Non è stato l’anno che sperava. Il 2025 di Matteo Arnaldi ha visto più ombre che luci. Notizia delle ultime ore è la separazione tra il 24enne di Sanremo e il coach di una vita, Alessandro Petrone. Dopo una collaborazione durata cinque anni, che ha portato il tennista azzurro dall’essere un signor nessuno fino alla top 30 mondiale, è il momento di voltare pagina per Matteo. “Al di là dei numeri e dei tornei, abbiamo condiviso un percorso straordinario: esperienze, emozioni, prime volte, alti e bassi, vittorie e sconfitte”, ha condiviso Petrone in un post sul suo account Instagram. “Tutto questo resterà per sempre, come ricordi indelebili”.
“Sono estremamente orgoglioso di averti accompagnato in questa parte della tua carriera” – ha continuato – “e ti ringrazio per l’impegno, la dedizione, la passione e la professionalità che metti ogni giorno in ciò che fai. Non mi resta che augurare a entrambi un futuro pieno di successi e soddisfazioni, dentro e fuori dal campo. Sai che farò sempre il tifo per te”. Tutto parte da molto lontano, ma la prima apparizione di Arnaldi in un contesto importante è stata alle Next Gen ATP Finals del 2022. La stagione 2023 è stata quella dell’esplosione tra i grandi del tennista ligure, capace a inizio anno di vincere i Challenger di Tenerife e di Murcia, di sconfiggere a sorpresa Casper Ruud nel 1000 di Madrid, e di strappare l’ennesimo titolo nel circuito minore a Heilbronn.
Quei risultati gli hanno permesso di entrare in top 100. In poche settimane la classifica era già dimezzata: grazie alla semifinale a Umago e ai fantastici ottavi di finale allo US Open Matteo entrava tra i primi 50 in classifica e un paio di mesi dopo sconfiggeva Alexei Popyrin all’ultimo atto di Coppa Davis.
Il 2024 è stato poi l’anno della conferma. I migliori risultati sono arrivati al Roland Garros, dove ha sconfitto Andrey Rublev per poi cedere a Stefanos Tsitsipas al turno dei migliori sedici, e al 1000 di Montreal, in cui si è fatto strada sino alla semifinale, nella quale Rublev si è preso la sua rivincita. Lì è arrivato il picco dell’azzurro, che ha ricoperto la 29esima posizione in classifica, suo best ranking.
Il 2025 sembrava essere partito piuttosto bene per il sanremese. Quarti al 500 di Dallas, semifinale a Delray Beach e ancora un successo su ‘Rublo’ a Indian Wells. “L’obiettivo principale è raggiungere ciò che mi è mancato nella passata stagione: la continuità”, raccontava Matteo in quei giorni. Ma il periodo che ha fatto seguito a queste dichiarazioni è stato purtroppo un saliscendi a livello prestazionale. A Monte Carlo è arrivata probabilmente la sconfitta più brutta della sua stagione: in tre set contro un Richard Gasquet a poche settimane dall’epilogo della sua carriera.
Ma ecco che, pochi giorni dopo, al 1000 di Madrid è andata in scena la sua impresa dell’anno. Arnaldi ha battuto Novak Djokovic e si è spinto sino ai quarti di finale. Poi di nuovo uscita di scena al primo turno, contro Roberto Bautista Agut, a Roma e ancora una volta un buon torneo a Ginevra, dove ha perso al turno dei migliori otto contro ‘Nole’. Il successo contro Felix Auger-Aliassime, rimontando due set al debutto nello Slam parigino, è forse l’ultimo ruggito di Matteo in questa stagione, dato che due affermazioni consecutive in un tabellone principale ATP le ha ottenute poi soltanto a Washington, dov’è stato fermato agli ottavi da Taylor Fritz.
Un infortunio al piede ha poi compromesso il resto della sua stagione, dato che non è più riuscito a esprimersi come avrebbe voluto. Alla fine della fiera, il record stagionale di Arnaldi nei main draw del circuito maggiore è di 20 vittorie e 24 sconfitte. Ma soprattutto, il bilancio contro tennisti fuori dalla top 50 è di 16-13; quindi, in positivo ma non di molto. E per uno come Matteo, che ha ambizioni decisamente importanti in questo sport, questo è un dato da prendere come sprono per voler fare sempre meglio nel tennis di più alto calibro.
La continuità tanto ricercata, vuoi per qualche mancanza tecnico-tattica o per l’infortunio al piede, purtroppo non si è vista in questa stagione. Attualmente è numero 66 al mondo e nel suo palmares manca ancora una finale ATP. Le capacità fisiche e tecniche, però, ci sono tutte per tornare nelle zone del suo best ranking e, perché no, di migliorarlo. Se arriva bene sulla palla e riesce a mettere in pratica una tattica con lucidità, Matteo è un giocatore estremamente pericoloso.
Il rovescio sa essere una saetta, il dritto è il colpo da migliorare di più insieme al servizio, ma occasionalmente questi ultimi due fondamentali si è visto che possono funzionare molto bene se non condizionati dalla fretta. Sempre che ci sia appunto chiarezza nei suoi schemi di gioco e che non si lasci ingolosire da alcune palle ammaestrabili con una smorzata, colpo che usa spesso per uscire dallo scambio, ma che gli restituisce esiti non sempre ottimali. Dell’atletismo, della velocità e dell’elasticità non si discute. Matteo da questo punto di vista è probabilmente uno dei migliori giocatori al mondo e lavora a ritmi incessanti per perfezionarsi ulteriormente. Se pensate che si stia esagerando, ecco a voi un ‘passantino’ di rovescio che (eufemismo) non proprio tutti sono in grado di sferrare.
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