Appassionarsi ad uno sport o idolatrare qualcuno in particolare può persino plasmare un’esistenza intera, per esempio, attribuendo al proprio figlio il nome dell’atleta di cui si è sportivamente innamorati. Questo è il caso di Koen Bergs, sfegatato tifoso di Zinedine Zidane, ex calciatore di Real Madrid e Juventus, e sì, anche l’autore dell’iconica “capocciata” in Francia-Italia ai mondiali di calcio del 2006. Dalla sfrenata ammirazione per la leggenda francese, Koen Bergs chiama suo figlio Zizou, talento belga che attualmente milita nella 39^ posizione del ranking ATP.
Il nativo di Lommel è un personaggio positivo del cosmo tennistico. Un tennis a tratti brillante, una notevole dose di personalità, ed una carriera che ha fatto fatica a decollare rapidamente. Nell’ultimo appuntamento Masters della stagione 2025, a Parigi, Zizou si è presentato alla grande, battendo in tre set l’arrembante Alex Michelsen, giovane tennista statunitense (classe 2004) e già numero 35 del mondo. Il successo ottenuto ai danni del californiano ha regalato al belga un secondo round d’élite contro il numero due del mondo, Jannik Sinner: sarà il primo scontro diretto tra i due. Nessun precedente, soltanto l’incrocio di due storie totalmente diverse.
Il secondogenito di casa Bergs, appena quindicenne, volò nell’Africa Subsahariana a caccia di qualche punticino utile per la sua classifica giovanile. Nel 2014, Zizou entrò per la prima in contatto con un mondo sconosciuto, con una realtà distante anni luce dal morbido e avvolgente clima europeo. La povertà del Burundi scosse parecchio il belga, impegnato a sgomitare nel circuito ITF Juniores. Da quell’esperienza in Africa, Zizou guarda il mondo con occhi diversi, decidendo di attivarsi – in quanto individuo agiato – per contribuire, anche per l’1%, e rendere migliore la qualità della vita della popolazione indigena. “Ero sempre stato abituato a dare tutto per scontato – ha detto il belga in un’intervista – Da noi è normale avere vestiti, scarpe, racchette, corde, ma anche buon cibo a tavola ogni singolo giorno. Cose che invece, da quelle parti, non sono affatto comuni. Quella situazione mi ha aperto gli occhi”. Da quando è subentrato il suo sponsor, Yonex, è stato tutto più semplice per Zizou aiutare la gente del posto, anche per introdurla più facilmente al gioco del tennis: “Ho saputo che a Bujumbura non è raro vedere gente in campo con le mie racchette e i miei vestiti. Questo mi riempie il cuore di gioia. Ho materiale a sufficienza per spedirne ogni anno“.
Un filantropo, un ragazzo dal cuore d’oro, ricompensato dal tennis e dal suo estro, nonostante i periodi bui che hanno reso la carriera un percorso ad ostacoli. Il 2023 è l’anno che mette realmente alla prova il carisma e la corteccia di Zizou, inscalfibile anche dai dolori più atroci. Nel marzo del suddetto anno viene a mancare il nonno, nonché suo primo tifoso, poi subisce la rottura di un legamento del polso sinistro, intaccando lo svolgimento dello sport e della professione che ama.
Il belga però brucia le tappe, accorciando i tempi di recupero e mettendosi in carreggiata per riprendere la condizione. Il 2024 lo consacra per la prima volta nella Top 100, dalla quale non uscirà più. 8 titoli Challenger conquistati, ma ancora nessun trofeo ottenuto nel circuito maggiore, dove ha comunque raggiunto due finali, entrambe nel 2025. Un tennis, quello del belga, che agguanta importanti picchi sul veloce, meno appariscente invece sul mattone tritato. La sfida con Jannik Sinner ha un netto favorito sulla carta, ma Zizou è un giocatore che sa galvanizzarsi, che sa divertirsi. E a prescindere dal risultato, tirerà fuori i suoi guizzi.
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