Dal nostro inviato ad Amburgo
F. Cobolli b. A. Rublev 6-2 6-4
A ventitrè anni e con una faccia da ragazzo italiano che non si spaventa di nulla, Flavio Cobolli ha firmato ad Amburgo la vittoria più importante della sua carriera, conquistando il suo primo titolo ATP 500 al BitPanda Hamburg Open. Lo ha fatto piegando nientemeno che Andrey Rublev, il numero uno del seeding e campione uscente, in due set, 6-2 6-4 dal sapore molto diverso ma ugualmente emblematici. Nel primo parziale è stato un assolo travolgente: break in apertura, un altro subito dopo, dritti carichi e piedi ben dentro al campo. Rublev, sorpreso e quasi irriconoscibile, ha ceduto 6-2 in meno di mezz’ora sotto i colpi di un avversario ispirato e affamato. Ma è nel secondo set che Cobolli ha davvero mostrato di essere pronto per questo livello: quando l’equilibrio è salito, quando Rublev ha provato a cambiare marcia, Flavio non ha arretrato di un centimetro. Ha lottato con lucidità, annullato palle break pesantissime, e alla prima occasione ha colpito, strappando il servizio e prendendosi il comando del set. Sul 5-4, con il titolo a un game di distanza e due palle break da salvare, ha dato fondo a tutto il suo coraggio: un servizio vincente, un rovescio perfetto, e infine la chiusura con l’ennesimo colpo che ha trafitto Rublev. Amburgo lo ha adottato, il Centrale lo ha accompagnato con applausi e cori. Da lunedì sarà numero 26 al mondo, suo best ranking. Il miglior viatico in vista di Parigi.
Primo set: partenza sprint per Cobolli, Rublev dominato 6-2
Inizia al servizio Rublev, ma è subito notte fonda per il russo. Due errori gratuiti e un doppio fallo confezionano il regalo che Flavio Cobolli scarta con entusiasmo: break in apertura e 1-0 per l’azzurro. Il romano non si lascia sfuggire l’occasione e, nonostante un passaggio complicato sul 15-30, consolida subito il vantaggio portandosi 2-0. In campo Cobolli è brillante, propositivo, con quella faccia tosta che non ha mai nascosto: il risultato è un altro break, con un Rublev ancora troppo passivo, quasi spaesato. Il 3-0 è servito.
A questo punto diventa cruciale la conferma al servizio, e Flavio non tradisce: spinge con il dritto, fa muovere l’avversario e mette altri centimetri tra sé e Rublev. Il punteggio dice 4-0 e il Centrale di Amburgo comincia ad annusare la sorpresa. Il russo, però, è uno che queste situazioni le conosce bene e tira fuori l’orgoglio: qualche prima vincente e finalmente un game in cascina, 4-1.
La fiammata del moscovita sembra poter riaprire il parziale, soprattutto quando arriva la sua prima palla break. Ma il dritto inside-out, che dovrebbe fare la differenza, si spegne in rete. Cobolli non trema, anzi rilancia: spinge ancora con il dritto e si guadagna tre chance per il controbreak immediato. Gli basta la prima: Rublev affossa ancora il colpo in uscita dal servizio e si ritrova sotto 5-2. L’italiano va a servire per il set.
Non è tutto semplice: il russo si aggrappa all’ennesima occasione, una palla break per restare a galla. Ma ancora una volta è il dritto a voltargli le spalle. Cobolli, invece, resta lì, solido, presente. Alla prima opportunità per chiudere il set piazza un servizio vincente e alza il pugno: 6-2 in 29 minuti. Il pubblico tedesco applaude convinto. Come già accaduto spesso in questa settimana, le simpatie del Centrale sembrano tutte per lui.
Secondo set: lotta serrata, la vince Cobolli. Suo il titolo
Cresce l’equilibrio nei primi game del secondo set: Rublev serve meglio, risponde con più profondità e finalmente sembra aver trovato quelle misure che nel primo parziale gli erano mancate. Sul 2-1 per il russo, con Cobolli alla battuta, arriva il punto più spettacolare dell’incontro: uno scambio a tutto braccio, prima sulla diagonale sinistra, poi una sfida tra due dei dritti più penetranti del circuito. È l’azzurro ad avere l’ultima parola, affondando il colpo del 30-15, preludio al game che ristabilisce la parità sul 2 pari.
Cambio campo sul 3-2 Rublev, e il Centrale di Amburgo viene deliziato dalle note di “Sarà perché ti amo” dei Ricchi & Poveri: dopo “L’italiano” di ieri, il revival della musica leggera tricolore, conosciuta in Germania, può dirsi completato. A quanto pare, la musica italiana stimola anche Rublev, che nel game successivo si guadagna tre palle break grazie a risposte profonde e ficcanti. La prima si spegne in rete, la seconda finisce larga nel corridoio, la terza è anch’essa vana. Ma il game non è finito: si lotta punto su punto, con scambi tirati sulla diagonale di rovescio, finché uno dei due rompe lo schema col dritto e strappa l’applauso del pubblico. Alla fine è Cobolli a spuntarla: tiene un game fondamentale, non tanto per il 3 pari in sé, quanto per il segnale lanciato. Il braccio di ferro lo vince lui, mentre Rublev comincia a dare i primi segnali… da Rublev. Si lamenta con se stesso, con l’arbitro, col suo box: repertorio completo.
E quando comincia così, per il russo non è mai un buon segno. Nel game successivo, Cobolli sente l’odore della vittoria: aggredisce, non molla la presa e infine fa suo il break. Il punto del vantaggio definitivo è l’emblema della sua crescita: colpisce sempre più forte, sempre più convinto, fino a travolgere Rublev con un dritto conclusivo che il russo può solo guardare. È 4-3 e servizio.Il game seguente è un altro calvario, duro, importante, perché può indirizzare non solo il set, ma raddrizzare l’intera partita. Come nel turno precedente, si lotta ai vantaggi per quella che sembra un’eternità. Alla fine, Cobolli chiude con un cross di rovescio che si spegne sulla riga alla sinistra di Rublev. È 5-3. Il russo serve per restare nel match: tiene la battuta con autorità e ora tocca a Cobolli chiudere.
Rublev tenta l’ultimo assalto: si porta sul 15-40, due palle break per rientrare. La prima viene cancellata da un gran servizio dell’azzurro, la seconda da un rovescio che bacia la riga laterale e rimette il game in parità. Poi arriva il match point: Flavio resta freddo, gioca come ha fatto per tutto il set, e deve solo ammirare il proprio rovescio che fende la terra rossa di Amburgo. È vittoria. La storia è scritta, il primo 500 della sua giovane carriera è realtà. E noi siamo felici di aver vissuto tutto questo da testimoni privilegiati.
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Autor: Carlo Galati