Coppa Davis – Bene che L’Italia del tennis è ancora in semifinale, ma non possiamo permetterci di fare gli snob

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Coppa Davis – Bene che L’Italia del tennis è ancora in semifinale, ma non possiamo permetterci di fare gli snob

Il grande rischio è di diventare degli insopportabili snob. Di guardare con aria di supponente e fastidiosa superiorità colleghi e appassionati di nazioni già eliminate e tornate a casa come Francia e Austria che avevano portato a Bologna le loro coppie di doppio senza riuscire neppure a farle scendere in campo.

Berrettini e Cobolli con i modesti austriaci, uno n.177 e l’altro n.79, non hanno perso neppure un set -anche se Matteo ha dovuto aggrapparsi a tre micidiali servizi consecutivi per salvare tre setpoint sul 4-5 e 0-40- e così, per il quarto anno di fila, l’ItalDavis è ancora in semifinale dove troverà il Belgio che, 28 anni dopo l’ultima vittoria sui poco amati cugini francesi, si sono presi una bella rivincita con l’assurda complicità di quello sciagurato folle di Moutet che ha pensato bene di inventarsi una demivolee sottogamba, tanto per per irridere Collignon. Ride ben chi ride ultimo. Così il grullerello Moutet anziché chiudere una facilissima volee sul 6-2, 5-5 e 15 pari, mentre il suo capitano Mathieu avrebbe voluto prenderlo per il collo, ha finito per perdere ancor di più la poca testa che ha e per regalare anche due doppi falli all’incredulo belga. Insieme al set e più tardi anche il match. Così oggi i 12 posti in sala stampa occupati dai colleghi francesi e dagli impiegati della federtennis francese erano desolatamente vuoti. Tutti ripartiti. Domani ripartiranno gli austriaci e altri. Non gli italiani.

Perdemmo nel 2022 dal Canada di Aliassime, Shapovalov e Pospisil, abbiamo vinto la Coppa Davis n.2 e n.3 della nostra “povera” storia nel 2023 e nel 2024 (47 anni dopo la n.1 di Santiago del Cile), e giocheremo venerdì contro il Belgio da favoriti per centrare la terza finale consecutiva.

L’Italia è, non c’è più alcun dubbio, una potenza mondiale del tennis, e Jannik Sinner n.2 del mondo (con risultati da n.1…negli 8 mesi giocati con i 6 tornei vinti e le sole 6 sconfitte, 4 con Alcaraz, una con Bublik, l’altra con Griekspoor) Musetti n.2, Cobolli n.22, Bolelli e Vavassori coppia n.7 del mondo, lo certificano. Ma non solo loro. Berrettini non vive solo di ricordi e della finale di Wimbledon 2021E Sonego nel 2023 la Davis l’ha fatta vincere anche lui.

Ma se cadessimo nell’antipatico complesso di superiorità, cioè lo snobismo di chi ormai si crede chissà chi, vorrebbe dire che abbiamo dimenticato che per tanti, troppi anni, l’ItalDavis non è stata molto più forte di quelle che oggi sono le nazioni che vorremmo snobbare.

Nel 1990 ero a Vienna, al Ferry Dusika HallenStadion – stadio sul Danubio demolito tre anni fa – quando perdemmo 5-0 dall’Austria di Muster e Skoff. Mancava Camporese, c’era Canè, chissà perché capitan Panatta volle azzardare in singolare Nargiso che sapeva giocare quasi solo il doppio: Diego fece appena due giochi contro Horst Skoff, una figuraccia che a confronto Misolic ha fatto un figurone, e a nulla valse la bella resistenza per cinque set di Canè con Muster. Muster e Antonitsch vinsero anche il doppio su Canè e Nargiso in quattro set e il 3-0 divenne poi 5-0 su un’Italia demoralizzata e a pezzi.

Ero anche a Nantes nel 1996 quando vanificammo con la Francia un 2-0 di vantaggio conquistati da Furlan e Gaudenzi nella prima giornata per perdere con Forget e Raoux il doppio e con Pioline e Boetsch gli ultimi singolari. Ed ero anche a Genova nel 2018 quando Pouille conquistò due punti contro Seppi e Fognini e perdemmo anche il doppio con Fognini e Bolelli battuti da Mahut e Herbert.

Insomma se quelle sono state le ultime due sfide con la Francia e le abbiamo perse entrambe con gli eredi dei mousquetaires Lacoste, Cochet, Borotra e Brugnon, la nostra ultima vittoria sulla Francia in Coppa Davis risale addirittura al 1977! C’è poco da ridere.

Insomma, come direbbero anzi qui a Bologna, c’è ben poco da fare gli sboroni. Dopo gli anni d’oro dei quattro nostri moschettieri, Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, fatta eccezione per il ’98 quando raggiungemmo la finale di Milano dopo aver battuto un team USA non trascendentale (Todd Martin e Gambill) a Milwaukee con Gaudenzi e Sanguinetti, non è che in Coppa Davis abbiamo raggiunto chissà quali risultati.

A proposito del nostro prossimo avversario, il Belgio, beh come dimenticare che a Mestre nel 2000 la nostra italietta capitanata da Paolo Bertolucci perse dai piccoli fratelli Rochus e precipitammo in quella che si poteva chiamare serie B?

Dopo quella amara retrocessione, l’Italia non sarebbe tornata nel World Group fino al 2011, quando sconfisse il Cile per 4-1 in trasferta negli spareggi della Coppa Davis 2011. Il punto più basso della storia della squadra di Davis italiana avvenne nel 2003, quando retrocesse nel World Group II, dopo le sconfitte in trasferta con Marocco e Zimbabwe. Tra il 2013 e il 2018, l’Italia è stata sconfitta nei quarti di finale in quattro occasioni. Con il Belgio di nuovo nel 2017 a Charleroi…Non l’avessimo battuto lo scorso anno qui a Bologna…Però, attenzione, Cobolli perse da Bergs 6-3 6-7 6-0.

Capito adesso, dopo questa mini ricostruzione storica, perchè non è il caso di fare gli snob solo perché da qualche anno ci sta girando bene? Anzi, a dire il vero non bene, ma benissimo. Al punto che Feliciano Lopez, il direttore della Coppa Davis, nonché ex n.12 del mondo, cita l’Italia all’altezza di quella che per anni è stata la “Invencible Armada”, la Spagna che vinse la sua prima Coppa Davis nel 2000 con Juan Carlos Ferrero e Albert Costa e poi, con l’avvento di Rafa Nadal e la presenza dell’altro maiorchino, Carlos Moya, con l’aggiunta dei vari Lopez, Verdasco e tanti altri, avrebbe vinto altre 5 Coppe Davis (2003, 2008, 2011, 2013 e 2019).

Però detto tutto questo, augurandomi che Cobolli, Berrettini, Sonego, Bolelli e Vavassori, non si limitino a battere il Belgio ma anche chi raggiungerà la finale dalla metà bassa del tabellone fra Spagna-Cechia e Germania-Argentina, va anche detto – per onestà intellettuale – che questa edizione della Coppa Davis bolognese che doveva allineare i primi tre tennisti del mondo (Alcaraz, Sinner e Zverev) più il n.8 Musetti, oggi si è ritrovata con il solo Zverev a partecipare (senza neppure troppo entusiasmo a quanto ha dichiarato a Torino) fra i top-15. Con alle spalle Lehecka n.17, Mensik n.19, Cerundolo n.21 e Cobolli n.22. Insomma non è proprio la stessa cosa. Chiedetelo a tutti coloro che con grande anticipo avevano acquistato i biglietti.

E’ vero, altresì, che in Coppa Davis i numeri del ranking sono stati spesso contraddetti sul campo. E a ogni modo la “Sinnermania” – e in misura minore anche la “Musetti-Mania”-  ha procurato un tale irrefrenabile entusiasmo fra gli innamorati del tennis e soprattutto fra i “neoappassionati” che ormai discettano di tennis come se fossero tutti grandi intenditori – una volta erano tutti commissari tecnici della nazionale di calcio, oggi si sono riversati sul tennis – che ieri per me è stato bello constatarlo nel padiglione 37 della Fiera di Bologna anche per i punti più facilmente conquistati da Cobolli contro Misolic nonostante si trattasse di un duello a senso unico e dall’esito scontato. Per la bravura e la personalità di Cobolli, ma anche per per la mediocrità (sia detto senza offesa) di Misolic. Bandiere, tamburi, applausi, cori e non solo da parte della clacque ingaggiata per applaudire e cantare a comando. Ma da 10 mila spettatori che non aspettavano altro che manifestare la loro gioia, la loro partecipazione.

Lo spettacolo non era di primissimo livello tecnico? E chissenefrega. L’ho detto all’inizio, lo ripeto in fondo, non facciamo gli snob. Quanti anni mi sono ritrovati fra coloro che venivano guardati dall’alto in basso perché i tennisti italiani, come quell’anno che a Wimbledon persero in 11 tutti al primo turno, perdevano sempre ai primi turni, negli Slam come in Coppa Davis, in Marocco e Zimbabwe!

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