«Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince». Questa è la celebre frase che pronunciò Gary Lineker, cannoniere principe della Premier League negli anni 80, dopo la sfida persa dalla sua Inghilterra con la Germania nella semifinale dei Mondiali di calcio di Italia 1990.
Anche il tennis è un gioco semplice: che lo giochino 128 uomini con racchetta negli Slam o solo 8 come nelle ATP Finals, alla fine in finale ci sono sempre loro due, Jannik Sinner e Carlitos Alcaraz.
Sinner non ha perso un set in tutto il torneo – e non lo aveva perso neppure un anno fa, sono già 9 partite di fila a Torino – e come se non bastasse in 39 turni di servizio non ne ha ceduto uno! Alcaraz si è distratto per un solo set con Fritz, ma non ne ha persi altri.
Ieri nelle semifinali, Sinner ha lasciato 7 game a de Minaur, battuto per la tredicesima volta su 13, e Alcaraz ne ha concessi 6 a Aliassime, sconfitto per la quinta volta di fila.
Per tutti gli altri tennisti, dal n.3 Zverev in giù, questo dominio dei due marziani è diventata una vicenda quasi imbarazzante. Anche perché all’orizzonte non si profila alcun…Djokovic, cioè uno che come il serbo possa inserirsi fra i due voraci litiganti di quest’ultimo biennio (8 Slam, quattro ciascuno fra 2024 e 2025) come seppe coraggiosamente fare Novak nel duopolio costituito da Federer e Nadal.
Mettendo anche lui in un palese …imbarazzo (“Non so cosa rispondere…”) Ho chiesto ieri a Jannik – che quando ci racconta che ogni match e ogni avversario può girare rapidamente, può trasformarsi in un pericolo per il favorito, perché basta pochissimo -…se ci raccontasse queste frasi per convincere noi o piuttosto per ammonire se stesso a non sottovalutare mai nessuno. Per restare concentrato al 100 per 100 sull’obiettivo della vittoria, anche quando si tratta di conquistare la tredicesima di fila su de Minaur, la quinta di fila su Djokovic e Zverev, la quarta di fila su Fritz e Aliassime, la sedicesima di fila su tutti i tennisti italiani.
Avrei potuto fare una domanda simile a Alcaraz, di cui ogni tanto si legge che è più discontinuo di Jannik perché perde qualche partita in più, ma a ben guardare sono solo 2 in più perché nel 2025 ne ha perse 8 contro le 6 di Jannik, ma ha anche giocato di più – grazie ai 3 mesi di sospensione che hanno fermato Jannik – e vinto 8 tornei contro i 5 di Jannik.
Da aprile in poi il “discontinuo (!)” Alcaraz ha perso solo 4 partite (vincendone 56) e si appresta a giocare la undicesima finale negli ultimi dodici tornei.
Quanto a Jannik l’aver centrato la terza finale consecutiva alle ATP Finals (quella persa con Djokovic nel 2023 è stata la sua ultima sconfitta sul cemento indoor, cui hanno fatto seguito 30 impressionanti vittorie consecutive) è un record che lo mette a confronto con sei grandissimi campioni che quelle stesse tre finali consecutive le hanno raggiunte come segue: Djokovic 2012-2016, Federer 2003-2007 e 2010-2012, Becker 1994-1996, Lendl 1980-1988 (che fenomeno! Vi rendete conto? Non è un refuso…9 finali di fila di cui 5 vinte!),McEnroe 1982-1984, Nastase 1972-1975 (Ilie vinse nel ’71, ma era un girone unico all’italiana per 7 giocatori).
Sinner è il solo italiano ad aver vinto le ATP Finals. Alcaraz spera di imitare i due soli spagnoli che ce l’hanno fatta, Manolo Orantes nel 1976 e Alex Corretja nel 1998. Rafa Nadal, ed è un suo grande cruccio, non ce l’ha mai fatta. Difatti Rafa lamentava sempre che le finali dovessero giocarsi sempre indoor. Se ne fosse giocata qualcuna sulla terra rossa, sarebbe stata un’altra storia.
Come troverete in un altro articolo qui su Ubitennis Alcaraz e Sinner si sono affrontati 16 volte e, inclusa la loro prima partita nel challenger di Ontaniente quando erano poco più che bambini, lo spagnolo conduce nei confronti diretti 11 a 6 e 5-1 quest’anno se si considera anche il match di Cincinnati in cui Sinner si è ritirato sul 5-0 e non si considera invece il match di esibizione vinto da Sinner a Riyadh perché…appunto di esibizione. Anche se con 6 milioni di dollari in palio, di cui 1,5 milioni erano il gettone di presenza, è improbabile che i due rivali non si siano impegnati. Però è vero che c’era un’atmosfera..da esibizione. E poi Sinner lo avevo allenato io sottorete e quindi non poteva proprio perdere.
Dall’introduzione del computer ATP (agosto 1973) sono stati davvero pochi i duelli che abbiano riguardato il n.1 e il n.2 delle classifiche mondiali e che si siano svolti almeno in 5 finali nello stesso anno, cioè il segno di un duopolio davvero dominante.
Lendl-McEnroe (1984 e 1985), Agassi-Sampras (1995), Federer-Nadal (2006), Djokovic-Nadal (2011), Federer-Djokovic (2015) e quest’anno Alcaraz-Sinner (2025). Jannik ne ha vinta una sola, anche se la più leggendaria, a Wimbledon. Ma le due finali Slam di Parigi e New York le ha perse.
Soltanto Djokovic e Nadal nel 2011 si trovarono di fronte in 6 finali. Tutti gli altri “duellanti” in 5.
Tutti gli amici mi chiedono chi sia il mio favorito per la finale di oggi. Io mi schermisco, dico – prendendo l’esempio da Sinner – che tutto può succedere, che io non posso sapere chi abbia dormito meglio la passata notte (questo è davvero un leit-motiv nelle dichiarazioni e nei pensieri di Jannik), ma alla fine mi devo sbilanciare per non deludere chi crede nella mia superiore (???) conoscenza.
E allora dico Sinner perché mi devo fidare di quel che ho visto in questi giorni, anche se …Rossella O’Hara/Vivien Leigh diceva in Via col Vento (che indoor non c’è…) “Domani è un altro giorno”.
Qui a Torino Jannik non è mai stato messo in difficoltà da alcun avversario. Ho ricordato prima che non ha mai perso un servizio e una sola volta è stato costretto al tiebreak. Carlitos qualche rischio, nei primi set con de Minaur e Fritz li ha invece corsi e quindi mi era parso un po’ meno a suo agio…come del resto si è sempre pensato riguardo alle sue caratteristiche tecniche più adatti ai campi rossi e verdi che a quelli al coperto. Però è anche vero che la sua ultima performance contro Aliassime, è stata impressionante, frutto di una condizione psicofisica in netto crescendo. Insomma una brutta avvisaglia per Jannik.
Ma devo anche dire che non avevo mai visto Sinner che servisse costantemente, cioè per più incontri di fila, con percentuali di prime palle superiori al 70% (e per due volte su quattro al 75%), pur raggiungendo la doppia cifra nel numero degli ace nell’arco di soli due set, quindi in un numero limitato di game. Di solito, è fatto notorio, se cerchi l’ace scende quasi inevitabilmente la percentuale di prime. E se il suo rovescio incrociato è sempre stato il colpo più solido, anche se il maggior numero di punti li ha sempre fatti di dritto come è naturale che sia per quasi tutti i tennisti, però il rovescio lungolinea è diventato il suo marchio di fabbrica più caratteristico, straordinario anche perché sovente imprevedibile.
Questo è il colpo che gli ha dato il break decisivo a Wimbledon nel quarto set – una risposta aggressiva che sorprese nettamente Carlitos – che non ha invece per nulla funzionato a New York e che potrebbe essere nuovamente determinante oggi quando Alcaraz per aggirare la palla e far partire i suoi dritti esplosivi potrebbe lasciare un tantino scoperto il fianco destro.
Il punto, però, è che quel rovescio lungolinea deve essere profondissimo e inatteso, perché se Carlitos lo vede prima e lo aggancia è capacissimo di giocare quei dritti mostruosi che – se ve li ricordate – lasciarono di sasso Jannik, veri pugni da k.o., nel tiebreak conclusivo della memorabile finale del Roland Garros.
Queste del servizio (che fu assai deludente a New York, e non solo per via della percentuale del 48% ma anche perché le prime non gli entrarono mai sulle palle break, esattamente il contrario di quanto accaduto l’altro giorno con Zverev nei 7 breakpoint!) e del rovescio lungolinea, sono certamente due chiavi importanti per favorire il successo di Jannik, ma certamente non sono le sole. Almeno un game di profonde e ficcanti risposte per set è chiave altrettanto necessaria, se non vogliamo ritrovarsi ai tiebreak dove a mio avviso Alcaraz ha quel pizzico di incosciente coraggio in più. Ma ci vorrebbe davvero la palla di vetro per prevedere tutto. Direi che la cosa più scontata è che vedremo certamente colpi da cineteca, da parte dell’uno e dell’altro. Non credo proprio che il pubblico rimpiangerà di aver acquistato – sia pure a caro, carissimo prezzo – il biglietto. Non ci si poteva augurare una finale migliore, più elettrizzante, almeno nelle premesse. Buon tennis a tutti e se per quanto mi riguarda spero di aver indovinato il pronostico, penso anche che se fosse Alcaraz invece a vincere avrei comunque goduto di un grande spettacolo. Un po’ come a Parigi, dove nonostante il grande dispiacere per la vittoria sfumata di Jannik, vinsero in realtà tutti e tre, Carlitos, Jannik e il tennis.
O que achou dessa notícia? Deixe um comentário abaixo e/ou compartilhe em suas redes sociais. Assim conseguiremos informar mais pessoas sobre o que acontece no mundo do tênis!
Esta notícia foi originalmente publicada em:
Fonte original
