERRETTINI: Non credo che loro la vivano in modo diverso. Io la vivo bene, nel senso che da quando sono piccolo, da quando giocavo nei circoli di Roma, mi piaceva giocare la Coppa a squadre, mi piaceva giocare la Serie D, C, B, A1, A2 e tutto quello che sono le coppe a squadre”.

“Coppa delle Province, Coppa delle Regioni, tutto quello che c’era da giocare a squadre mi piaceva tantissimo. Ho sempre avuto questa ispirazione e credo che Jannik e Lorenzo abbiano un attaccamento alla maglia molto importante e lo hanno dimostrato negli anni precedenti, ci hanno scritto, sono stati vicini a noi nella preparazione a questa partita, sono sicuro che lo faranno oggi a prescindere dal risultato. Non mi sento di dire di viverla in maniera diversa, posso parlare per me e dico che sono sempre fiero, orgoglioso di giocare perché ripeto, soprattutto adesso nel tennis italiano ci sono 15 ragazzi che meriterebbero la convocazione, ed essere tra quelli è motivo d’orgoglio”.

D: Hai risposto molto bene in campo
MATTEO BERRETTINI: Non so perché sia uscita questa cosa, ha sorpreso anche noi sinceramente. Non abbiamo parlato, ma ho l’impressione che se dovesse andare bene oggi ci sarà una riunione. Al di là di questo, quello che ho detto anche prima di incontrare voi qui nella stanza delle televisioni. Da quando ho deciso di fare questo tipo di sport a questo livello, non mi ricordo di essere mai arrivato in maniera perfetta. Facciamo uno sport che richiede uno sforzo fisico, psicologico, energie veramente alte, ci sono tante tensioni”.

È normale che il giorno prima si senta qualcosa, si curi una tendinite o quello che è, un’infiammazione, un dolore, un torcicollo, aver dormito male… Ci sono sempre mille cose. Non bisogna farsi trascinare da queste cose qui e ovviamente ringrazio sempre a prescindere il team medico, tutte le persone che stanno vicino a noi. Ma io veramente sto bene e ieri mi sono allenato meglio di come ho giocato oggi, però è normale. Quindi sto bene, fatemi fare i miei scongiuri perché insomma, non mi piace parlare di fortuna”.

D: Hai detto prima in inglese, c’è chi critica questa Davis. A te piace questa attuale formula? Per esempio, Jannik e Carlos settimana scorsa hanno detto che si potrebbe giocare una volta ogni due o tre anni. Tu cosa ne pensi?
MATTEO BERRETTINI: “Difficile da dire. È ovvio che io, per fortuna o sfortuna, direi per fortuna, non sono Carlos, non sono Jannik e quindi ho uno schedule diverso e delle programmazioni diverse, impegni diversi”.

Capisco che per loro sia una cosa molto intensa e nonostante Carlos avesse programmato di giocare, il suo corpo gli ha detto: Carlitos, ti devi fermare un attimo. Si parla tanto di calendario, di tornei obbligatori, ma secondo me non si parla abbastanza dello sforzo psicofisico che c’è dietro, soprattutto. Il tennis sta evolvendo, la fisicità è sempre più intensa e non so se ve ne accorgete anche voi, ma a me quando vedo giocare quei due mi sembra un flipper, è una cosa veramente veloce”.

Il mondo va sempre più veloce, noi giochiamo sempre più tornei, sempre più settimane, sempre più giorni e secondo me questa per la… In inglese health, come si dice in italiano? Salute. Madonna, che la salute dello sport non è proprio al massimo e quindi dovremmo trovare un modo per cercare di… Uno di quelli potrebbe essere giocare una volta ogni due anni e accorciare il calendario, secondo me è una cosa necessaria. Però capisco che ci sono degli interessi dietro, è già stato fatto un cambiamento grande alla vecchia Davis. Io ho avuto la fortuna di essere convocato e erano tre giorni veramente intensi e probabilmente non si può tornare al tre su cinque. Sarebbe uno sforzo troppo grande. Ma si può trovare una maniera per far sì che i migliori del mondo siano sempre presenti”.

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