Si conclude il Godò di Alcaraz, anche se non nel modo che avrebbe voluto il ragazzo di Murcia. In sala stampa ha dato le sue impressioni e rassicurato sulla sua condizione fisica.
D: Carlos, ci puoi dire le tue impressioni sulla partita?
CARLOS ALCARAZ: Beh, perdere non è mai facile, soprattutto in una finale e ancor di più qui al Godó. Però, al di là di come è andata la partita, devo anche dare credito e fare i complimenti a Holger. Penso che abbia giocato un match eccezionale, molto ordinato, sapendo sempre cosa fare. Io, invece, ho sbagliato in alcune situazioni che alla fine mi hanno penalizzato. In generale, come ho detto, è una finale del Godó. Esco orgoglioso di aver dato tutto. È una sensazione un po’ amara, ma fa parte del gioco.
D: Carlos, puoi spiegarci cosa hai avuto? Ti ha condizionato al 100% e potrebbe complicarti la partecipazione a Madrid?
CARLOS ALCARAZ: Nel secondo set ho iniziato a sentire fastidio nella zona dell’adduttore destro, soprattutto dopo alcuni scambi lunghi e intensi. Quando senti anche solo un piccolo dolore, scatta subito l’allarme e diventa difficile restare focalizzati sul gioco. Inizi a preoccuparti della tua condizione fisica, della tua salute. Mi è costato un po’ restare al livello richiesto. Adesso avrò due giorni di riposo, che avrei fatto comunque. Parlerò con il mio team medico, faremo degli accertamenti, ma sono fiducioso che non mi impedirà di essere a Madrid.
D: Carlos, era la tua decima partita in 12 giorni tra Montecarlo e Barcellona. Ti aspettavi che potesse esserci qualche problema fisico?
CARLOS ALCARAZ: Come ho detto, giocare tanti match con pochi giorni di riposo ha le sue conseguenze. Non è che mi aspettassi di avere fastidi fisici, non lo pensi mai prima di una partita. Ma sapevo che sarebbe stato duro e impegnativo. Avevo fiducia di poter reggere, e penso di aver giocato comunque un buon tennis. Come dico sempre, questo sport è estremamente esigente: devi dare il 100% ogni giorno. Passare da un torneo come Montecarlo a Barcellona con così poco tempo per adattarsi è difficile. Per questo mi tolgo il cappello davanti a Rafa per quello che ha fatto settimana dopo settimana: è qualcosa che va davvero apprezzato.
D: Carlos, conosci molto bene Rune, ma oggi ti ha sorpreso in qualcosa? Hai imparato qualcosa tatticamente?
CARLOS ALCARAZ: Conosco bene Rune, l’ho visto vincere grandi titoli e battere grandi giocatori. Quindi non mi sorprende il suo livello. Quello che oggi mi ha colpito, e che non è sempre stato così costante. Oggi mi ha sorpreso la sua capacità di restare ordinato per tutto il match. Ha avuto pochissimi cali, è stato solido, serio, molto chiaro su cosa voleva fare e lo ha fatto. Questo mi ha sorpreso un po’, ma il livello in sé no, perché so quanto è forte.
D: Carlos, hai appena detto che Rune è stato solido e senza cali. Cosa pensi ti sia mancato oggi?
CARLOS ALCARAZ: Credo un po’ di pazienza. Ho iniziato molto bene, con grandi colpi, e lui giocava più rapido, più piatto, cosa che mi ha favorito. Poi ha cambiato tattica, ha messo più palle in campo, ha allungato gli scambi e li ha resi più intensi. A me è mancata la pazienza per cambiare anche il mio schema di gioco e aspettare il momento giusto. In certi momenti mi sono affrettato, lui ne ha approfittato e credo che per questo alla fine abbia vinto.
D: Carlos, hai detto “mi tolgo il cappello davanti a Rafa”. Ora che è passato del tempo dal suo ritiro, pensi che si debba dare ancora più valore a ciò che ha fatto? Ti ha dato qualche consiglio in questi momenti?
CARLOS ALCARAZ: Non mi ha dato consigli, però mi ha scritto per incoraggiarmi, sperando che non sia nulla di grave e che possa tornare ad allenarmi e giocare a Madrid. Credo che tutti, anche io che gioco a tennis e so cosa significa stare nel circuito, ammiriamo Rafa per ciò che ha fatto, soprattutto sulla terra. Ma quando vivi queste cose da dentro, gli dai ancora più valore. È difficilissimo essere sempre al 100% fisicamente e mentalmente, settimana dopo settimana. Vincere tutto di fila è praticamente impossibile, e quando lo vivi in prima persona, lo apprezzi ancora di più.
D: Carlos, arrivi sempre in fondo ai tornei. Con un calendario così fitto – Montecarlo, Barcellona, Madrid, Roma, Roland Garros – è una follia pensare di far bene ovunque?
CARLOS ALCARAZ: Sì, è una follia. La stagione sulla terra è corta ma molto intensa, settimane senza sosta. Se le giochi tutte, è durissima. La difficoltà per noi e per il team è parlare continuamente, comunicare come ci si sente, come sta il corpo, cosa serve. Per me queste due settimane sono state toste: due finali, tante partite. Col passare della stagione, bisogna capire come si sta giorno per giorno. Noi viviamo alla giornata: non sappiamo come saremo tra due settimane. Ed è questo il difficile: ascoltare il corpo, capire come ti svegli, come ti senti. La stagione è lunga e se prendi decisioni sbagliate o corri rischi, può compromettere il futuro. Quindi sì, è praticamente una follia reggere tutta la stagione su terra, soprattutto se vinci tanto, restando in forma e mentalmente solido.
D: Carlos, sembra quasi che tu debba chiedere scusa per aver perso. Ma nello sport è più facile perdere che vincere. Quanto è difficile gestire l’etichetta del favorito?
CARLOS ALCARAZ: A volte è complicato, perché senti la pressione di dover vincere, sia per la gente che per l’etichetta che ti danno. Ma ormai non do più importanza a ciò che si dice, alle aspettative degli altri. Voglio seguire il mio percorso, che non è solo vincere o perdere, ma uscire dal campo contento, con la sensazione di aver dato tutto. Nonostante i problemi fisici – che ovviamente nessuno vuole – aver giocato a Barcellona, davanti alla mia gente, agli amici, alla famiglia, al mio team… è qualcosa che ha valore e va goduto. Sono uscito dal campo a testa alta, con il sorriso, orgoglioso. Questo è quello che mi porto via.
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Autor: Federico Bertelli