Domenica 9 novembre si parte. Mancano poche ore all’inizio delle Nitto ATP Finals di Torino. I migliori otto giocatori al mondo e le otto coppie più forti (qui una loro presentazione) si daranno battaglia per conquistare l’ambito trofeo di fine anno. Andrea Vavassori e Simone Bolelli, dopo essersi qualificati anche per l’edizione 2024, sono riusciti a staccare il pass anche nel 2025 e proveranno di nuovo a portare in alto i colori azzurri cercando di superare i tandem ostici che gli si porranno davanti nel girone dedicato a Peter Fleming. Prima delle partite, però, il bolognese e il torinese sono intervenuti in conferenza stampa a Torino per condividere le loro impressioni. Di seguito, le dichiarazioni dell’unica coppia italiana presente alle ATP Finals.
D: Quanto è stato importante per voi qualificarvi per il secondo anno consecutivo nel torneo di casa?
Simone Bolelli: “Siamo molto contenti di tornare a Torino e giocare in casa. Era un obiettivo che ci eravamo prefissati per quest’anno e l’abbiamo raggiunto. L’anno scorso abbiamo avuto un’emozione fortissima a giocare qui. Anche quest’anno siamo molto carichi e positivi, abbiamo voglia di fare bene. Se siamo qui vuol dire che siamo riusciti a tenere un grandissimo livello tutto l’anno”.
Andrea Vavassori: “Era uno dei nostri obiettivi principali. L’anno scorso è stata una grandissima emozione per me, che ho sempre visto come un sogno giocare qui a Torino, la mia città. Secondo me quest’anno siamo ancora più pronti perché abbiamo vissuto insieme un altro anno e nuove esperienze, ma abbiamo anche superato altre difficoltà. Ci siamo allenati molto bene questa settimana. Non vediamo l’ora di scendere in campo domani. Sono sicuro che ci sarà ancora più gente dell’anno scorso, perché l’evento sta crescendo e il tennis in Italia è in pieno boom. Sono felice di vedere sempre più persone appassionate di questo sport”.
Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport: È stato un anno positivo come avete ricordato, ma magari negli ultimi due mesi qualche risultato non è stato all’altezza delle vostre aspettative. Ci sono stati problemi fisici oppure il doppio è una specialità in continua evoluzione e gli avversari si conoscono meglio, e quindi è più difficile vincere le partite?
Simone Bolelli: “Quello sì, quando entri in campo e magari sei favorito non è mai detto [che si vinca la partita, ndr]. Il livello è molto alto. È vero, negli ultimi tornei non abbiamo raccolto tanto, ma siamo comunque riusciti ad arrivare qua. L’anno è partito con il botto e poi abbiamo mantenuto una stagione con buoni tornei vinti, come alcuni 500 (Rotterdam, Amburgo e Washington, ndr). Con queste regole non puoi controllare tutto: abbiamo vinto e perso match per uno o due punti con tanti tie-break e super tie-break. Anche qui credo che saranno match tutti molto duri e combattuti. Si giocherà veramente sul filo. Dovremo arrivare freschi, carichi, concentrati, freddi e cercheremo di prendere le nostre occasioni quando le avremo”.
Giovanni Pelazzo, Ubitennis: A proposito del punteggio, vi piacerebbe poter giocare le Finals con le stesse regole degli Slam? È qualcosa di cui magari Andrea ha già parlato con l’ATP?
Simone Bolelli: “Beh sì, un evento del genere dovrebbe essere giocato con le regole normali, come anche le Olimpiadi. Così i match sono un po’ troppo casuali: la partita può durare poco, può durare un’ora e mezza, i punti secchi magari ne vinci uno, ne perdi due e lì ti gira la partita, oppure se perdi i primi due/tre punti nel super tie-break, com’è successo l’anno scorso contro Arevalo/Pavic. Sono regole che non vanno bene”.
Andrea Vavassori: “Facendo parte del player council ho provato a iniziare a intavolare un discorso. La cosa difficile è che giustamente il piatto principale è il singolare e vogliono avere la garanzia che i match inizino a un determinato orario. E quindi per noi doppisti è difficile spingere su questo fattore qui. Perché sappiano che nel doppio, come accade negli Slam, ci possono essere match anche molto tosti che possono durare anche due ore e mezza nei casi speciali. L’alternativa potrebbe essere iniziare mezz’ora prima il doppio e avere la garanzia che il match possa finire in tempo. Però, visto il costo dei biglietti e la voglia dei fan di vedere uno spettacolo, visto che ci sono due sessioni e il doppio magari può durare anche solo un’ora, da questo punto di vista si potrebbe parlarne per cambiare in vista dei prossimi anni. Sicuramente per noi le Olimpiadi sono state difficilissime l’anno scorso: eravamo la coppia numero 1 e abbiamo perso contro Granollers, che adesso è tra i primi del mondo, e Carreno Busta. Dopo aver vinto il primo set, in dieci minuti abbiamo perso il tie-break del secondo e poi anche il super tie-break. Sono eventi talmente importanti che è brutto che si decidano le partite in così pochi minuti. Secondo me il punteggio degli Slam è quello più realistico”.
Massimo Calandri, Repubblica: In ottica Coppa Davis, per voi questo torneo può essere utile anche considerando che le nazionali avversarie non avranno la possibilità di giocare assieme qui?
Andrea Vavassori: “Beh sicuramente le Finals sono un evento che ci dà fiducia. Già solamente essere arrivati qui certifica un certo tipo di annata. Anche l’anno scorso non era scontato. Ci tenevamo tanto e abbiamo raggiunto l’obiettivo. Abbiamo visto anche che l’anno scorso la coppia che entrata per ultima ha poi vinto il torneo (Krawietz/Puetz, ndr). Il livello è molto simile alla scorsa edizione. Bisogna essere bravi e avere la freddezza nei momenti giusti per vincere quei pochi punti che poi fanno la differenza. Siamo arrivati abbastanza tranquilli: abbiamo avuto il tempo di riposarci, di allenarci bene. E adesso ci sono due settimane di fuoco, ma siamo pronti per affrontarle al meglio. Le Finals e la Davis sono i due appuntamenti a cui teniamo di più durante l’anno. Siamo molto legati alla Nazionale. Non abbiamo avuto una stagione in cui abbiamo giocato tantissime partite. Quindi, siamo pronti ad affrontare al meglio anche la Davis”.
Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport: Immagino giocherete insieme anche l’anno prossimo. Considerando la lunghezza della stagione, come organizzate di solito la preparazione per il nuovo anno?
Simone Bolelli: “Avremo più o meno un mese, cinque settimane massimo. Io forse una settimana in più, perché Andrea parte prima. Ci riposeremo 10/12 giorni massimo e poi si ricomincia. Purtroppo, i tempi sono stretti da questo punto di vista. La stagione finisce tardi e inizia presto. Quindi, non abbiamo alternative. Dobbiamo staccare un attimo perché ci sta. Poi si riparte e si torna ad allenarsi, come un ciclo che continua a ripetersi”.
Andrea Vavassori: “La cosa bella è che la prossima stagione inizia qualche giorno più tardi. Quindi, già il fatto di poter avere il Natale a casa… Io è quattro anni che non trascorro il Natale a casa. Sicuramente farò una settimana di vacanza che è da tantissimo che non faccio. Ho voglia di andare al caldo. Poi si ricomincia con la preparazione. Giocherò la United Cup (in programma dal 2 all’11 gennaio, ndr) molto probabilmente con Cobolli, Paolini ed Errani. Poi Simone mi raggiungerà direttamente in Australia”.
Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport: Per Simone, Bopanna si è ritirato a 45 anni. Che sensazioni hai riguardo il ritiro adesso come adesso?
Simone Bolelli: “Sono ancora nel pieno! Scherzi a parte, nella mia testa mi sento ancora giocatore al 100%. Sto bene fisicamente, con Andrea abbiamo una grande intesa e stiamo raccogliendo tanto. Quindi, la mia idea è quella di continuare il più possibile. Spero di poter fare altri due/tre anni. Poi si vedrà”.
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