Vittoria convincente e prima finale in carriera al Rolex Monte-Carlo Masters per il numero 3 del mondo, Carlos Alcaraz. Il tennista iberico, che si è imposto sull’amico, rivale e connazionale Alejandro Davidovich Fokina – con il punteggio finale di 7-6(2) 6-4 – ha rilasciato alcune dichiarazioni nella consueta conferenza stampa post-gara. Tanti gli argomenti toccati dallo spagnolo, così come si evince dalle dichiarazioni riportate di seguito.
D. Carlos, sarà la tua prima finale a Monte-Carlo. Ritieni di essere arrivato al livello che volevi raggiungere all’inizio della settimana?
Carlos Alcaraz: “Sono felice di aver raggiunto questo livello, ma credo di poter fare meglio. Sai, all’inizio della settimana, durante il primo torneo sulla terra battuta, devi un po’ abituarti alle condizioni. La pallina è diversa. Il gioco sulla terra battuta è diverso. Sono davvero felice di aver raggiunto il livello che volevo. Una volta raggiunto questo livello, però, devo continuare a migliorare, ad essere migliore e, se possibile, in finale, arrivare ancora più in alto“
D. Mi scuso per la domanda forse un po’ troppo in là a livello temporale, ma c’è la possibilità che al Roland Garros tu possa sfidare Novak (Djokovic ndr.) in semifinale o in finale, nello stesso luogo dove avete disputato la famosa finale olimpica. Come ti senti all’idea che questo match possa realmente disputarsi?
Carlos Alcaraz: “Non lo so (sorride). Voglio dire, è sempre bello giocare contro Djokovic, perché è sempre un osso duro. Contro di lui puoi vedere qual è il tuo livello. Potrebbe essere fantastico. Perché no? Ma è molto lontana come cosa. Fino a quel momento, possono succedere molte cose durante il torneo o nella settimana precedente, quindi vediamo. Ma sì, potrebbe essere fantastico. Perché no?“
D. Oggi hai giocato contro un amico (Davidovich Fokina ndr.). Sei riuscito comunque a vincere i punti-chiave e ad esser concreto, ma che differenza fa, mentalmente, vincere contro qualcuno che conosci così bene?
Carlos Alcaraz: “Probabilmente si può giocare con un po’ più di calma, perché lo si conosce (sorride). Conosci il tuo avversario. Conosci il suo livello. Sai cosa farà in qualche modo. Quindi diciamo che a volte puoi prevedere quale colpo farà. Questo rende un po’ più facile giocare contro qualcuno che conosci bene. Allo stesso tempo, però, è anche difficile, perché l’amicizia che abbiamo fuori dal campo è davvero sincera. Giocare contro un amico o lottare contro un amico per una finale in un Masters 1000 a volte può essere difficile. Ma sono davvero felice di non essermi fatto condizionare dall’amicizia e di essere stato un po’ egoista e di aver pensato a me stesso (sorride)“
D. A inizio settimana hai dichiarato che la pressione legata all’assenza di Sinner ti abbia un po’ condizionato. Confermi quelle parole? Per quanto riguarda il match con Davidovich, invece, pensi di aver giocato la miglior partita della tua settimana? Ti sei scrollato un po’ di dosso quella pressione?
Carlos Alcaraz: “Sì. Da quando Jannik non ha potuto giocare tornei, molte persone mi hanno chiesto e parlato spesso di quanto fosse importante quel momento per raggiungere di nuovo il numero 1 o per vincere tornei. Quindi, probabilmente, in un certo senso ci pensavo così tanto invece di giocare il mio buon tennis e godermi il tempo che passo in campo a giocare le partite. Dopo Miami ho capito qual è il percorso che devo seguire, le cose che devo fare. Non pensare ai risultati, non pensare a nient’altro, ma solo a divertirmi. Questa è la cosa più importante per me. Ecco cosa sto cercando di fare. È quello che ho capito di dover fare. Penso di stare bene pensando alle persone che ho intorno, alla mia famiglia, al mio team e basta. Penso di stare bene in questi termini, ecco. Credo anche che quella di oggi sia stata la migliore partita che abbia giocato finora in questo torneo. Penso di non avergli permesso di dominare il gioco o di tornare in partita. Ho semplicemente espresso il mio buon tennis per tutto il match, con un livello davvero costante, quindi sono davvero felice di averlo fatto oggi.“
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Autor: Francesco De Salvin