ATP Finals, Fritz: “Avvantaggiato dal campo veloce, Musetti si è scaldato su quello lento”

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ATP Finals, Fritz: “Avvantaggiato dal campo veloce, Musetti si è scaldato su quello lento”

Niente da fare per Lorenzo Musetti, battuto in due set nel suo match di esordio alle Nitto ATP Finals. L’avversario, quel Taylor Friyz che ha così pareggiato il bilancio al sesto confronto diretto, si è fatto bastare un break per set di fronte all’azzurro apparso non proprio brillantissimo, come se la settimana scorsa, invece di riposarsi e prepararsi per l’evento principe dell’ATP, fosse andato a dissipare energie giocando un torneo rivelatosi poi inutile. Ma basta parlare di Novak Djokovic e passiamo alle parole di Taylor dopo la vittoria che lo proietta al comando del Gruppo Jimmy Connors insieme a Crlos Alcaraz che tuttavia ha una peggior percentuale di game vinti.

D. Taylor, non dev’essere facile giocare contro un italiano a Torino, ma è stata una grande vittoria. Puoi raccontarci com’è andata la partita di oggi?
“È una normale prima partita delle Finals. Direi che è una vittoria molto importante se voglio uscire dal girone. All’inizio ero un po’ nervoso. Inoltre lui gioca in modo abbastanza diverso, con gli slice e tutto il resto. Quindi mi ci è voluto un po’ per abituarmi. Sono riuscito a evitare di subire un break all’inizio del match quando ha avuto qualche occasione. Poi mi sono sentito sempre più dentro la partita. Alla fine del primo set e per tutto il secondo set, credo di aver giocato davvero bene.”

D. Taylor, sono rimasto colpito dal tuo rovescio. È qualcosa su cui stai lavorando?
“No (sorride). Credo sia sempre stato così. Non so. Penso che il mio rovescio sia sempre stato uno dei miei colpi migliori. Penso che questa settimana in particolare mi senta bene, e credo che parte del merito sia del campo e delle condizioni: è veloce, quindi ho molta velocità di palla da sfruttare con il rovescio. Non devo preoccuparmi troppo di generare io la potenza, posso usare la velocità. Sì, in generale mi è sembrato buono. Anche cambiare un po’ (indiscernibile) è stato positivo. Credo sia sempre stato uno dei miei colpi migliori.”

D. Hai avuto 12 break point e ne hai convertiti uno nel primo set e uno nel secondo. L’analisi della partita, dal tuo punto di vista, dipende più dal tuo buon servizio o dal fatto che lui a volte ha una risposta un po’ corta? Le percentuali dicono che hai vinto il’84% dei punti con la prima, mentre Musetti con la seconda solo il 40%. Non so se dipenda più dalla qualità del tuo servizio o da qualche problema suo in risposta. Qual è la tua analisi?
“Credo sia più probabilmente per la qualità del mio servizio. Io cerco sempre le righe: non servo mai solo per “metterla dentro”. Preferisco sbagliare un servizio piuttosto che metterlo ma che non sia buono. Penso di aver fatto un buon lavoro variando il servizio. Sì, credo di aver preso bene gli angoli. A essere onesti, credo che una delle cose che lui ha sempre fatto molto bene contro di me è neutralizzare la mia prima. È molto bravo a tenerla profonda in chip e a mettermi la palla in situazioni dove mi è difficile attaccare. Non direi che la sua risposta sia stata un problema, perché è una delle cose che in passato ha reso difficile giocare contro di lui: se non servo davvero bene la prima, lui di solito la rimette molto bene.”

D. Stranamente, la velocità media del servizio di Musetti era 166 km/h, mentre la tua 145.
“Parli della seconda.”
D. Sì. Meno potente di quella di Musetti. Evidentemente tu piazzi meglio il servizio.
“Okay, lascia che spieghi (sorride). La velocità conta solo in base a dove stiamo in risposta. Lui sta molto più indietro per rispondere, quindi non ho motivo di tirare una seconda più forte, perché è un metro e mezzo oltre la linea di fondo. Non lo metterò mai in difficoltà con una seconda. Perché dovrei rischiare di più? Quando sta così arretrato non potrà farci molto. Mi sento tranquillo a tirare una seconda molto più morbida. Se guardiamo i punti in cui invece lui risponde più vicino, lì tiro una seconda molto più forte. Vale anche il contrario: io rispondo vicino, quindi lui prova a servire in modo molto aggressivo per togliermi tempo. Se io andassi più indietro, probabilmente tirerebbe un kick molto più morbido, quindi…”

D. Forse la mia domanda è un seguito di questa. Nella risposta all’ATP Media e prima in conferenza hai menzionato che le condizioni hanno influito sul match. L’idea generale è che i campi sono stati rallentati quest’anno.”
“Sì, è vero.”
D. Perché servite fortissimo e giocate molto veloci. I campi sono più lenti rispetto al passato. Da due giorni qui a Torino sentiamo che le condizioni influiscono sui risultati. Puoi dirci in che modo la velocità e le condizioni del campo influiscono sul tuo piano partita? Per esempio quest’anno hai perso contro Musetti su terra e su erba. O meglio, la stagione precedente. Il fatto che sia indoor, un campo veloce, quanto ha influito sulla preparazione della partita? Ha un grande impatto?
“Beh, è difficile prepararsi del tutto, perché anche quando ti alleni, a volte l’allenamento non è come la partita. Credo di avere un’idea della velocità del campo, ma non posso saperlo davvero finché non gioco: se certi colpi funzioneranno perché il campo è abbastanza veloce o no. Non è qualcosa di scontato. Un esempio: confronta Wimbledon con qui. A Wimbledon è erba, si muove. Ma la cosa dell’erba è che se dai spin la palla non va veloce: lo spin rallenta molto sull’erba.

“Uno dei problemi che avevo lì era che quando lui faceva slice – e credo che avrei questo problema anche su campi lenti – e io giravo attorno alla palla per attaccare col dritto, siccome lo slice è basso e senza ritmo, devo imprimere molta rotazione al colpo. A Wimbledon avevo difficoltà a fargli male su quelle palle. E se non gli fai male, rovini la tua posizione in campo girandoti sul dritto. Se poi il colpo non è buono, lui ha il campo aperto, sull’incrociato se provo a tirare inside-in. Credo che questa sia stata una grande differenza oggi. Il campo è veloce. Quando lui tirava lo slice, riuscivo comunque a essere aggressivo e non venivo punito se non colpivo perfettamente. Mi sembrava di riuscire comunque a fargli male, mentre nelle partite precedenti lui riusciva a neutralizzarmi e io facevo fatica a superarlo. Ero contento quando sono entrato e mi sono accorto che il campo è veloce: potevo essere aggressivo e tirare abbastanza forte da non permettergli di arrivare bene sulla palla e ribaltare lo scambio. Non devo scegliere con attenzione quando essere aggressivo: posso farlo praticamente ogni volta che voglio.”

D. Quando senti tutte queste statistiche e percentuali – a me sta venendo il mal di testa – girano anche a te nella testa? Serve una laurea al MIT per capirle o per te è naturale? E una seconda domanda: cosa pensi della partita con Alcaraz?
“Le statistiche… onestamente credo di conoscerle già senza guardarle o sentirle. Mi sento abbastanza sicuro che, quando esco dal campo, potrei dire con uno scarto di tre punti percentuali quanto ho fatto con la prima, quanto ha fatto l’avversario e le percentuali di punti vinti. Non le guardo, ma ci tengo traccia mentalmente durante la partita. Per quanto riguarda giocare contro Carlos, è dura. Le ultime due volte ha giocato molto bene, molto aggressivo contro di me.
“Alla Laver Cup ero riuscito a batterlo tirando più forte. Là avevo giocato estremamente aggressivo e avevo preso il controllo di molti punti. Credo che uno degli aggiustamenti che lui ha fatto da quella partita sia stato proprio quello di impedirmi di rifarlo. Prova davvero a togliermi la racchetta di mano. E ci è riuscito abbastanza bene nelle ultime partite a Tokyo e in Arabia Saudita. Dovrò servire molto bene. Se lo faccio, qualunque cosa succeda nel resto del match, posso rimanere in partita. Oggi ho risposto molto bene. Spero di rispondere aggressivo e bene anche domani, giocare aggressivo e provare a prendergli il tempo qualche volta.”

D. Poco fa Lorenzo ci ha detto che aveva le gambe molto pesanti. È qualcosa che hai notato durante il match? Se sì, in quale momento l’hai capito?
“Non l’ho notato necessariamente. Quello che ho percepito è che riuscivo a metterlo sotto pressione abbastanza facilmente. E credo che molto dipenda dal fatto che il campo è veloce e lui non ha avuto davvero il tempo di allenarsi qui per abituarsi. So che stamattina si è scaldato sul campo d’allenamento, che è molto più lento rispetto al campo di gara, il centrale. Credo che questo abbia influito, il fatto che non abbia avuto modo di abituarsi alla velocità. Passare da un campo lento a uno veloce è molto più difficile che il contrario. Non è facile. Credo che abbia sicuramente influito. Quando gli giocavo la palla addosso veloce, mi sembrava che il timing non fosse quello che sarebbe stato se avesse avuto il tempo di allenarsi qui.”

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