Becker: “Per diventare numero uno il tennis deve essere la tua ossessione”

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Il tedesco vincitore di sei titoli del grande slam ha concesso un’intervista al sito dell’ATP in cui ha ripercorso la sua esperienza al vertice del ranking nel corso della sua carriera professionistica, un traguardo raggiunto nel 1991 dopo quasi cinque anni di sforzi. Dopo aver trascorso 109 settimane come numero 2, infatti, Becker sconfisse il suo grande rivale Ivan Lendl nella finale dell’Australian Open del 1991, superandolo e raggiungendo per la prima volta la vetta della classifica il 28 gennaio di quell’anno. Riflettendo sull’ingresso nell’esclusivo club dei numeri 1 della classifica ATP, Becker ha parlato apertamente della mentalità necessaria per raggiungere certi livelli.
‘Bum Bum Becker’ sottolinea come sia necessaria una vera e propria ossessione per il tennis, poiché bisogna essere costantemente concentrati sulla propria attività agonistica: ‘Devi essere un po’ pazzo e un po’ egoista per diventare numero uno e far ruotare tutta la tua vita attorno al tennis. Entri nell’ordine di idee che devi  fare tutto il necessario per migliorare e che nulla sia più importante che vincere la tua prossima partita.

Il tedesco riconosce che tutti i tennisti che hanno raggiunto la vetta del ranking sono per lui un esempio e ne riconosce il merito per aver reso il tennis lo sport che è oggi. ‘Per me è stato un onore consegnare il trofeo di numero uno del 2024 a Jannik Sinner e lo è stato altrettanto far parte del club dei tennisti che sono stati numeri uno. Gli altri 28 giocatori che ci sono riusciti sono stati i miei eroi. Tutto ciò che ho lo devo al tennis. Ma è importante ricordare ai giovani chi ci ha spianato la strada. Prima non giocavamo per premi da milioni di dollari, ma grazie al successo di Ilie Nastase, John Newcombe, Björn Borg o John McEnroe, il tennis è diventato più popolare.’

Tuttavia, lo stesso Becker riconosce che per lui è stato molto difficile raggiungere il numero uno a causa della sua rivalità con Ivan Lendl. ‘Avevo 18 anni quando sono diventato numero 2 nel settembre del 1986. Avevo vinto Wimbledon due volte, pensavo che il mio mondo fosse perfetto, ma c’era un tipo chiamato Ivan Lendl, che era sempre davanti a me.
Non pensavo che avrei avuto bisogno di altri quattro anni e mezzo per raggiungere la cima dell’Everest. Cosa mi mancava per fare quell’ulteriore passo? Continuavo a chiedermelo. Finalmente l’ho raggiunto nel 1991, quando l’ho battuto nella finale dell’Australian Open. Lui era numero 1, io ero numero 2,
sapevo che dovevo vincere quella partita per superare l’ultimo ostacolo, ed è stato molto gratificante’.
Sebbene l’ascesa di Becker abbia richiesto più tempo del previsto, è stato persistente nel suo approccio. Ha continuamente imparato dai suoi più grandi rivali e dai campioni più affamati che hanno dominato il circuito ATP durante l’arco della sua carriera:Il trucco è la costanza, settimana dopo settimana. Solo raggiungere sempre la finale o vincere i tornei, ti porta e ti mantiene al numero 1. Negli anni ’80 ero un adolescente e alternavo grandi tornei a settimane mediocri, mentre Lendl, Mats Wilander e Stefan Edberg erano più costanti durante le 52 settimane. Ma questo è cambiato con l’inizio degli anni ’90’.

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Autor: Niccolò Moretti