Roger Federer ha raccontato recentemente nel giorno in cui gli conferivano una laurea honoris causa che nella sua carriera aveva vinto soltanto il 54% dei punti che aveva giocato…Inoltre tutti i giocatori, anche Connors che ha vinto 109 tornei, lo stesso Federer che ne ha vinti 103 e Djokovic che ne ha vinti 101, hanno ovviamente perso più tornei di quanti ne hanno vinti. E figurarsi quante partite in più.
Ha perso meno partite (12) dei tornei che ha vinto (14)
Almeno per quanto riguarda gli ultimi due anni Jannik Sinner, il Maestro dei Maestri come l’ho titolato nel video che ho fatto ieri sera su YouTube – a proposito iscrivetevi sul canale Ubitennis di YouTube se vi fa piacere ricevere le notifiche dei video che farò da Bologna questa settimane per la Coppa Davis – ha perso invece meno partite dei tornei che ha vinto. Solo sei sconfitte nel 2024, solo sei sconfitte nel 2025. Tornei vinti nel 2024 otto, tornei vinti nel 2025 sei: totale 14. E – direi – di un certo prestigio: 4 slaSm, 4 Masters 1000, 2 Atp Finals. Sempre pernici, avrebbe detto Rino Tommasi che usava spesso questa espressione. Ma al di là delle…pernici, uno che vince 14 tornei e perde solo 12 partite ha un bilancio incredibile, in straordinario attivo.
Adesso il bilancio fra i due marziani del tennis contemporaneo è un tantino più equilibrato. Anche se Alcaraz resta avanti 11 a 6 e con 6 Slam contro i 4 di Sinner, che però ha vinto due ATP Finals che degli Slam sono “parenti” stretti perché bisogna battere almeno 5 degli otto più forti tennisti del mondo, quando negli Slam ti può capitare di batterne anche solo uno o due. Eppoi, rispetto all’anno scorso, un conto è battere in finale Fritz, un altro conto è battere Alcaraz, il n.1 del mondo (secondo me ex aequo con Jannik, a meno che vi vogliate appigliare ai 12.050 punti di Carlitos contro gli 11.500 di Jannik che però ha giocato 3 mesi e 3 Masters 1000 di meno, quindi in media di punti ne ha fatti molti di più).
In una chat fra una ventina di amici che dovevano esprimere un pronostico sulla finale Sinner-Alcaraz avevo dato Sinner vincente in due set (75 64) e invece è stato 76 75 e sono arrivato solo secondo. Una cattiva giornata del Mago Ubaldo!
Scherzi a parte, dal novembre 2023 quando perse qui la finale di Torino con Djokovic (che aveva battuto per la prima volta nel round robin) la striscia indoor di Sinner, 31 vittorie di fila è impressionante quanto il fatto che lui sia il primo tennista dei tempi ATP a vincere due edizioni di fila del Masters senza concedere neppure un set a quei giocatori che sono i primi del mondo. Dieci partite di fila senza macchia. Tanta roba. E se Jannik non si fosse un pelino distratto nel primo game del secondo set, quando ha commesso due doppi falli e fatto uno dei suoi rari errori gratuiti, avrebbe addirittura vinto queste sue seconde ATP Finals senza nemmeno subite un break. Mannaggia!
Siccome un pelino nell’uovo noi critici lo troviamo sempre, mi sono ricordato di quando scrivevo che a Sinner capitava abbastanza spesso – ma si parla di 4-5 anni fa – di perdere il servizio subito dopo aver fatto un break o aver vinto un set, come se soffrisse di un calo di concentrazione appena raggiunto un parziale successo. Compromettendo quindi il risultato appena centrato.
Mi pare, ad esempio, di ricordare un simile frangente quando nello Slam parigino uno Jannik ancora giovanissimo aveva appena conquistato un break a spese del re del Roland Garros Rafa Nadal nel primo set. Ma si era subito giocato male il game successivo. Mi direte: bella forza, contro Nadal, che pretendevi?
Ma quello è solo un ricordo che mi è rimasto impresso. Ci sono stati anche altri frangenti. Ma era tutto un altro Sinner, infinitamente molto meno solido dell’attuale.
Questa volta Jannik ne è venuto fuori alla grande, ma regalare un game all’inizio del secondo set come lui ha fatto con Carlitos poteva costargli molto caro.
Meglio, però, che Carlitos abbia restituito il favore nel sesto gioco, quando è stato lui a fare almeno due, se non tre, errori gratuiti di dritto consentendo a Jannik, grazie anche a un stecca fortunata, di recuperare il break. Come non ricordare però il colpo altrettanto fortunato di Alcaraz a Parigi che sul 6-5 e 30 pari al quinto gli spianò la strada verso il tiebreak e la vittoria finale?
La loro sesta finale di quest’anno è stata bella, non bellissima come alcune altre, ma complessivamente ben giocata, da metà del primo set in poi. Inizialmente i due rivali erano piuttosto tesi entrambi, gli errori gratuiti non erano mancati. E di scambi davvero spettacolari ce n’erano stati pochini. Poi non avevano contribuito ad alzare il livello di concentrazione quei dieci minuti di interruzione causati dall’ennesimo malore accusato da uno spettatore nel corso di questa settimana. Lì è stato bravo, sul 2-1 Alcaraz e 40 pari, a mantenere sangue freddo e tenere il game di servizio. Pian piano il gioco è salito di tono e si sono visti scambi tecnicamente proibiti a tutti i tennisti classificati dal terzo posto in giù. Grande tennis. Ma nessuna pallabreak, fino a che sul 6-5 per Alcaraz e servizio Sinner è arrivata la prima, che era anche un setpoint.
Lì non so con quale coraggio, dopo aver sbagliato la prima, Jannik ha tirato sulla riga una seconda a 187 km orari. Breakpoint annullato. Ma quanti avrebbero avuto quel coraggio, quella precisione? E, a seguire, sul 40 pari un dritto vincente dei suoi, un altro servizio e eccoci al tiebreak.
Ma che cosa passa per la testa di un campione quando, su un setpoint che può costituire la svolta della partita a seconda che sia trasformato oppure no, la prima non entra e si deve rischiare (o non rischiare?) la seconda?
L’ho voluto chiedere a Jannik e lui ha risposto: “Da giocatore lo apprendi un po’ di più. Già prima avevo giocato qualche seconda nel game e ho servito uguale perdendo il punto. Mi sono detto che dovevo fare qualcosa di diverso, avevo due o tre opzioni e mi sono detto che dovevo fare quella rischiosa ma comunque sicura. Se anche l’avessi sbagliata avrei comunque fatto il massimo. A volte serve coraggio, a volte fortuna, però te lo devi anche meritare. In quel momento ho detto vado e perdo questo punto piuttosto che farlo vincere a lui“.
Grande Jannik! Perché anche la “seconda” dell’1 pari nel tiebreak è stata notevolissima. E’ un pensiero ricorrente…quindi chissà quante volte mi è venuto in mente di scriverlo, ma quando penso a come serviva Jannik fino a un paio d’anni fa, c’è da stropicciarsi gli occhi, sia per l’efficacia delle prime, sia per la qualità delle seconde. Tanto di cappello, davvero, a Vagnozzi e Cahill perché hanno fatto un lavoro stupendo su uno dei colpi più difficili da insegnare. Sono tantissimi, e tantissime, i giocatori e le giocatrici che non sono mai riusciti a modificare di una virgola le loro battute. “Ma una delle grandi qualità di Jannik – hanno detto all’unisono Vagnozzi e Cahill – sta nella sua capacità di imparare prestissimo…gli dici una cosa e lui subito la fa”.
Ricordo quel grande personaggio dell’avvocato Vanni Canepele, campione italiano nel 1939 e nel 1949 e capitano di Coppa Davis quando l’Italia di Pietrangeli e Sirola battendo gli Stati Uniti si qualificò per la finale di Coppa Davis in Australia nel dicembre 1960, che quando ero ragazzino e stavo per giocare un doppio con lui mi disse: “Ubaldo, ricorda che il grande campione deve avere, oltre al talento e a tante altre doti e qualità, i nervi saldi e il coraggio. E quelli si misurano soprattutto dalla seconda di servizio. Chi non ce l’ha non va da nessuna parte”.
Non l’ho mai dimenticato, soprattutto quando vedevo giocare Pete Sampras, il tennista che ha avuto la seconda palla più sicura e migliore fra tutti i tennisti che io ricordo di aver visto giocare. I suoi 14 Slam li ha vinti molto spesso grazie al dritto e al servizio, quasi più la seconda che la prima.
Ieri Sinner ha servito meno prime rispetto ai giorni precedenti (55% invece di 75% o 70%), ma si è salvato proprio con il coraggio delle seconde. Sono sicuro che Cahill ha grandi meriti in questo. Lui era uno di quegli australiani che giocavano bene sull’erba e soprattutto servivano bene. Prime e seconde.
Un’altra qualità indiscutibile di Jannik è che lui ragiona su ogni cosa che fa. Se rileggete con attenzione le sue ultime parole di risposta alla mia domanda lui dice: In quel momento ho detto vado e perdo questo punto piuttosto che farlo vincere a lui“.
Cioè: lui si è reso conto del fatto che Alcaraz si era avvicinato alla riga di fondo per tentare una risposta anticipata e aggressiva (come spesso si fa sulle seconde palle) e allora Jannik si è detto VADO! e boom gli ha sparato quella palla da 187 km orari. Ma se non sei lucido e coraggioso non lo fai e perdi il set. Oggi magari, ripensandoci, Alcaraz si pentirà di non essersi messo più indietro per avviare lo scambio, però è anche vero che negli scambi prolungati – soprattutto da quando si era manifestato quel problemino alla gamba destra, subito fasciata – Carlitos non si sentiva troppo tranquillo.
Tant’è che si è buttato spesso all’attacco, per accorciare i punti, e per la precippitazione ha fatto tanti errori al volo…non da lui. In sala stampa Carlitos è stato molto sportivo, non ha accampato scuse, ha solo accennato al fatto che pur correndo regolarmente nella testa aveva l’idea che le cose potessero peggiorare e l’infortunio ha condizionato le sue scelte tattiche.
I due lob passanti, una di rovescio con taglia sotto la palla, l’altro di dritto liftato a scavalcare Carlitos, sono stati due capolavori che hanno di fatto conquistato il tiebreak a Jannik e da soli meritavano il prezzo del biglietto.
Come anche la risposta di rovescio anticipata e lungolinea che Jannik ha fatto nel game decisivo. Mi ha ricordato quella che fece a Wimbledon nel quarto set e che gli procurò il break. Ne avevo scritto nell’editoriale precedente a questo. Una meraviglia. Per una serata meravigliosa e indimenticabile. Non ha vinto solo Sinner, ha vinto secondo me anche Alcaraz sebbene questa non sia la sua superficie prediletta, ha vinto il pubblico che ha sì incitato Sinner con i suoi ripetuti “Olè,Olè, Olè Sinner, Sinner” ma ha rispettato e applaudito anche Alcaraz. Come era giusto che accadesse. Dal pubblico di Torino e dal tennis è venuta fuori una lezione di civiltà e un bellissimo spot per lo sport della racchetta.
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