ATP Finals, Sinner: “Con Zverev partita punto a punto, io bravo a vincere quelli importanti”

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ATP Finals, Sinner: “Con Zverev partita punto a punto, io bravo a vincere quelli importanti”

C’è tutto Jannik Sinner in quelle che sono le dichiarazioni post conferenza stampa dell’altoatesino, figlie della consapevolezza che sta alla base del suo gioco: essenziale, lucido, capace di ridurre al minimo anche le questioni apparentemente più complesse. Dopo la vittoria in due set su Alexander Zverev, che gli ha garantito l’accesso matematico alle semifinali delle Nitto ATP Finals di Torino, Sinner si è presentato in conferenza stampa con la serenità di chi ha piena consapevolezza dei propri mezzi e del match che è stato.

È stata una partita punto a punto”, ha esordito il numero due al mondo, “ma ho vinto i momenti importanti e sono stato bravo a gestire le palle break ottenute. Questo ha ovviamente fatto la differenza”. La sua analisi è asciutta, tecnica, quasi scolastica nello spiegare alcune cose, soprattutto riguardanti il suo processo di miglioramento. “Devi essere pronto a cambiare; io ho cambiato tanto quando ho perso. Lui ha cambiato un paio di cose, ma non vi dirò mai cosa, e se non avessi annullato le sette palle break non sappiamo cosa sarebbe successo. Avrebbe potuto vincere anche lui, con lo stesso risultato ma al contrario”.

La gestione dei dettagli e la nuova maturità

Il punto centrale, per Sinner, è la gestione. Non più solo quella tattica, ma quella mentale. “Ho preparato il match nel migliore dei modi possibili”, spiega. “Quando servo non penso sempre all’ace. Può esserci anche un servizio vincente, servendo sempre in maniera diversa. Non sono uno che serve sempre a 220 all’ora e non sarò mai un big server: posso anche servire a 180 o 190, mirando una volta al corpo, un’altra volta alla T, un’altra volta ad uscire. Sto servendo con una buona percentuale e questo fa la differenza, soprattutto indoor”.
In queste parole c’è tutta la volontà di cambiare qualcosa nel suo gioco e adattarsi, figlie della sconfitta di New York: la forza di chi ha imparato che bisogna adattarsi per restare il migliore. 

L’equilibrio e il tempo delle scelte

Nonostante l’attenzione inevitabile sulla lotta per il numero uno del mondo, Sinner non si lascia trascinare dentro la questione fino in fondo, il tema sembra sfiorarlo senza colpirlo più di tanto: “Domani sera andrò a cena e se riesco guarderò la partita. La questione numero uno non è primaria. Se la vince Carlos, sono contento per lui, perché se l’è meritato. Io sono contento di essere già arrivato in semifinale. Farò la mia cenetta come al solito, non è che accendo la TV. Poi, se magari dopo giocano ancora lui e Lorenzo, mi piace guardare il tennis anche come spettatore e la vedrò. Però sai… numero uno o no, onestamente questa stagione è stata una stagione incredibile. Con questo torneo sono a dodici tornei”, aggiunge. “È stata una stagione pazzesca, secondo me, per come l’ho giocata. Se lo merita lui (Alcaraz n.d.c.), sono contento per lui. Se no, ce lo giochiamo dopo, ma sono contento della posizione in cui sono, di essere già in semifinale, di poter giocare almeno altre due partite, o magari quattro, in un torneo speciale. Quello che c’è, c’è”. 

Uno sguardo avanti, senza fretta

E come sempre, lo sguardo di Jannik è già proiettato oltre Torino, ma senza ansia. “In preparazione, se qualcosa non va, la cambi. Non ci saranno magie”, ha detto. “Il primo torneo dell’anno prossimo sarà sicuramente l’Australian Open e non sarà facile arrivare subito lì con la pressione del grande torneo. Magari in futuro cambieremo questa cosa, vedremo”. E a proposito di futuro, a tenere banco, ovviamente, resta la questione allenatore, la questione Darren Cahill; anche qui Sinner è piuttosto tranchant: “Non abbiamo ancora deciso nulla, ne parleremo a fine torneo”.

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